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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Fontana Tancredi, il notaio Errico denuncia le associazioni per diffamazione

"Mi hanno accusato di conflitto di interesse e hanno messo in discussione il mio operato: su quel terreno non c'è mai stato diritto di enfiteusi, quindi poteva essere venduto alla ditta EdilMic. Ora lo affermano anche gli avvocati della Chiesa". L'impresa edile, intanto, ricorre al Tar contro la revoca del permesso a costruire deciso dalla Provincia

BRINDISI – “Mi hanno accusato di non aver fatto bene il mio lavoro e di essere scivolato in una situazione di conflitto di interesse per la vicenda della fontana Tancredi e del terreno sul quale un’impresa edile vuole edificare una palazzina: tutte accuse false, come dimostrano questi documenti che consegnato in Procura, assieme a una denuncia per diffamazione a mezzo stampa ai presidenti delle associazioni ambientaliste che nei miei confronti hanno speso parole gravissime”.

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Ha deciso di rompere il silenzio il notaio Michele Errico sulla vicenda legata al cantiere aperto dalla società Edil Mic di Brindisi, in via del Lavoro angolo con via della Vite, lì dove si trova la Fontana Tancredi. E lo ha fatto questa mattina nel corso di una conferenza stampa nel suo studio, a distanza di mesi dal “je accuse” mosso dalle associazioni ambientaliste, coordinate da Italia Nostra, secondo le quali quel terreno non poteva essere ceduto alla ditta edile perché era di proprietà della Curia, più esattamente dell’Istituto diocesano per il clero, che concesse solo un diritto di enfiteusi. Non solo. Da qui la contestazione mossa a Errico in qualità di notaio che rogò gli atti il 22 settembre 2015. Data d’inizio della vicenda che ha scatenato polemiche, ricorsi amministrativi e persino un’inchiesta penale coordinata dal pm Jolanda Daniela Chimienti.

Non solo. Altro motivo di contestazione mossa dalle associazioni nei confronti di Errico era relativo a una certificazione firmata dal notaio per l’impresa Edil Mic, depositata al Comune, nel periodo in cui sindaca era Angela Carluccio e lui stesso ne era consigliere politico con delega alla legalità. Nel frattempo, prima si è dimesso il notaio per contrasti insuperabili con la prima cittadina e il suo entourage, poi è caduta l’Amministrazione. Ma Errico non ha dimenticato. E ha denunciato tutte le associazioni, nelle persone dei presidenti, per diffamazione a mezzo stampa, affidando incarico all’avvocato Massimo Manfreda.

La denuncia penale è stata depositata in Procura già lo scorso mese, ma quella pubblica è di oggi perché il notaio sostiene di aver voluto attendere una risposta dagli avvocati della Curia, i quali solo ora – dopo aver condotto una serie di accertamenti catastali – sono arrivati alla sua stessa conclusione: “Quei terreni non hanno alcun vincolo, non essendoci mai stato un diritto di enfiteusi e di conseguenza potevano essere venduti. Cosa che è successo, sino ad essere acquistati dalla ditta Edil Mic”, ha detto Errico. “Se ho rogato, è perché c’erano tutte le condizioni di legge per farlo: sono state svolte visure nell’arco degli ultimi 70 anni e di enfiteusi e canoni non c’è traccia”, tiene a precisare.

Cantiere sulla fontana di Tancredi 2-2-2

“Quanto poi al conflitto di interesse e quelle affermazioni, gravissime, secondo cui avrei firmato una certificazione per la ditta allo scopo di salvare la mia posizione e quella del Comune di Brindisi essendo stato consigliere della sindaca, ecco questa è un’altra falsità. Il motivo è quanto mai semplice, dal momento che il rogito risale ovviamente a un periodo pregresso rispetto al mio incarico per l’Amministrazione. E nel documento mi sono limitato a ribadire il contenuto del rogito. A questo punto, aspetto le decisioni che saranno assunte dalla Procura: io sono e resto un uomo rispettoso della legge”.

Resta da capire come mai la Chiesa, tramite lo studio legale Selicato, abbia confermato la non esistenza del diritto di enfiteusi solo qualche giorno, con una lettera spedita a tutti gli enti interessati. La missiva, infatti, risale allo scorso 30 maggio ed è stata spedita alla Provincia che nelle settimane scorse ha revocato il permesso a costruire rilasciato dal Comune all’impresa, anche evidenziato che la Edil Mic non fosse proprietaria dei terreni in virtù dell’esistenza dei terreni. La ditta, a sua volta, ha presentato ricorso al Tar per chiedere ai giudici di annullare quella revoca che di fatto blocca il cantiere. L’udienza si svolgerà il prossimo mese di novembre.

Cosa hanno scritto gli avvocati dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero? Che dall’indagine condotta risulta un “unico atto rinvenuto, risalente al 1984 con il quale i germani Leanza riconoscono un canone in favore della mensa arcivescovile. Ma non è un canone enfiteutico”. E che prima ancora, nel 1939 ci fu una “scrittura privata da parte dell’Amministrazione dei beni ecclesiastici, recante la firma del direttore degli uffici diocesani e di un privato, Salvatore Longo, per conto del padre, Vito, che si dichiarava analfabeta, per l’affrancazione di un fondo rustico in contrada Fontana Grande sul quale gravava un canone annuo di 2,44 lire”.

La somma versata ammontava a “36,60 lire”. Il fondo, poi, viene ceduto in donazione al figlio Teodoro Longo nel 1940 e da questi venduto a Giuseppe Longo a distanza di pochi giorni, successivamente ceduto dagli eredi di quest’ultimo a Labate da quale acquista la Edil Mic il 22 settembre 2015. Da quel momento l’inizio delle contestazioni mosse dalle associazioni ambientaliste, dei ricorsi amministrativi e dell’inchiesta della Procura.

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