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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Gli spacciatori del clan Campana

BRINDISI – “Macchina”, “Bicicletta marrone”, “Brioche”, “Minuti”, “Secondi”, “Bottigliette di acqua”, e ancora “scooter”, “camicia”, “robe”, “cavalli”, “pony”, ma anche “zoccole”. Hanno fatto uso di tutti dei termini più disparati presenti nel vocabolario i brindisini (Raffaele Renna, Cristian Tarantino, Domenico D’Agnano, Daniele Poso, Andrea Marullo, Saverio e Daniele Rizzo) coinvolti nel sodalizio criminale sgominato all’alba di oggi dagli uomini della Direzione Investiga Antimafia di Lecce della squadra mobile di Lecce e Brindisi, per indicare la sostanza stupefacente da acquistare o cedere agli acquirenti leccesi.

BRINDISI – “Macchina”, “Bicicletta marrone”, “Brioche”, “Minuti”, “Secondi”, “Bottigliette di acqua”, e ancora “scooter”, “camicia”, “robe”, “cavalli”, “pony”, ma anche “zoccole”. Hanno fatto uso di tutti dei termini più disparati presenti nel vocabolario i brindisini (Raffaele Renna, Cristian Tarantino, Domenico D’Agnano, Daniele Poso, Andrea Marullo, Saverio e Daniele Rizzo) coinvolti nel sodalizio criminale sgominato all’alba di oggi dagli uomini della Direzione Investiga Antimafia di Lecce della squadra mobile di Lecce e Brindisi, per indicare la sostanza stupefacente da acquistare o cedere agli acquirenti leccesi.

Hanno cercato di camuffare in tutti i modi le loro conversazioni telefoniche nella speranza di depistare eventuali controlli ma non ce l’hanno fatta. Chi per tre anni ha ascoltato ogni singola telefonata sapeva, perfettamente, che la “macchina” richiesta non era una vettura, che la brioche non era la merendina. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati precisa a caratteri quasi cubitali, in più punti, che il contesto nel quale venivano utilizzati questi vocaboli e l’interpretazione complessiva del materiale indiziario raccolto ha portato ad accertare che quei termini erano utilizzati come sinonimi di “sostanza stupefacente”.

“Sono a Otranto con una zoccola, vuole venirsene con me”, spiega Jonny Serra in una telefonata del 21 ottobre del 2009 a Cristian Tarantino. Serra si riferisce a un acquirente, nuovo intenzionato a comprare qualche dose. “Ohu sto morendo dalla fame…esci con una brioche…perché sto morendo proprio dalla fame”. Dice invece in una conversazione telefonica Cristian Tarantino a Raffale Renna (detto Puffo) quando deve prendere una dose di droga da cedere a un nuovo acquirente.

Lo scambio della droga avveniva quasi sempre in luoghi pubblici quali bar, pizzerie o il centro scommesse Snai di San Pietro Vernotico. Nel corso delle indagini è stato accertato che Renna, Tarantino e Domenico D’Agnano, in più occasioni hanno rifornito di sostanza stupefacente del tipo cocaina il gruppo dei fratelli leccesi Nisi. I tre, inoltre, appartenevano a un gruppo operativo anche sul territorio di San Pietro Vernotico, dell’organizzazione mafiosa un tempo nota come Scu e facente capo a Francesco Campana.

Il ruolo che ricoprivano è stato anche confermato dai collaboratori di giustizia Giuseppe Passaseo, Ercole Penna e Davide Tafuro. Daniele Poso, Andrea Marullo, originario di San Pietro Vernotico ma residente a Sassuolo, invece, avevano il compito, all’interno del gruppo capeggiato da Renna e D’Agnano, di recapitare la droga e riscuotere i debiti di quegli acquirenti che non pagavano alla consegna. Anche queste posizioni sono documentate con le conversazioni telefoniche registrate dagli investigatori.

Stesso discorso per i fratelli Daniele e Saverio Serio di Cellino San Marco. Essi gestivano il traffico sul territorio cellinese. I due, insieme a Tarantino e Renna sono difesi dall’avvocato Francesco Cascione.

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