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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Esproprio ingiusto, commissario ad acta del Tar presenta il conto

Occupazione illecita di una strada” di proprietà di una famiglia di Brindisi: il Comune ora è costretto a fare i conti con una sentenza del Tar e con un atto del commissario ad acta, secondo cui è arrivato il momento di pagare 92mila euro per l’appropriazione di un pezzo di terreno nel lontano 1979

BRINDISI –  “Occupazione illecita di una strada” di proprietà di una famiglia di Brindisi: il Comune ora è costretto a fare i conti con una sentenza del Tar e con un atto del commissario ad acta, secondo cui è arrivato il momento di pagare 92mila euro per l’appropriazione di un pezzo di terreno nel lontano 1979. Giustizia che viaggia alla velocità di una lumaca, stando alle date che emergono dagli atti giudiziari, e amministrazione cittadina alle prese con un contenzioso dai grandi numeri che riapre il capitolo delle espropriazioni per pubblica utilità, nota dolente viste le decisioni assunte dai giudici amministrativi, diventate nel corso del tempo tanto pesanti da configurare debiti fuori bilancio.

La storia che rimbalza dal palazzo nasce nel momento in cui i due titolari del terreno che si trova nel rione Commenda, Angelo e Antonio Malcarne, decidono di ricorrere al Tar di Lecce per chiedere il “risarcimento dei danni” come conseguenza diretta dell’acquisizione dei suoli in nome della viabilità della zona. Danni “assertitamente subiti”, disse allora e sostiene ancora oggi il Comune di Brindisi. Mentre gli ormai ex proprietari ribadiscono che quell’atto dell’ente pubblico, altro non sarebbe stato, se non una “illecita occupazione e una irreversibile trasformazione dell’area”.

Il primo ricorso ufficiale, corredato da lettera dell’avvocato, risale al 2000. I giudici del Tar si pronunciano nel 2011: undici anni più tardi accolgono le richieste dei due brindisini e condannano il Comune a “pagare una somma a titolo di indennizzo, maggiorata degli interessi legali a far data dalla maturazione del diritto sino all’effettivo soddisfo, pari al valore venale dei terreni al momento della loro trasformazione in strada”.

L’amministrazione dice no e, di conseguenza, impugna la sentenza e fa appello al Consiglio di Stato, dove il giudizio è pendente. Nel frattempo, probabilmente allo scopo di evitare una pronuncia identica, l’ente propone agli ex proprietari “un’offerta a titolo di indennizzo pari 3.635 euro e 28 centesimi, maggiorata di interessi legali decorrenti dal 25 giugno 1979” sino al pagamento. Angelo e Antonio Malcarne rispondono picche: “L’offerta non è congrua”. E forti della sentenza del Tar, ne hanno chiesto l’immediata esecuzione rivolgendosi ai giudici, i quali hanno “ordinato al Comune” di procedere in quella direzione e hanno specificato che l’”offerta di indennizzo avrebbe dovuto essere formulata secondo il criterio dell’edificabilità legale trattandosi di area che, seppure soggetta a un vincolo, rientrava comunque in una zona suscettibile di edificazione”.

A questo punto, dagli uffici di Palazzo di città è partita una nuova offerta: “indennizzo pari a 1.160 euro”. Niente da fare neppure questa volta perché “è stata ritenuta non congrua dagli stessi signori Malcarne”, i quali hanno promosso ancora un’istanza per la “corretta esecuzione del giudicato e la nomina di un commissario ad acta”. Cosa che è avvenuta lo scorso 5 gennaio, quando il collegio ha nominato il “dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Lecce, Roberto Brunetti, con facoltà di delega per provvedere agli adempimenti e in modo particolare al calcolo della somma a titolo di indennizzo sulla base del valore venale del bene, al momento della sua trasformazione”, più gli interessi legali.

Il commissario ad acta, dal canto suo, si è messo subito al lavoro: ha convocato le parti presso il Comune di Brindisi e lo scorso 7 aprile si è espresso in via definitiva e partendo dal valore di alcuni terreni vicini a quello di Angelo e Antonio Malcarne è arrivato alla conclusione che la somma dovuta dal Comune è pari a “92.506,11 euro”. L’importo comprende gli interessi conteggiati sino al 31 marzo 2015. Nella stessa determinazione, Brunetti “dava atto che il Comune avrebbe dovuto provvedere successivamente all’acquisizione dei terreni al proprio patrimonio”.

I funzionari dell’amministrazione hanno scosso la testa in segno di disapprovazione, perché ritengono che la “stima del valore del suolo determinata dal commissario ad acta appare in contrasto con alcuni principi afferenti il metodo del calcolo dell’indennità illustrati durante gli incontri”, in particolare non sarebbe stato in debito conto il fatto che il suolo “era privo di cubatura edificabile e che quindi il valore non avrebbe potuto essere desunto dagli atti di compravendita riferiti a suoli edificabili, ma ancora in possesso di capacità edificatoria”.

E’ tutto scritto nei motivi di reclamo che il Comune intende presentare ai giudici del Tar, davanti ai quali saranno presenti gli avvocati Francesco Trane ed Emanuela Guarini, dell’ufficio legale interno. I due sono stati scelti dalla giunta, riunita lo scorso 12 maggio, alla quale non hanno partecipato gli assessori Antonio Monetti e Carmela Lo Martire, quest’ultima non più titolare delle deleghe al Bilancio e al Contenzioso perché candidata alle elezioni regionali con Michele Emiliano aspirante governatore. Il contenzioso continua.

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