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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Mesagne

Brindisi-Europa solo andata/ Laurea fuori sede, poi ricercatrice all'estero

Secondo le statistiche del Miur, il 30% degli studenti pugliesi sono studenti fuori sede. Un dato importante e significativo, se si considera l'offerta formativa piuttosto ampia che si snoda tra gli atenei di Bari e Lecce (con le relative sedi distaccate)

MESAGNE - Secondo le statistiche del Miur, il 30% degli studenti pugliesi sono studenti fuori sede. Un dato importante e significativo, se si considera l’offerta formativa piuttosto ampia che si snoda tra gli atenei di Bari e Lecce (con le relative sedi distaccate).

In questa percentuale rientra anche Sara Longobardi, studentessa di Psicologia presso l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti: città sicuramente non molto grande e lontana ma che non esclude tutto quello che l’andar via da casa implica. “La vita universitaria fuori sede ti fa ruotare la prospettiva con cui guardi le cose, ti cambia perché interagisci con persone molto diverse, ti adatti ai ritmi di una realtà che inizialmente non ti appartiene”, racconta Sara.

“E’ stato proprio questo a colpirmi appena arrivata: una mentalità molto più aperta, dovuta probabilmente alla dinamicità di una città universitaria.” Come molti altri studenti di Psicologia, Sara è partita in quanto non completamente convinta dai programmi degli atenei pugliesi, ma afferma lei stessa che “se non si investe su se stessi, è inevitabile che la questione si complichi”.

Sara Longobardi-2Grande limite dell’università italiana è considerato infatti la completa assenza di una formazione pratica: “Studi pagine e pagine di libri e manuali, poi arrivi al terzo anno e ti chiedi ‘ma cosa so fare? ’. E a quel punto, l’unica occasione è muoversi autonomamente all’esterno, cercare qualcosa che colmi quel vuoto”.

Un limite che si estende anche nel campo della ricerca, decisamente poco compatibile con le ultime politiche governative fatte di tagli e investimenti sempre più ridotti, di studiosi italiani che eccellono nelle università estere con progetti neppure considerati in Italia. Per questa ed altre ragioni, anche per Sara è solo questione di tempo, immaginando fermamente il suo futuro all’estero.

“Mi piacerebbe fare ricerca nell’ambito delle neuroscienze, campo che in Italia praticamente ti condanna alla disoccupazione dopo anni di studio. Tornare a Mesagne? E come potrei lavorare in un contesto dove ci si vergogna ad andare dallo psicologo perché altrimenti vieni considerato ‘pazzo’? Non è solo un problema della mia città, il discorso è molto più ampio, il nodo della questione sta nella scarsissima informazione condizionata dai soliti conflitti d’interesse, ed è da lì che si deve ripartire se si vogliono cambiare le cose” (Nella foto, Sara Longobardi).

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