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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

I professionisti del poncio seriale

BRINDISI – La grande giostra delle truffe alle compagnie assicuratrici non si è mai fermata, a Brindisi, diventando un caso nazionale (nei primi tre posti in Italia nella graduatoria del fenomeno), portando alle stelle le polizze per tutti tanto da indurre con l’aggravarsi della crisi il fenomeno parallelo dei contrassegni falsi. Le compagnie, in fondo, un sistema di recupero ce l’hanno, la gente no. Non è però un’industria dai grandi fatturati se si assume ad esempio il singolo caso di questa indagine: 294mila su 81 incidenti fasulli individuati e provati, una media di 3600 euro a colpo da dividere con medico ed avvocato compiacente, e con tutte le comparse.

BRINDISI – La grande giostra delle truffe alle compagnie assicuratrici non si è mai fermata, a Brindisi, diventando un caso nazionale (nei primi tre posti in Italia nella graduatoria del fenomeno), portando alle stelle le polizze per tutti tanto da indurre con l’aggravarsi della crisi il fenomeno parallelo dei contrassegni falsi. Le compagnie, in fondo, un sistema di recupero ce l’hanno, la gente no. Non è però un’industria dai grandi fatturati se si assume ad esempio il singolo caso di questa indagine: 294mila su 81 incidenti fasulli individuati e provati, una media di 3600 euro a colpo da dividere con medico ed avvocato compiacente, e con tutte le comparse.

Ma nel periodo tra il 2009 e il 2010, e sino al 2011 preso in considerazione dalla procura brindisina e dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, molti altri casi sospetti ma non sufficientemente supportati da indizi sono passati sotto gli occhi degli investigatori. Molto probabilmente, come sostengono le associazioni dei consumatori, il danno sociale del fenomeno è molto superiore a quello arrecato alle compagnie. Tanto che per mettere insieme 16 denunce da parte degli agenti a Brindisi di altrettante società di assicurazioni (perché l’indagine è partita su querela solo di una ), gli inquirenti non hanno nascosto il fatto di essere stati costretti ad un certo pressing. Alla fine, però, il cerchio è stato chiuso: un anno di attività di polizia giudiziaria, sei mesi di indagini preliminari da parte del pm. Per 17 indagati su ben 267 è stato ottenuto l’arresto: sette sono finiti in carcere, dieci ai domiciliari, per nove di essi è stata contestata l’associazione per delinquere, avvocato Silvia Bellino inclusa.

Arrestati - In carcere (7) - Pietro Ciciciriello, 46 anni, Brindisi; Danio Maisto, 35 anni, Brindisi; Egizio Gianluca Maisto, 39 anni, Brindisi; Cristian Ostuni, 24 anni, Brindisi; Diego Ostuni, 38 anni, Brindisi; Eddy Ostuni, 31 anni, Brindisi; Domenico Pascariello, 42 anni, Brindisi. Domiciliari (10) – Silvia Bellino, 38 anni, Brindisi; Giusy D’Amico, 27 anni, Brindisi; Davide Antonio Gionfalo, 43 anni, Brindisi; Antonio Mileti, 40 anni, Fasano; Antonio Ostuni, 44 anni, Brindisi; Adamo Sardella, 43 anni, Brindisi; Antonio Sardella, 66 anni, Brindisi; Natale Sardella, 38 anni, Brindisi; Giuseppe Scuteri, 42 anni, Brindisi; Vanda Spinosa, 29 anni, Giugliano (Na); Guido Trane, 53 anni, Brindisi; Franco Zizzi, 56 anni, Fasano. Ipotesi di reato: per Egizio e Danio Maisto, Giusy D’Amico, Vanda Spinosa, Silvia Bellino, Pietro Ciciriello, Domenico Pascariello, Antonio Sardella, Adamo Sardella, Natale Sardella associazione per delinquere semplice;  per tutti gli altri concorso in truffa aggravata, poi circostanze individuali di peculato, corruzione, falso ideologico in atto pubblico e falso materiale. Numero totale indagati: 267.

La fabbrica dei certificati medici compiacenti, per certificare e poi anche prolungare il decorso dei falsi postumi degli altrettanto falsi incidenti, era a Fasano, dove operavano secondo le accuse il medico ortopedico Franco Zizzi e il praticante avvocato Antonio Mileti. A Brindisi invece c’erano la Bellino ed il collega  Giuseppe Scuteri. Ma non bisogna immaginare un unico palcoscenico per questa vicenda: i gruppi infatti erano tre, su base quasi esclusivamente familiare, e completamente scollegati l’uno dall’altro. Gli inquirenti individuano quello facente capo ai Maisto, poi quello facente capo a Cristian Ostuni, e quello pilotato proprio da Scuteri. Gente dall’incidente facile, molto facile, quasi nel Dna. Ci sono almeno tre aneddoti su tutti, tra quelli annotati dagli investigatori, e negli ultimi due si è ritenuto di non dover procedere per mancanza di querela e per indeterminazione attuale della causa.

C’è quello dell’auto rottamata ma usata nella sceneggiatura di ben 13 incidenti diversi, tutti risarciti. C’è l’indagato che scivola sul ponte di una nave della Costa durante una crociera, e pensa di tiraci su qualche soldo, e allora chiama il suo avvocato a Brindisi che subito si tuffa nel ruolo, dispensando consigli a raffica e dritte comportamentali (ma Costa non ha mai presentato denuncia per quel fatto). C’è persino un altro degli indagati che durante un periodo di detenzione scivola e cade nel carcere di Brindisi. Anche lì causa contro l’amministrazione carceraria, ma per ora senza esiti. Le assicurazioni, dicono il procuratore capo Marco Dinapoli e l’aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, vengono immaginate come una gigantesca mucca da spremere, senza alcuno scrupolo. Non pochi degli indagati di questa Operazione Poncio sono recidivi, veterani: si sentono dei gran dritti, il termine che indica la truffa alla compagnia assicuratrice è ricorrente nelle telefonate.

E per poterle fare, le intercettazioni, la procura ha dovuto procedere con l’ipotesi di associazione per delinquere. Il semplice reato di truffa alle compagnia non avrebbe consentito al gip di concedere l’autorizzazione. Qualcosa pare cambierà con il decreto governativo all’esame del Senato: il cosiddetto colpo di frusta non dovrebbe essere più risarcibile, qualora passasse l’emendamento specifico, e le intercettazioni dovrebbero essere autorizzate anche oltre la sussistenza presunta dell’articolo 416 del codice penale, grazie all’aumento di pena per l’articolo 642. Comunque, con i telefoni dei principali indagati sotto controllo, il Nucleo di polizia tributaria ha potuto anche effettuare pedinamenti e monitorare (filmando e fotografando) le rimpatriate in banca dei vari gruppi, per incassare i risarcimenti concessi dai liquidatori delle compagnie. Solo la Allianz, all’epoca, aveva sporto denuncia.

Da qui è saltata fuori anche la perquisizione mirata a casa di due coniugi, che si erano specializzati nella fabbricazione di modulistica medica per la certificazione dei danni da incidenti, semplicemente usando computer e scanner. Alla fine la Guardia di Finanza e la procura si sono ritrovate con 267 indagati. Dall’arresto sono stati risparmiati molti della categoria dei figuranti, quelli che nei finti incidenti devono dichiarare di aver riportato traumi. Sono stati perseguiti a piede libero quelli che hanno fatto parte del gioco solo occasionalmente, mentre gli abituali sono stati arrestati. Arrestato anche un ex perito assicurativo assieme alla moglie.

C’è qualcuno che nel processo rappresenterà gli interessi dei cittadini della provincia di Brindisi, che a causa di questi raggiri sono costretti a sborsare cifre astronomiche per le polizze auto? Non sarebbe male. Potrebbe funzionare da deterrente. A casa del dottor Zizzi la Guardia di Finanza ha trovato e sequestrato preventivamente 217.125 euro in contanti, ritenendo tale somma provento del reato di corruzione per compiere atti contrari al dovere di ufficio, e truffare quindi la Asl di cui è dipendente.

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