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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Gli infermieri? Servivano a timbrare il cartellino per il loro capo assente

BRINDISI - Un “fenomeno di assenteismo di allarmante entità” questo era il sistema scoperchiato dai Nas per il giudice per le indagini preliminari Eva Toscani, che ha accolto pressoché in toto le richieste formulate a quattro mani dal procuratore capo Di Napoli e dal pubblico ministero Adele Ferraro. Un fenomeno in ascesa inarrestabile, se è vero come è vero – lo ha detto il capo della procura – che se le indagini non avessero avuto una fine, sarebbero sfociate in una “strage” in termini di ordinanze di custodia cautelare.

BRINDISI - Un “fenomeno di assenteismo di allarmante entità” questo era il sistema scoperchiato dai Nas per il giudice per le indagini preliminari Eva Toscani, che ha accolto pressoché in toto le richieste formulate a quattro mani dal procuratore capo Di Napoli e dal pubblico ministero Adele Ferraro. Un fenomeno in ascesa inarrestabile, se è vero come è vero – lo ha detto il capo della procura – che se le indagini non avessero avuto una fine, sarebbero sfociate in una “strage” in termini di ordinanze di custodia cautelare.

Tutto ha avuto origine e fine dell'arco di pochi mesi, da aprile a settembre 2009, a partire probabilmente da un esposto indirizzato all'autorità giudiziaria da un anonimo mittente che ha dimostrato d'essere persona assai bene informata sui fatti. Con ragionevole margine di certezza, un medico o un dipendente della Asl egli stesso. I contenuti dell'esposto, confrontati con le abnormi liste d'attesa, hanno lasciato emergere materiale utile all'apertura di un fascicolo d'inchiesta. Il Nas dei carabinieri di Taranto, al comando del colonnello Ernesto di Gregorio, ha fatto il resto.

Indagini condotte al netto di intercettazioni. I Nas hanno chiuso il cerchio utilizzando gli strumenti di investigazione tradizionale, procedendo al controllo incrociato aperto su quattro fronti. Innanzitutto attraverso una videocamera istallata nell'androne di ingresso del distretto, puntata sugli orologi marcatempo, le immagini venivano quindi trasmesse alla procura che, attraverso il personale di polizia giudiziaria, monitorava costantemente i filmati. Altre due videocamere erano istallate invece nei pressi dell'ingresso principale e di uno dei parcheggi interni, osservando costantemente dunque, i movimenti in entrata e in uscita. Guardato a vista da una quarta telecamera anche un ingresso secondario riservato ai disabili. Il finale dei capolavori in celluloide filmati dall'impianto di sorveglianza attivo accaventiquattro, in stile Grande fratello, veniva scritto giorno per giorno grazie ai servizi di osservazione, pedinamento e controllo dei militari che seguivano gli indagati mimetizzandosi nelle auto-civetta e fotografandone gli spostamenti, stanandoli ora impegnati nel fitness, ora dal rigattiere, ora dalla sarta.

Al termine delle indagini, per ogni dipendente sono state redatte delle schede riepilogative delle timbrature “anomale”, poi messe a confronto con la documentazione acquisita presso il distretto sanitario. “Le indagini – ribadisce il gip Toscani – hanno consentito l'emersione di un fenomeno di assenteismo di allarmante entità, che vede protagonisti gli indagati che si sono sistematicamente avvicendati nel timbrare il cartellino del collega che, di volta in volta, si era allontanato anzitempo dal luogo di lavoro o che qui si presentava in ritardo. Taluni dipendenti, inoltre, hanno posto in essere tale illecita condotta con la complicità di Concetta Convertino e Antonella Cavallo, dipendenti della Logica Servizi Srl di Potenza, deputata allo svolgimento di attività di pulizia presso il distretto socio-sanitario”.

La Convertino in particolare, sempre secondo il gip, era capace di compiere “vere e proprie evoluzioni acrobatiche nei pressi degli orologi marcatempo”. E ancora: “La donna aveva nella sua materiale disponibilità i badge di numerosi impiegati del distretto e medici ed effettuava per loro conto la vidimazione degli stessi. Nel periodo monitorato la stessa ha marcato un numero davvero considerevole di volte i badge di tali soggetti, con ciò evidenziando l'assoluta sistematicità della illecita condotta, tanto da denotarne la gravità e la spregiudicatezza”.

Secondo l'ordinanza di misura cautelare, se tutti o quasi tutti potevano contare sulla complicità delle due signore addette alle pulizie, ognuno dei medici finiti nel mirino della procura, aveva un complice fidato in una infermiera o in un tecnico. Il dirigente medico oculista Vito Capone, per esempio, poteva contare in special modo sull'infermiera Lucia Maria Moccia, che per conto del primario pare abbia vidimato ben 14 presenze irregolari su 39 fra luglio e agosto 2009. Particolarmente censurabile, secondo lo stesso gip Toscani, la condotta del dirigente medico convenzionato, specialista in odontoiatria Mario Poli, che pare si avvalesse della particolare disponibilità di Concetta Convertino ma anche dell'assistente amministrativo Gianfranco Di Maria.

“L'attività di assenteismo dello stesso – scrive il giudice – è sistematica. Su 41 giorni di presenza sul luogo di lavoro sono state registrate irregolarità nell'effettivo adempimento dell'obbligo di presenza sul luogo di lavoro per ben 49 volte. Egli entrava e usciva a proprio piacimento dal distretto, consapevole che la vidimazione del badge sarebbe stata fatta da soggetti compiacenti. Spesso egli si recava al distretto unicamente per marcare il badge in uscita. E' significativo l'episodio del 6 agosto allorquando egli giunse al distretto ormai chiuso e si avvicinò all'uomo della vigilanza che aprì il cancello del distretto consentendo a Poli di rientrare e marcare il badge”.

Idem per la collega Liliana Leone, medico odontoiatra convenzionato con la Asl che “su 55 giorni di presenza sul luogo di lavoro nel periodo monitorato, ha fatto registrare irregolarità nella propria presenza ben 40 volte”. Ma la punta di diamante dell'assenteismo elevato al rango di sistema, sempre stando all'impianto accusatorio, è rappresentata dal medico responsabile del servizio di radiologia Giuseppe Carella. Il radiologo si avvaleva della particolare complicità di Luigi Ruggiero, per mezzo del quale registrava irregolarmente le proprie presenze, con una media di 38 irregolarità su 49 presenze monitorate. “La posizione di Carella risultava particolarmente delicata in quanto, essendo il responsabile del servizio di radiologia, avrebbe dovuto vigilare anche sul personale della radiologia che risulta, non a caso, tra i più assenti del distretto”.

Con il paradosso suppletivo che, mentre le liste d'attesa della Asl si ingrossavano in maniera abnorme, cresceva proporzionalmente il numero di clienti dello studio radiologico privato Musaio, dove Carella risultava essere socio, “servizio privato dal quale lo stesso certamente traeva consistenti benefici economici”. A margine, val la pena di specificare, che Carella percepiva una indennità di esclusiva (ed intra moenia) con l'azienda di 16mila euro annui. Il danno patito dalla Asl - per non parlare delle sofferenze in termini di attese per i cittadini -? “Economicamente apprezzabile, se non rilevante”, secondo il gip, tanto da configurare il reato di truffa aggravata ai danni del Sistema sanitario nazionale.

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