BRINDISI - Chi l’ha detto che 26 grammi di hascisc nell’armadio bastino per fare di un uomo uno spacciatore? Non e’ affatto scontato se non vi sono elementi, come la ripartizione in dosi o il denaro contante, tali da escludere senza ombra di dubbio l’ipotesi che la detenzione sia per uso personale.

E’ per l’assenza di qualsivoglia forma di indizio che un giovane di Brindisi, Antonio Cavalera, 35 anni, difeso dall’avvocato Giacomo Serio, ha riavuto la sua preziosissima libertà dopo l’interrogatorio di convalida sostenuto davanti al gip Maurizio Saso.

Era stato proprio il legale a supportare con elementi di diritto le dichiarazioni del suo assistito che aveva ammesso, con estrema sincerità, di essere il proprietario di quel quantitativo di fumo che gli era stato ritrovato in casa, in via Lata, nel cuore di Brindisi.

Si trattava proprio di sostanza stupefacente, ma era solo una ‘scorta’ di cui Cavalera si era provvisto anche per evitare un contatto costante con i pusher. E poiché in Italia non è un reato fumare hascisc ma venderlo, allora se non vi sono indizi in grado si supportare l’accusa di spaccio, non v’e’ misura cautelare che possa essere disposta.

Ha trascorso un paio di giorni e una notte in via Appia, il 35 enne, per poi tornarsene a casa senza restrizioni. Per l’avvocato e’ un successo, senza dubbio, visto che 26 grammi di hascisc non sono pochi e pure un fumatore abituale ci va avanti per un bel po’.

Importante la decisione anche per stabilire che fare in futuro, in caso di perquisizioni positive. Non basta la droga e neppure una soffiata. Debbono necessariamente esservi elementi certi per sostenere che non sia una provvista di fumo, ma roba acquistata per essere venduta o ceduta.