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Cronaca

Il chiostro della vecchia questura torna al suo splendore: riapre l'ex convento

Le celle carcerarie avevano preso il posto del refettorio. Gli archi erano stati murati. Degli affreschi sembrava si fosse persa ogni traccia. Il chiostro di piazza Dante, sede fino al 1995 della vecchia questura, è tornato al suo originario splendore. L'ex convento francescano è stato inaugurato stamani dopo il restauro

BRINDISI – Le celle carcerarie avevano preso il posto del refettorio. Gli archi erano stati murati. Degli affreschi sembrava si fosse persa ogni traccia. Il chiostro di piazza Dante, sede fino al 1995 della vecchia questura, è tornato al suo originario splendore. I risultati dei lavori di restauro, consolidamento e recupero ai quali l’edificio è stato sottoposto in questi anni possono finalmente essere ammirati da tutta la cittadinanza. 

L’ex convento è stato inaugurato stamani (8 ottobre) dal commissario straordinario della Provincia, Cesare Castelli, giunto ormai a fine mandato. L'inaugurazione del chiostro francescano, sede della becchia questura-2Insieme a lui c’era l’equipe di progettisti ai quali nel 2005 venne affidato l’arduo compito di restaurare l'opera: gli architetti Maria Rosaria Cipparone, Antonio Manni, Cosimo Ricco, Carmine Specchia e l’ingegnere Antonio Summa. Alla progettazione definitiva, presero parte invece gli ingegneri Antonio D’Andrea, che si occupò della direzione dei lavori, e l’ingegnere Antonio Ciccarese. 

Il chiostro era parte del complesso conventuale di San Paolo Eremita, realizzato nel quattordicesimo secolo. Circondato da giardini, sorgeva su uno dei promontori più verdeggianti del litorale brindisino, con vista sul Seno di Ponente. Fino all’alto Medioevo, in quello stesso sito si ergeva la così detta “Domus Margariti”: residenza del grande ammiraglio Margarito, fedelissimo dei Re Normanni di Sicilia. 

Nei primi del 1200, il complesso ospitava la banca di Stato e la zecca. Nel 1284, il comprensorio fu ceduto ai frati minori conventuali di San Francesco da Carlo D’Angiò. La chiesa di San Paolo Eremita, annessa al convento, fu completata fra il L'architetto  Cipparone illustra l'esito dei lavori di restauro ne chiostro-21321 e il 1322. Nell’arco dei secoli, il convento ha conosciuto varie vicissitudini. L’evento più drammatico fu quello del 20 febbraio 1743, quando l’intero territorio di Brindisi fu scosso da un terremoto che causò gravi danni anche all’edificio francescano. Nel 1809, il convento fu soppresso a seguito delle leggi emanate da Gioacchino Murat, succeduto ai Borboni nel regno di Napoli. Gran parte del patrimonio artistico e storico accumulato dai francescani fu dispersa. Ma sopravvisse una planimetria del 700 di cui i progettisti si sono serviti per restituire al chiostro il suo aspetto antico. 

Impresa non facile se si considera che la destinazione d’uso del complesso è mutata più volte nel corso del 1900. Nel 1927 divenne sede della prefettura e fu sottoposto a una serie di lavori di ampliamento. Successivamente Il giardino del chiostro francescano, ex questura-2ospitò diverse istituzioni, fra le quali una scuola, la caserma dei carabinieri e, infine, la questura. Fra la prima metà degli anni 80 e i primi anni 90, sfilavano nell’ex chiostro i boss del contrabbando e della Sacra corona unità. I locali al pian terreno che affacciavano in piazza Dante, affianco della chiesa di San Paolo Eremita, erano stati trasformati nei garage dei mezzi di polizia. La vecchia questura è stata un baluardo di legalità, in un periodo buio segnato da omicidi e attentati dinamitardi. Nel 1995, all’epoca del questore Francesco Forleo, iniziarono i preparativi per il trasferimento della questura nell’attuale sede di via Perrino. Il trasloco si concretizzò nel gennaio del 1996. 

Da allora, l’ex convento è rimasto pressoché inutilizzato. “Il chiostro – spiega l’architetto Cipparone – era sommerso da sovrastrutture. Abbiamo recuperato una fontanella del 1500 in un ambiente in cui passavano i tubi della prefettura”. Durante i lavori di restauro (eseguiti in due diverse fasi), sono emersi anche alcuni frammenti della decorazione parietale. Ma non finisce qui. Perché “l’opera – come spiega il commissario Castelli – non è ancora completa, ma bisogna avere il coraggio di riportare alla luce delle bellezze che con i portoni chiusi resterebbero sconosciute ai più”. 

L'architetto Cipparone-2Da oggi, dunque, i brindisini riconquistano un pezzo della loro storia (nella foto a sinistra, l'architetto Cipparone). Ma cosa ne sarà, adesso, del chiostro? Il nodo dovrà essere sciolto dall’amministrazione provinciale che si insedierà dopo le elezioni del 12 ottobre. Castelli suggerisce di utilizzare alcuni spazi come uffici di rappresentanza della Provincia, lasciando il chiostro a disposizione di mostre ed eventi culturali. A qualcuno, però, non dispiacerebbe l’idea di utilizzare l’ex convento solo ed esclusivamente per finalità culturali. L’importante, per adesso, è che  il chiostro sia tornato in vita. (Le foto sono di Gianni Di Campi)

L'inaugurazione del chiostro di piazza Dante

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