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Cronaca

“Ho visto il killer di Antonio Presta e poi l’ho conosciuto: non mi ha ucciso”

Il racconto del teste Sergio Dell'Anna, arrestato per narcotraffico nel blitz Omega: "Incontrai Carlo Solazzo e mi salutò dicendomi ciao Fortunato, poi ho capito il perché. Io stesso potevo essere ucciso". Caccia al complice: era alla guida della Lancia Delta

BRINDISI – “Ho assistito all’omicidio di Antonio Presta e ho visto chi l’ha ucciso, ma non sapevo chi fosse: l’ho appreso successivamente, dopo averlo conosciuto. Diverso mesi più tardi lo incontrai e mi salutò dicendomi: Ciao Fortunato. Solo allora capii perché mi aveva chiamato così, io stesso potevo essere ucciso”.

Sergio Dell'AnnaAntonio Presta, la vittimaSergio Dell’Anna (nella foto accanto con il mascherino) ha voluto riferire ai carabinieri della stazione di San Donaci prima e ai pm della Dda di Lecce poi quel che vide il 5 settembre 2012. Lo ha fatto il 15 febbraio 2013. “E’ teste oculare del delitto e lui stesso è stato arrestato ieri nel blitz Omega, con l’accusa di aver fatto parte di un’associazione finalizzata al traffico di droga. Ha ammesso prima di tutto di trovarsi “all’esterno della sala giochi”, dove Antonio Presta venne ucciso quel giorno.

“Ho visto arrivare contromano una Lancia Delta di colore bianco, una persona con un passamontagna e un fucile è scesa e ha sparato a Presta mentre ancora seduto. Presta è riuscito ad alzarsi, quello ha sparato di nuovo e ha colpito un altro ragazzo che era vicino. A quel punto Presta si è rifugiato nel parcheggio, ma l’attentatore ha estratto una pistola, lo ha raggiunto e lo ha colpito di nuovo forse cinque o sei volte. Il conducente dell’auto, anche lui con il passamontagna, ha raggiunto l’incrocio in retromarcia dove lo ha raggiunto quello armato, per poi andarsene sulla via di Mesagne”.

Il killer per la Dda è Carlo Solazzo, nome che il teste avrebbe saputo non quel giorno, ma a seguire. Per tutto il tempo ha pensato alla figura di un “uomo alto 1,85, di corporatura normale, più alto di me”. E ha ricordato le parole urlate ad Antonio Presta che, ferito, cercava di fuggire alla condanna a morte: “Infame”, gridava. Lui e Presta, stando a quanto si legge nel verbale dell’interrogatorio, allegato all’ordinanza di arresto, si erano conosciuti “12 giorni prima dell’omicidio, quando erano venuti a San Donaci delle persone tedesche che commerciavano in moto. Presta l’ho visto la prima volta a casa di una ragazza che doveva venderne una perché il marito era in carcere e lei incinta”.

“Il giorno della sua morte con lui andai a Villa  Castelli per vedere un’altra moto che avremmo acquistato con duemila euro ciascuno, per poi rivenderla in Germania. Al ritorno ci fermammo anche dalla sorella Daniela Presta, in serata ci siamo rivisti: stava giocando a scala 40 con Antonio Saracino, dieci euro per mano. Finita la partita, venne ucciso”. Saracino figura tra gli arrestati, in relazione all’attentato ai danni dell’abitazione del maresciallo Lazzari della stazione di San Donaci, in concorso con Benito Clemente.

La Lancia Delta usata dai killer di Antonio PrestaDell’omicidio sostiene di aver “sentito anche in seguito”: “Qualche giorno dopo l’arresto di un tale Floriano di San Donaci, sono andato a Cellino assieme ad Antonio Saracino e a un tale che si chiama Benito, e siamo arrivati a una casa isolata da cui è uscito un uomo con due tatuaggi sulle braccia, il quale si è presentato con il nome di Carlo e mi disse io a te ti conosco. Io risposi che era impossibile, visto che ero tornato da appena cinque mesi a San Donaci dopo essere stato 34 anni in Germania”.

Il teste sostiene di aver chiesto a Saracino, la sera quando erano rimasti da soli,  come mai quel Carlo avesse detto di conoscerlo e mi rispose: “ Carlo aveva ucciso Antonio Presta e che io ero stato fortunato perché nei giorni precedenti ero stato con lui, intendendo che se avesse voluto uccidere Presta in altro luogo mentre era con me, avrebbe ucciso anche me. Mi disse anche del movente, a me Presta non sembrava male non vedevo il motivo per il quale dovesse essere ucciso e seppi che c’erano problemi tra fratelli, ma chi siano non lo so. Saracino mi disse che era a causa di questo che Antonio Presta aveva dato fuoco alla casa di Carlo”.

Quando poi chiese, sempre a Saracino, perché sparare davanti alla sala giochi, con il rischio di ferire se non uccidere altre persone, lui rispose: “Così è qua. E poi lì non c’erano telecamere”. Dell’Anna sostiene di aver visto quel Carlo, successivamente: “A novembre, sempre alla sala giochi, lui mi salutò dicendomi Ciao Fortunato. Solo a quel punto ho capito a cosa si riferisse davvero”.

Manca il complice, l’uomo che accompagnò il killer davanti alla sala giochi, usando la Lancia Delta. L’inchiesta non è chiusa. 

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