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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Forte a Mare, una pellicola nera

BRINDISI - Passata la festa, smaltito l’entusiasmo, Brindisi torna quella di sempre. Con il lungomare tirato a lucido e una lunga serie di assurdità sulle quali sembra che non vi sia una soluzione, di chiunque sia la colpa.

BRINDISI - Passata la festa, smaltito l’entusiasmo, Brindisi torna quella di sempre. Con il lungomare tirato a lucido e una lunga serie di assurdità sulle quali sembra che non vi sia una soluzione, di chiunque sia la colpa. Di sera il castello di mare è spento perché hanno staccato la corrente, in seguito ai continui furti e alla sparizione dei fari, non sostituiti. E’ un’ombra nera nel porto, dalla diga di Punta Riso si scorge soltanto una figura sfuocata e scura all’orizzonte. Dietro c’è il Petrolchimico.

Ma c’è di più: se fino a qualche tempo fa il sentiero che, sempre dalla diga, conduceva al castello era comunque percorribile fino a un certo punto, perché si potesse raggiungere la colmata e farsi un giro attorno al bellissimo quanto cadente faro di Punta Riso, che è proprio quello che si trova al di sotto della diga, ora non si può più. Il faro è off limits, per quanto sia di Brindisi e dei brindisini. E’ stato l’icona di Brindisi sulla copertina di Pagine Bianche nel 2011. Segnalava l’ingresso originario del porto, quando la diga ancora non c’era e la stessa punta non era stata trasformata in un piazzale per la fabbricazione dei tetrapodi in cemento poi utilizzati dalla società costruttrice dell’opera, la Fincosit.

Il faro di Punta Riso è reperto classificato come opera di archeologia navale dai ricercatori del Cnr e dell’Università del Salento. Ma è invisibile. Anche perché l'accesso alla Diga di Punta Riso dalla quale lo si potrebbe comunque ammirare è sbarrato da un cancello. In quel caso è comprensibile, se ciò accade per ragioni di sicurezza. Per lo sbarramento sulla destra del viottolo che porta al castello Alfonsino, ci sono quei cartelli “zona militare” che suscitano un moto d’ira misto a delusione: perchè i pescatori scavalcano e i ladri, è risaputo, arrivano molto spesso dal mare e prediligono il rame dei cavi elettrici.

Ormai il paesaggio, laggiù, è una pellicola nera, a meno che non ci sia la luna a fare un po’ di luce. Lo è anche da via Vespucci nel porto interno, ché anche l’altro castello, quello di terra, ed è quasi completamente al buio. La fortezza svevo - aragonese appartiene alla Marina. Perché chiudere, spegnere, trascurare, blindare? Perché impedire l’accesso a tutti fuorché ai malintenzionati, tanto quelli ci riescono lo stesso a entrare? Misteri brindisini.

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