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Cronaca

Furti in ospedale, in tre patteggiano due mesi dopo l’arresto

Due anni per il fruttivendolo Antonio Pozzessere e per la sorella Carmela, un anno e dieci mesi per Patrizia Rammazzo, tutti accusati di ricettazione. Pene sospese. Il blitz del Nas il 17 ottobre scorso: finirono ai domiciliari

BRINDISI – In tre hanno patteggiato la pena a distanza di due mesi dagli arresti nell’inchiesta sui furti di prodotti della Asl di Brindisi, dalla carta ai disinfettanti: due anni per il fruttivendolo Antonio Pozzessere e per la sorella Carmela, un anno e dieci mesi per Patrizia Rammazzo. A tutti è stato riconosciuto il beneficio della sospensione della pena.

RAMMAZZO PATRIZIA-2POZZESSERE CONCETTA-2-2-2POZZESSERE ANTONIO-2-2-2Sul concordato di pena, proposto dai difensori, si è pronunciato questa mattina il gup Maurizio Saso del Tribunale di Brindisi, previo parere favorevole del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, titolare del fascicolo.

Secondo il gup è congrua la pena chiesta in applicazione dai penalisti Laura Beltrami per Rammazzo, Giacomo Serio per Carmela Pozzessere e Luca Leoci per Antonio Pozzessere, destinatari il 17 ottobre scorso dell’ordinanza di custodia ai domiciliari, con l’accusa di ricettazione. Il gup, contestualmente, ha revocato l’obbliga di firma che aveva disposto in sostituzione dei domiciliari, all’esito degli interrogatori di garanzia. Per gli altri destinatari del provvedimento di arresto, il pm ha confermato le ipotesi di peculato, ricettazione e truffa per quanti si allontanavano dal posto di lavoro senza autorizzazione e ha chiesto il rinvio al giudizio del Tribunale.

L’udienza preliminare è stata già fissata al 12 gennaio prossimo davanti al gup Paola Liaci e in quella sede potranno costituirsi parte civile, la Sanitaservice, società alle cui dipendenze lavoravano alcuni degli imputati, e l’Azienda sanitaria locale di Brindisi, con il direttore generale Giuseppe Pasqualone, autore della denuncia sporta il 18 febbraio scorso ai carabinieri del comando provinciale: “A partire dal mese di dicembre 2014, si erano verificati numerosi ammanchi durante il trasporto in roller dalla farmacia dell’ospedale Perrino ai diversi reparti, nonostante fossero stati chiusi e sigillati”.

Bisognava verificare e inizialmente i militari hanno svolto indagini di tipo tradizionale procedendo con appostamenti, per poi passare alle riprese video e alle intercettazioni telefoniche e ambientali, ritenuti gravi indizi di colpevolezza. Sette telecamere furono sistemate per documentare quanto accadeva nei locali di pertinenza della Asl, dati in affidamento alla società in house, o dai carabinieri e la notizia era diventata “pubblica”.

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