Furto a Punta del Serrone: "Nessuna telecamera è puntata verso il mare"
“L’impianto di videosorveglianza funziona perfettamente. Il problema è, però, che nessuna delle sei telecamere di cui esso è composto, è rivolta verso il mare. Gli occhi elettronici, collegati con i monitor della nostra sala operativa, sono tutti puntati all’interno del Parco"
BRINDISI - “L’impianto di videosorveglianza funziona perfettamente. Il problema è, però, che nessuna delle sei telecamere di cui esso è composto, è rivolta verso il mare. Gli occhi elettronici, collegati con i monitor della nostra sala operativa, sono tutti puntati all’interno del Parco.” Lo spiega Teodoro Nigro, comandante della polizia municipale, contattato da BrindisiReport.it, a seguito del furto di un kayak consumatosi ieri (lunedì 10 agosto), all’altezza di un pontile fra Punta Penne e Punta del Serrone, ai danni di un imprenditore di Monza e di suo figlio che da Venezia dovevano raggiungere la Sicilia.
L’impianto in questione, distrutto dai vandali nello scorso mese di febbraio e il cui appalto per l’installazione è stato affidato alla società AsielTech Srl, è stato ripristinato immediatamente, proprio per “garantire – così come aveva affermato in precedenza l’assessore all’Urbanistica, Pasquale Luperti – maggiore sicurezza ai cittadini così da avere un litorale attrezzato e funzionante”. Nulla da dire su questo se non fosse che, sulla base di quanto accaduto, il sistema di controllo integrato di accessi, sicurezza e videosorveglianza realizzato (che con i finanziamenti regionali, è costato al Comune poco più di 100mila euro) oggi risulta essere incompleto.
E’, infatti, inconcepibile che una zona del genere, frequentata da decine e decine di persone, specie durante la stagione estiva, sia controllata solo in parte, sul lato terraferma. Ciò, ancor più considerato il fatto che nel tempo sono diversi i furti che si son concretizzati proprio con accesso dal mare, come per esempio, quelli avvenuti più volte presso il porticciolo turistico “Marina di Brindisi”
“Le immagini che vedo sui monitor – prosegue Nigro – sono relative alla zona interna del Parco. Noi, sostanzialmente e praticamente, riusciamo a vedere solo quello che vi accade dentro: dietro le dune e la macchia, nell’area dove avveniva lo scarico abusivo di tutta una serie di materiali e lungo la staccionata. Insomma, nel cuore del Parco. Non abbiamo la possibilità di guardare diciamo all’esterno, verso gli scogli, il mare. Questa è la situazione: non si tratta quindi di un sistema che non è funzionante, anzi tutto il contrario visto che, laddove le telecamere ci sono, l’area è sorvegliata.”
Certo, appurato che gli occhi elettronici sono accesi e che quindi svolgono regolarmente la loro funzione, adesso non resta che approfondire la questione, magari pensando a come fare per integrare l’impianto di videosorveglianza, affinché non accadano più episodi come quello di ieri. Altrimenti, stando ai fatti, la sicurezza in quella zona, sarà sempre relativa.