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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Guerra di mala a Brindisi, due indagati per favoreggiamento: “Non sappiamo niente”

Respingono le accuse Vincenzo Vantaggiato e Damiano Truppi, per i quali è stato disposto l’obbligo di dimora. Il pm aveva chiesto i domiciliari. Ricorso al Riesame per gli indagati delle fazioni Borromeo e Lagatta

BRINDISI – Due brindisini avrebbero aiutato i presunti autori delle sparatorie e dei ferimenti ad “eludere le investigazioni e le ricerche delle forze dell’ordine”, inquadrabili nella cosiddetta guerra di mala in città. Vincenzo Vantaggiato, 40 anni, e Damiano Truppi, 23, quest’ultimo rimasto ferito, sono indagati per favoreggiamento personale, accusa che entrambi hanno respinto.

Gli interrogatori

VANTAGGIATO Vincenzo, classe 1978-2Truppi e Vantaggiato (nella foto al lato) sono stati gli ultimi a essere interrogati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, nell'inchiesta chiamata Alto impatto, essendo stati posti all’obbligo di dimora. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Simona Rizzo, aveva chiesto per tutti e due gli arresti domiciliari.

Damiano Truppi, difeso dall’avvocato Laura Beltrami si è riportato a quanto già detto ai carabinieri subito dopo essere stato ferito ai piedi la sera del 3 novembre 2017. E per questo in sede di interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere, non essendoci altro da aggiungere. Quelle dichiarazioni sono riportate nell’ordinanza di arresto eseguita dai carabinieri di Brindisi il 15 marzo scorso nei confronti di nove persone, riconducibile – secondo l’accusa – a due fazioni opposte. Una riferibile ad Antonio Borromeo e l’altra ad Antonio Lagatta.

Il ferimento di Truppi

La sparatoria in cui rimase ferito Truppi non venne denunciata. L’episodio è stato ricostruito partendo dall’arrivo del brindisino in ospedale al Perrino, 45 minuti dopo la mezzanotte del 3 novembre. In quella circostanza, i militari appresero che Truppi un paio di ore prima stava percorrendo la pista ciclabile all’altezza del rione Sant’Elia e che era stato raggiunto da due colpi di pistola ai piedi. L’azione di fuoco è contestata a Borromeo, alla luce della lettura di alcune intercettazioni telefoniche: “Certo il suo coinvolgimento”, scrive il gip. Non ancora identificati, invece, i complici. Borromeo avrebbe costretto Truppi  a salire a bordo di una Fiat 500 per poi sparargli due colpi calibro 9, provocandogli lesioni giudicate guaribili in 15 giorni.

Interrogato dai militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Brindisi, rese “dichiarazioni false e contraddittorie omettendo particolari rivelanti, aiutando in tal modo Borromeo e i complici a eludere le investigazioni”, ha scritto il gip.

L’abitazione in via XX Settembre

 Michael MaggiL’accusa di favoreggiamento mossa nei confronti di Vantaggiato è legata a quanto avvenne subito dopo l’assalto al portavalori Cosmopol, la mattina del 6 novembre scorso, davanti all’ingresso del Mc Donald’s del centro commerciale BrinPark: secondo l’accusa, sarebbe stato Vantaggiato a “prelevare Claudio Rillo e Michael Maggi (quest’ultimo suo parente, nella foto accanto) dall’abitazione di Rillo per portarli presso l’appartamento di Alessio Giglio”. Qui i due, già ricercati dai carabinieri perché ritenuti coinvolti nella guerra di mala, si “nascondevano”. E qui furono trovati dai militari e arrestati.

Vantaggiato, difeso dall’avvocato Cinzia Cavallo, ha respinto l’accusa, come aveva già fatto all’indomani del suo arresto in relazione al ritrovamento della Giulietta Alfa Romeo, nel cortile della sua abitazione in contrada Sbitri. “Non ne so niente”, disse. E lo ha ribadito di fronte alla nuova accusa.

L’assalto al portavalori

La Giulietta sarebbe stata "utilizzata” sia per raggiungere la piazza in cui erano posteggiate le auto in uso ad Antimo Libardo, considerato la mente del gruppo Borromeo, per darle alle fiamme la mattina del 3 novembre 2017, sia per l'assalto al portavalori Cosmopol la mattina del 6 novembre successivo". La rapina è stata contestata nei confronti di: Antonio Lagatta, 23 anni, Alessio Giglio, 25 anni, Claudio Rillo, 23 e Diego Pupino, 23. Il commando riuscì a impossessarsi di 25mila euro, pari all’incasso del McDonald’s. Quattro giorni dopo, metà di quella somma, venne trovata in un mini appartamento in via XX Settembre, in uso a Giglio, quando i carabinieri fecero irruzione arrestando Rillo e Michael Maggi.

Operazione Alto Impatto 2-2

Più esattamente, Pupino avrebbe avuto il ruolo di palo, mentre Maggi, Rillo e Lagatta esecutori materiali e Giglio concorrente morale per aver fornito agli altri un supporto di indubbia attitudine causale alla realizzazione del programma. Lagatta e "un complice"  - stando alla ricostruzione - avrebbero bloccato lo sportello del portavalori e avrebbero puntato una pistola  a uno dei vigilantes intimandogli di consegnare la somma.

La difesa al Riesame

Gli arrestati sono tutti coinvolti in “atti di intimidazione in una progressione criminosa registrata in un breve intervallo di tempo, con conseguente innalzamento del livello di pericolosità sociale e rischio di coinvolgere persone del tutto estraneo alla faida sorta tra i due gruppi”. La difesa presenterà ricorso al Tribunale del Riesame: le prime istanze saranno depositate già domani mattina.

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