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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Fatture false e ufficiali corrotti: contrabbando di sigarette a spese dello Stato

I meccanismi del sistema corruttivo grazie al quale un ufficiale di Nave Caprera avrebbe acquistato oltre 7 quintali di Tle e confezioni di Cialis, durante la missione in Libia

BRINDISI – Il denaro dei contribuenti italiani destinato a rafforzare la Guardia Costiera Libica nelle attività di contrasto al traffico di esseri umani, utilizzato per riempire la stiva di una nave della Marina Militare di sigarette di contrabbando e uno stock di farmaco Cialis. Sarebbe costato circa 22mila euro il carico da 774 chili di tabacchi lavorati esteri contrabbandati da un ufficiale tecnico e da tre membri dell’equipaggio del mototrasporto costiero Caprera, in missione in Libia da 31 marzo al 12 luglio 2018, con il fondamentale supporto di un maggiore ingegnere corrotto della Libyan Navy Coast guard, titolare di una società fantasma.

Le misure cautelari

La Procura della Repubblica di Brindisi e il Nucleo di polizia Economico-finanziaria della Guardia di finanza di Brindisi hanno fatto luce sul giro di fatture false presumibilmente architettato dall’ufficiale tecnico Marco Corbisiero, 44 anni, originario di Torino, e dal maggiore Hamza Mohamed Ben Abulad, 39 anni, di Tripoli, ritenuti figure centrali dell’inchiesta che ieri (lunedì 11 maggio) ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di sei persone. Corbisiero è l’unico indagato a carico del quale il gip del tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, su richiesta dei pm Giuseppe De Nozza e Alfredo Manca, ha disposto la misura cautelare in carcere. Sono sottoposti ai domiciliari, invece, lo stesso Hamza e tre membri dell’equipaggio di nave Caprera: il 47enne Roberto Castiglione, di Taranto, il 44enne Antonio Filogamo, di Villaricca (Napoli), il 41enne Antonio Mosca, di Brindisi. Disposto l’obbligo di dimora nel Comune di residenza, invece, nei confronti del 40enne Mario Ortelli, di Napoli, militare alle dipendenze del Servizio efficienza naviglio della Marina Militare di Taranto.

Le sigarette sequestrate nell'indagine Caprera-3

Il "pactum sceleris" con l'ufficiale libico

A partire dal sequestro del carico clandestino effettuato il 16 luglio 2018 presso la base della Marina militare di Brindisi, gli inquirenti, con la collaborazione della Marina Militare e dell’ambasciata italiana a Tripoli, si sono addentrati negli ingranaggi di un meccanismo corruttivo innestatosi nello scenario della missione internazionale “Oms Ex Nauras”, concepita con l’obiettivo di limitare il traffico di barconi colmi di migranti dalla Libia all’Italia. Tale missione è stata appunto affidata alla Marina Militare Italiana, “tra le più prestigiose e vitali dello Stato – scrive il gip - che è stata esposta ad un enorme danno d’immagine, danno che si è già in parte concretizzato, sia all’interno dell’amministrazione sia all’esterno di essa, nel momento in cui è divenuto di pubblico dominio il sequestro del tabacchi lavorati esteri nel porto di Brindisi operato dalla Guardia di Finanza, danno, però, che è purtroppo destinato a moltiplicarsi nell’entità con il divenire pubblici i contenuti della investigazione preliminare”.

Da quanto appurato dagli inquirenti, Corbisiero e Hamza avrebbero stretto, all’inizio del 2018, un “pactum sceleris” in virtù del quale il maggiore libico si sarebbe accaparrato “l’esclusività a prescindere nei rapporti di fornitura di beni e di servizi in favore di nave Caprera – si legge nell’ordinanza - con intuibili conseguenze in termini di aumento delle spese necessarie per la missione, e il cittadino libico, come contropartita, creò in favore del Corbisiero la provvista necessaria a finanziare l’acquisto della merce di contrabbando (provvedendo anche a rifornire i tabacchi lavorati esteri e le confezioni del farmaco per la disfunzione erettile), attraverso la sovra-fatturazione di forniture realmente effettuate e, in alcuni casi, attraverso la fatturazione di operazioni inesistenti da parte della società Altikka For Service”. Non poteva non destare sospetti, del resto, l’affidamento delle forniture di nave Caprera (dalle sigarette agli spazzolini, passando per dentifrici, ciabatte, ricariche telefoniche e molto altro ancora) a una società “inesistente, sconosciuta a tutti – sostengono gli inquirenti - prima che un imponente ordine di acquisto di materiali in data 2 gennaio 2018 la facesse assurgere ad interfaccia pressoché esclusiva della missione italiana in Libia, missione dalla quale quella società (e chi la dirige) drenò risorse pubbliche per oltre 122.000 euro”.

Il giro di fatture false

L’esclusività del rapporto instaurato con Hamza ha comportato “lo smantellamento, da parte del Corbisiero del sistema di pluralità dei fornitori esistente sino a qualche settimana prima (le oltre 40 società che avevano somministrato beni e servizi alla nave Tremiti)”, mettendo il maggiore libico nelle condizioni di “praticare prezzi decisamente più alti di quelli praticati nel mercato di Tripoli, all’incirca del 40%, ma inferiori comunque a quelli che la missione avrebbe dovuto sostenere se avesse richiesto i pezzi dall’Italia”. I finanzieri hanno a tal proposito riscontrato “pesanti anomalie, criticità e singolarità” nella fatturazione riconducibile all’Altikka For Service, appurando la falsità delle fatture riguardanti la pulizia delle eliche e in particolare di “tre fatture emesse dalla società libica il 6 luglio del 2018, in quest’ultimo caso qualche giorno prima che partisse per l’Italia il carico di sigarette e dei medicinali di contrabbando, circostanza, quest’ultima, che il buon senso e la ragione non possono consentire di retrocedere al rango di mera coincidenza”.

Grazie a questo sistema Corbisiero, tramite Hamza, avrebbe acquistato il carico di sigarette, per un controvalore pari a circa 22mila euro, e le confezioni di Cialis, a spese dello Stato Italiano. L’ufficiale, del resto, “non risulta aver effettuato pagamenti, anche frazionati – si legge nell’ordinanza - per regolare tale corrispettivo (non emergendo traccia sui suoi conti correnti) né avrebbe potuto reperirli in Libia non esistendo in quel periodo un sistema bancario attivo”. Il trasporto di sigarette e medicinali in Italia, poi, sarebbe avvenuto con la complicità di Castiglione, Mosca e Filogamo. Corbisiero, insomma, scrive ancora il gip nelle motivazioni del provvedimento cautelare, “avrebbe approfittato di quella missione perché non esitò a riempire e a far riempire la stiva di una nave da guerra di Tle di contrabbando, contando sul fatto che nessuno mai si sarebbe premurato di andare a controllarla, e tanto fece perché travolto dalla smania di accumulare illecitamente denaro, oltre quello che lo Stato italiano gli corrispondeva mensilmente a titolo di stipendio e di indennità di missione all’estero”.

Furgoncino militare sigarette nace Caprera-2

Successivamente l’indagato si sarebbe servito di un furgoncino di Marinastav Taranto (foto in alto), materialmente condotto da Ortelli, “per farsi portare da Taranto a Brindisi, con l’evidente ed esclusivo scopo di trasferire al suo interno sette quintali di Tle di contrabbando e le confezioni di Cialis, contando sul fatto che mai nessuno avrebbe controllato il contenuto di un mezzo riportante le insegne della Marina Militare, per di più riempito di scatoli di sigarette avvolti in buste nere e recanti un adesivo il cui contenuto avrebbe scoraggiato il controllo anche del più ligio degli appartenenti alle forze dell’ordine che quotidianamente controllano il territorio”.

Ma le sigarette non furono mai caricate a bordo del mezzo militare. La mattina del 16 luglio, infatti, i carabinieri del nucleo in servizio al Comando Marina di Brindisi fermarono un membro dell’equipaggio del “Caprera” che in un borsone aveva infilato varie stecche di sigarette, mentre la Capitaneria di Porto effettuò la prima perquisizione a bordo della nave, assieme alla Guardia di Finanza.

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