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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Furto con cavallo di ritorno: 700 euro per la restituzione dell’auto

Una presunta estorsione ricostruita grazie a una cimice nell’ambito dell’inchiesta “Grid”. Oggi seconda tranche di interrogatori di garanzia

BRINDISI – Seconda tranche di interrogatori nei confronti delle persone detenute in carcere nell’ambito dell’operazione Grid, inchiesta della Procura della Repubblica di Brindisi coordinata dal pm Luca Miceli e condotta dai carabinieri del Nor della compagnia di Brindisi al comando del maggiore Stefano Giovino e del capitano Marco Colì che ha fatto luce sui presunti responsabili di una serie di reati in materia di furti d’auto, spaccio di droga e armi avvenuti a Brindisi fra gli ultimi mesi del 2019 e i primi mesi del 2020. Alcuni degli episodi ricostruiti dagli investigatori sarebbero avvenuti nell’ambito di una presunta associazione malavitosa capeggiata da Angelo Sinisi e Antonio Borromeo, entrambi già detenuti all’epoca dei fatti. Gli arresti (19 in carcere e 10 ai domiciliari) sono scattati all’alba di mercoledì (26 maggio). 

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Gli interrogatori 

Gli indagati, tutti brindisini ad eccezione di una persona residente a Bari, si sono presentati stamani (venerdì 28 maggio) davanti al gip del tribunale di Brindisi, Tea Verderosa, nell’ormai consueta modalità della videoconferenza. Angelo Sinisi, difeso dall’avvocato Laura Beltrami, ha chiarito la sua posizione. Marco Sirena, 31 anni, ritenuto componente del sodalizio, difeso dall’avvocato Giuseppe Guastella, ha risposto alle domande, chiarendo che la sostanza stupefacente di cui si parla nelle intercettazioni era solo per uso personale. 

Gianluca Colucci, 45 anni, accusato di un presunto episodio di spaccio avulso dal contesto associativo, difeso dall’avvocato Daniela D’Amuri, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Alessandro Carrisi, 47 anni, estraneo alla presunta associazione, accusato di un presunto episodio di spaccio, ha professato la sua innocenza, dichiarandosi del tutto estraneo ai fatti contestati. Nel medesimo episodio è coinvolto anche il 40enne Massimiliano Cavalera, che ha chiarito la sua posizione. Sia Carisi che Cavalera sono difesi dall’avvocato Laura Beltrami. I due avrebbero agito in concorso con il 44enne Cosimo Carrisi, che, difeso da Gianvito Lillo, ha risposto alle domante e chiarito la sua posizione. Lo stesso legale assiste anche il 30enne Paolo Rillo e il 29enne Antonio Rillo, entrambi estranei all'associazione, indagati per un presunto episodio di spaccio. Il primo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il secondo ha risposto, chiarendo la sua posizione. 

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Il cavallo di ritorno

Durante le indagini, grazie a una cimice installata a bordo di un’auto, i carabinieri hanno potuto ricostruire il furto di una macchina con cosiddetto cavallo di ritorno. Nell’episodio sono coinvolte due persone sottoposte a misura cautelare. Il 29 gennaio 2020 venne rubata una Fiat Panda parcheggiata al rione Commenda. Quella mattina, la proprietaria del mezzo si recò in questura a sporgere denuncia. Intorno alle ore 22 di quello stesso giorno, i militari captano una conversazione che verte proprio intorno al furto in questione. L’indagato, infatti, riferisce all’amico di aver rubato una Fiat panda in sosta al rione Commenda e di averla nascosta al rione Sant’Angelo. I due quindi si recano presso il luogo in cui era stato occultato il mezzo. Con i proprietari, tramite un intermediario, sarebbe stato pattuito il pagamento di una somma pari a mille euro, per la restituzione della vettura. “Io gli ho detto – riferisce il presunto autore del furto – 1500, alla fine 1000 abbiamo chiuso, che c…o me ne fotto, non valgono? Magari prendessi mille euro al giorno”.

Il soggetto che avrebbe fatto da tramite fra il presunto ladro e i proprietari della Panda è stato a sua volta intercettato nei giorni successivi, sempre a bordo di un’auto. Questi, parlando con un amico, gli avrebbe confidato di aver avuto conferma dell’autore del furto e che lo stesso “si era reso disponibile – si legge nell’ordinanza – a restituirla al proprietario a patto che quest’ultimo gli consegnasse la somma di mille euro”.

Inizialmente, da quanto emerge durante il dialogo intercettato, si raggiunge il seguente accordo: la vittima paga 1000 euro per la restituzione del mezzo; il mediatore ottiene un compenso di 200 euro. Ma alla resa dei conti, la macchina viene restituita in cambio di 700 euro e salta la “commissione” da 200 euro per l’intermediario, che non nasconde il suo disappunto per il mancato rispetto dei patti iniziali. “E’ venuto da casa – afferma quest’ultimo– ha detto cugì la verità 700 euro, 600 mi ha dato l’altro giorno quindi 200 euro non te li posso dare”. Il 30 gennaio 2020 i proprietari ritrovano l’auto al rione Sant’Angelo e chiedono l’intervento della polizia, che gliela restituisce sul posto. “Anche le modalità del rinvenimento – si legge nell’ordinanza – risultano estremamente compatibili con una forma di estorsione con il metodo del cosiddetto ‘cavallo di ritorno’, dal momento che l’autovettura veniva rinvenuta dallo stesso (…), evidentemente perché era stata versata la somma pattuita con gli autori dell’estorsione”. 

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