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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Furti ai negozi di scarpe Paciotti e Hogan, l’indagine porta a Brindisi

L’inchiesta nasce come appendice di quella sulle esplosioni dei bancomat nelle Marche, in cui sono stati arrestati Vincenzo Schiena, Cosimo Iurlaro, Omar Bianco e Marco Santoro: determinanti alcune intercettazioni ambientali prima dei fermi. Presi di mira i punti della vendita all’ingrosso

BRINDISI – “Se hai a che fare con le scarpe, ci sono i soldi. Questo è il paese in cui ne fanno di tutti i tipi, ci sono le Paciotti e le Hogan, sta tutto qua”: questa conversazione tra ragazzi di Brindisi è stata intercettata dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta sulle esplosioni dei bancomat delle Marche e  ha portato la Procura di Macerata ad aprire un’inchiesta che porta in città, alla ricerca di autori e complici dei colpi ai danni di negozi di vendita al dettaglio di scarpe griffate.

Il tubo del gas infilato nel bancomatCi sono già alcune informative dei militari, le ultime risalenti alla metà di questa mese, e ci sarebbero già i primi indagati. Di certo c’è che da Brindisi e dalla provincia sono partiti alla volta delle Marche i quattro che sono stati arrestati nell’ambito delle indagini sui furti ai bancomat e ai postamat con la tecnica delle esplosioni usando una miscela di ossigeno e acetilene. Ai domiciliari da giovedì scorso ci sono Vincenzo Schiena, 38 anni, di Mesagne; Cosimo Iurlaro, 41, di Brindisi; Omar Bianco, 27, di Mesagne, e Marco Santoro, 25, di Ostuni, per i quali è stato disposto il braccialetto elettronico. Hanno confessato quando vennero fermati il 25 settembre scorso ammettendo tutti gli episodi contestati, sia quelli riusciti anche se in un caso le banconote rimasero  macchiate di blu per l’entrata in funzione del sistema antifurto e antirapina degli sportelli per il prelievo automatico, che quelli non andati a buon fine.

Non potevano fare diversamente davanti alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza che hanno permesso di risalire ai numeri di targa dell’Audi usata per i colpi, poi trovata in un garage di Sant’Elpidio a Mare, poco distante da un’abitazione presa in affitto dal gruppo di brindisini, con la complicità di un pasticciere che è rimasto a piede libero. Quelle immagini sono diventate gravi indizi di colpevolezza perché hanno permesso di identificare i quattro che sono stati sottoposti a intercettazione ambientale e telefoniche, andate avanti anche dopo il ritorno in libertà successivo all’esecuzione del decreto di fermo chiesto dal pubblico ministero.

In uno dei colloqui, uno dei quattro sarebbe andato oltre, parlando di altro rispetto ai colpi sino a svelare un nuovo “settore” di intervento in aggiunta a quello degli sportelli automatici di banconote. Non è chiaro però se il brindisino abbia solo millantato la conoscenza o se abbia fatto parte del gruppo autore di furti e se sia in qualche modo collegato con chi è effettivamente entrato in azione. Si tratta di aspetti al centro della nuova inchiesta che ha per oggetti le azioni ai danni dei depositi griffati, come Paciotti oppure Hogan, e che per effetto di quella intercettazione è arrivata a Brindisi città. Al momento i quattro restano indagati per i furti, consumati e tentati, nelle Marche con uso e porto abusivo in luogo pubblico di esplosivo di tipo micidiale, ossigeno e acetilene, che sotto forma di miscela finivano in bombole usate per far “saltare” i dispositivi.

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