rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"I contrabbandieri? Sfruttati dalla Scu"

BRINDISI – “Alfarano Francesco + 154”, un processone al contrabbando di sigarette d’altri tempi, con dentro tutti i nomi di primo piano del traffico di sigarette in Puglia, potrebbe morire di eutanasia, ma prima il tribunale di Brindisi dovrà valutare ed accettare una richiesta di riqualificazione del reato avanzata ieri in aula dal pm Alberto Santacatterina della Dda di Lecce, che potrebbe cambiare anche la raffigurazione del rapporto tra le società contrabbandiere e la Sacra corona unita. I contrabbandieri fiancheggiatori esterni della Scu? No, più che altro taglieggiati dalla stessa Sacra corona unita. Quelle 10mila lire a cassa di sigarette da versare all’organizzazione criminosa, al clan al potere in un determinato momento, non erano un obolo volontario, ma un pizzo a tutti gli effetti.

BRINDISI – “Alfarano Francesco + 154”, un processone al contrabbando di sigarette d’altri tempi, con dentro tutti i nomi di primo piano del traffico di sigarette in Puglia, potrebbe morire di eutanasia, ma prima il tribunale di Brindisi dovrà valutare ed accettare una richiesta di riqualificazione del reato avanzata ieri in aula dal pm Alberto Santacatterina della Dda di Lecce, che potrebbe cambiare anche la raffigurazione del rapporto tra le società contrabbandiere e la Sacra corona unita. I contrabbandieri fiancheggiatori esterni della Scu? No, più che altro taglieggiati dalla stessa Sacra corona unita. Quelle 10mila lire a cassa di sigarette da versare all’organizzazione criminosa, al clan al potere in un determinato momento, non erano un obolo volontario, ma un pizzo a tutti gli effetti.

E se questa lettura reggerà al vaglio della camera di consiglio, allora sarà prescrizione per tutti, e “Alfarano Francesco + 154” assieme alla marea di faldoni che lo nutre sparirà nei seminterrati di palazzo di giustizia e diventerà documento, archeologia. Già, perché il processo oltre che sull’associazione per delinquere semplice, abbondantemente prescritta, è tenuto in piedi solo dall’articolo 7 della legge 152/91, il concorso esterno in associazione di stampo mafioso, ipotesi, imputazione che si reggeva sulla famosa tangente delle 10 mila lire a cassa di sigarette. Ma se l’articolo 7 cade, il processo è finito. Un processo che si trascina dal giugno del 2006, data dell’udienza preliminare, e di cui non si vede ancora la fine. Ed è il primo grado.

E i fatti? Quelli sono del 1997-1998, quando il contrabbando di sigarette pugliese era entrato nell’ultima fase di vita: era il boom dei depositi in Montenegro gestiti dai grandi finanziatori e organizzatori del traffico, ma l’Operazione Primavera dei primi mesi del 2000 era dietro l’angolo, generata dalla sfida sanguinosa dei “blindati”. Da una parte del mare, nel fiordo di Cattaro, i depositi e le ville dei grossi trafficanti di tabacchi. Tra loro c’è anche l’ultimo degli esattori brindisini della criminalità organizzata, Santino Vantaggiato, poi ucciso. Sulla sponda pugliese ci sono ancora decine di squadre concentrate soprattutto tra Brindisi, Ostuni e Fasano. Seguono a distanza Monopoli e Bari. La guerra con la Guardia di Finanza è soprattutto tecnologica: comunicazioni criptate e sistemi per eliminare i filtri. Una mezzaluna di radar tra Ostuni e Fasano che leggono immediatamente i trasponder degli scafi blu, ma anche quelli dei mezzi navali delle forze dell’ordine.

E’ una sfida continua, che poi l’avvento dei “blindati” farà degenerare negli scontri stradali, dove spesso pagano con la vita i malcapitati che attraversano  la strada ai convogli che trasportano e difendono il carico di “bionde” speronando a volte anche a morte. Nel processo che il pm Alberto Santacatterina pensa sia ora ormai di chiudere non ci sono però i fuoristrada corazzati inventati a Fasano. Ci sono radar, scafi dalla capacità di 270 casse e più, consegne di stock di sigarette, depositi montenegrini, menti finanziarie e luogotenenti. Ci sono capisquadra, quasi tutti, e c’è la famosa tangente da 10mila lire a cassa. La fine di quell’entrata ricca e pressoché stabile ha segnato anche il default economico e di potere della Scu.

Nomi famosi a bizzeffe, a partire dai Mazzarella di Napoli (Alfonso, Giuseppe e Pasquale), per passare ai due rami del contrabbando ostunese, stesso cognome ma nessuna parentela, quelli che avevano all’apice Albino Prudentino e Francesco Prudentino alias “Ciccio La Busta”. Ci sono i Morleo di Brindisi, quelli dell’Operazione Atlantide, molto forti finanziariamente, c’è Salvatore Schiavone di Castellamare di Stabia, c’è Giuseppe Parisi di Bari, e gli altri baresi Domenico Fraddosio, Michele Genchi, Giovanni Bellomo. Poi tutti i fasanesi, da Vito Sabatelli ai fratelli Luigi e Leonardo Legrottaglie, al monopolitano Vito Lacirignola.  La lista dei brindisini trabocca di cognomi storici: Leo, Torsello, Massaro, Contestabile, Rillo, Coluccello, De Giorgi, Coffa.

Ma sono vicende di 15 anni fa. La prescrizione le copre abbondantemente, 416 semplice incluso. C’è quell’articolo 7 che regge l’impalcatura, ma per il pm è eccessivo, è un’imputazione destinata a cadere: quella della Scu sui carichi di sigarette era una vera e propria accisa, ineludibile, che probabilmente nessuno pagava volentieri. Da qui la richiesta di riqualificazione del reato, e più o meno esplicitamente di chiudere un processo che è già costato troppo allo Stato ed alle parti. Il tribunale ha deciso di fissare la prossima udienza al 24 settembre prossimo, chiedendo il consenso delle difese all’acquisizione delle informative di reato dal fascicolo del pm, altrimenti non utilizzabili (la procedura prevede la formazione delle prove in dibattimento). Servirà a capire se la tesi della pubblica accusa è fondata. Gli avvocati hanno acconsentito in blocco. La decisione sull’articolo 7 e le prescrizioni forse sempre lo stesso giorno della prossima tappa di “Alfarano Francesco + 154”, gli ultimi anni di Marlboro City.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"I contrabbandieri? Sfruttati dalla Scu"

BrindisiReport è in caricamento