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Beni demaniali: il Comune chiede ex Base Usaf e la sponda dell'aeroporto

Il Comune di Brindisi rinuncia ad un’area strategica come quella della ex Zona Nafta a ridosso del circuito e del varco doganale di via Spalato, liberata dalla Marina Militare, lasciandola all’Autorità Portuale, e punta la propria attenzione su un’area lontana 10 chilometri dalla città

BRINDISI – Il Comune di Brindisi rinuncia ad un’area strategica come quella della ex Zona Nafta a ridosso del circuito e del varco doganale di via Spalato, liberata dalla Marina Militare, lasciandola all’Autorità Portuale, e punta la propria attenzione su un’area lontana 10 chilometri dalla città, quella della ex Base Usaf non utilizzata dal World Food Programme per i depositi dell’Unhcr. E’ uno degli interrogativi che aleggiano sul pacchetto di acquisizioni di ex beni demaniali richiesti dall’amministrazione Carluccio, di cui è stata data sommaria notizia oggi, senza indicare quanto meno per linee generali i progetti per la loro nuova destinazione.

Il Monumento e i capannoni della Base Onu

Bonifiche ci sarebbero state da fare nella ex Zona Nafta, dove ci sono i grandi serbatoi in disuso da decenni, e bonifiche ci sarebbero da fare anche in quella che era l’area residenziale della ex Base Usaf, dove gli alloggi sono stati in parte devastati da incendi dolosi. Nella nota del Comune si legge solo che “tra i beni richiesti, la parte dell’ex Base Usaf non occupata dall’Onu (oltre 100 ettari), le cui potenzialità sono immaginabili per una serie di soluzione che darebbero respiro alla città”.

Alenia Brindisi, i capannoni sul porto medio

Sembra anche poco probabile, per ragioni di security dell’area portuale, la possibilità di realizzare una passeggiata sul mare che costeggi la sponda del porto interno e poi quella del porto medio “su una serie di terreni di proprietà demaniale, alcuni in consegna all’Onu, che dalla zona che costeggia il canale Pigonati si affacciano sul porto medio (zona ex Mari Misti) con l’obiettivo di creare un’unica passeggiata (pedonale e in bici) che dal Monumento porti sino al porticciolo turistico”.

A destra, il Canale Pigonati

In questo caso l’unica area utilizzabile sembra solo quella nota anche come “Posillipo”, a ridosso del sito del Monumento al Marinaio, che la Marina Militare utilizzava come deposito di ancore e boe, per ampliare il verde attrezzato alla base del monumento stesso (che resta ancora non visitabile, tra parentesi), e quella della ex spiaggia sottufficiali della Marina sino al molo di Caprarella. Prima di questa c’è l’ex Idroscalo con i capannoni in uso alla United Nations Logistic Base, quindi la testata della pista principale dell’Aeroporto del Salento. Poi, da Caprarella al porticciolo turistico, ci sono i cantieri navali.

La ex Batteria Brin con la piscina abbandonata-2

Bisogna vedere se Ente nazionale dell’aviazione civile, Aeroporti di Puglia e Aeronautica Militare, oltre che Nazioni Unite, sono disposti a far transitare da quel confine tra sedime aeroportuale e porto medio una “passeggiata pedonale e in bici”. Comunque, se ne saprà di più, forse, non appena “l’Agenzia del Demanio, verificata la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento della richiesta, comunicherà l’esito dell’istanza entro 60 giorni dalla ricezione della domanda. Entro tre mesi dalla conferma della richiesta di attribuzione, la stessa Agenzia formalizzerà il trasferimento in proprietà dell’immobile con apposito provvedimento”, dice la nota.

La vecchia batteria costiera di Punta Penne

Il Comune di Brindisi ha richiesto anche le batterie costiere di Punta del Serrone e Punta Penne (ricadono entrambe nel Parco di Punta del Serrone), e Brin (dove si trova anche la vasca in rovina della piscina olimpica scoperta); l’ex Caserma Carafa, attaccata al complesso della chiesa di San Benedetto; il palazzo che sino alla fine dello scorso anno ha ospitato gli uffici finanziari, trasferiti a Brindisi City negli immobili di proprietà della Regione Puglia. Poi la nota accenna a richiesta di trasferimento al Comune anche di strade, ex rifugi antiaerei, terreni. Non vi è cenno della parte dell’Isola di S. Andrea dove si trovavano installazioni della Marina Militare, prima dell’Opera a Corno e del Castello Alfonsino.

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