rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Brittany, il diritto di decidere della propria esistenza. Senza monsignor Carrasco

In un post su Facebook poco prima di morire Brittany Maynard scriveva: “Addio a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia, che amo. Oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità, davanti alla mia malattia terminale, questo terribile cancro che ha portato via così tanto da me, ma che avrebbe preso ancora di più"

In un post su Facebook poco prima di morire Brittany Maynard scriveva: “Addio a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia, che amo. Oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità, davanti alla mia malattia terminale, questo terribile cancro che ha portato via così tanto da me, ma che avrebbe preso ancora di più. Il mondo è un bel posto, il viaggio è stato il mio maestro più grande, i miei amici più stretti e miei parenti sono le persone più generose e altruiste. Ho anche un cerchio di supporto intorno al mio letto, mentre scrivo… Addio mondo. Spargete buona energia. Siate generosi, pagate in anticipo per restituire ad altri il bene che ricevete”.

Brittany era malata terminale di un glioblastoma multiforme, si è trasferita in Oregon per usufruire della legge che consente la morte.  Poco dopo, il presidente vaticano di bioetica mons. Carrasco,  dissertava sul fatto che il gesto di Brittany  non potesse  essere considerato “una scelta dignitosa“ . Non sopporto proprio quel tono di paternalismo che accompagna molti interventi della Chiesa, il tono di chi ne sa di più di te, di chi vuole insegnarti anche come occorre soffrire.

Ma il caro monsignor Carrasco non pago, rincara la dose: “Questa donna ha agito pensando di morire dignitosamente, ma è qui l’errore: suicidarsi non è una cosa buona, è una cosa cattiva perché è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino”. Quale missione…se sei schiantato nel corpo e nella mente, se i tuoi giorni sono pochi e dolorosissimi?

La distillazione delle attività realizzatrici della persona – quella che il Monsignore chiama la missione -   è un nucleo di un sistema che soltanto la persona conosce: no a pacchetti preconfezionati, sì a modulazioni di scelte da assemblare caso per caso. Non esiste nel disegno costituzionale, una nozione oggettiva di dignità, non esiste un dovere di curarsi al di là di ogni utilità o beneficio, indipendentemente da quello che ciascun soggetto pensa sia giusto per sé, in rapporto alle sue condizioni, alla sua coscienza, alla sua capacità di sopportazione del dolore, alla sua  concezione di dignità e di vita.

Gli ultimi mesi  di un malato terminale appartengono (come quelli precedenti) alla  sua vita: c'è chi vuol tornare al paese natio, chi vorrebbe incontrare  il suo primo amore,  chi  vuol restare soltanto con il proprio cane, chi vuole farla finita e basta. Non si tratta di regolamentare la morte, ma  di evitare che queste scelte siano lasciate sulle spalle dei medici  o dei parenti.

Da ognuno è possibile trarre segnali, ma deve esserci qualcuno (che non si chiami  mons. Carrasco) ad  ascoltare quella persona anche se silente,  non più reattiva.   Certo, meglio se presso un registro pubblico esista una nota, una disposizione; in mancanza si ricostruirà la  sua volontà con quello che c’è,  dalle  lettere,  dalle confidenze,  dai messaggi su twitter. A chi soffre  non basta dirgli “Non puoi morire perché hai una missione da compiere”.

Non credo sia indispensabile fare leggi sul fine vita, perché la Costituzione  è  legge di “prossimità” quando i suoi principi, diventano testimonianza del ruolo centrale della persona, tutelata in ogni dimensione. Se il diritto riconosce che l’essere umano è principio e fine della sua dignità,  persone come Brittany hanno il diritto di decidere della propria esistenza.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Brittany, il diritto di decidere della propria esistenza. Senza monsignor Carrasco

BrindisiReport è in caricamento