rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Il clan Bruno e i politici: "Sono passati tutti dalla nostra masseria, ma nessun appoggio"

BRINDISI - L’ex primula rossa della Scu, Francesco Campana, smentisce il pentito Ercole Penna. Il super-boss fedelissimo di Pino Rogoli, presunto capo del clan già presieduto da Salvatore Buccarella, è apparso ieri mattina in videoconferenza dal carcere di Voghera per testimoniare nel processo Canali, scaturito dall’operazione che decimò il clan Bruno di Torre Santa Susanna. Nel collegamento il detenuto, difeso dall’avvocato Cosimo Lodeserto, ha chiarito di avere conosciuto Ercole Penna nel corso del monumentale processo Mediana, ma di non avere mai avuto con lui rapporti di nessun genere, tanto meno di confidenza. La testimonianza di Campana è stata invocata dal collegio difensivo, sulla scorta delle dichiarazioni rese dall’ultimo collaboratore di giustizia della Scu.

BRINDISI - L’ex primula rossa della Scu, Francesco Campana, smentisce il pentito Ercole Penna. Il super-boss fedelissimo di Pino Rogoli, presunto capo del clan già presieduto da Salvatore Buccarella, è apparso ieri mattina in videoconferenza dal carcere di Voghera per testimoniare nel processo Canali, scaturito dall’operazione che decimò il clan Bruno di Torre Santa Susanna. Nel collegamento il detenuto, difeso dall’avvocato Cosimo Lodeserto, ha chiarito di avere conosciuto Ercole Penna nel corso del monumentale processo Mediana, ma di non avere mai avuto con lui rapporti di nessun genere, tanto meno di confidenza. La testimonianza di Campana è stata invocata dal collegio difensivo, sulla scorta delle dichiarazioni rese dall’ultimo collaboratore di giustizia della Scu.

In uno dei verbali di interrogatorio resi all’atto del pentimento, Penna racconta: “I Campana infatti erano molto legati a Pino Rogoli e non ritenevano giusto il trattamento che era stato riservato al ‘vecchio’ quando nel 1998 era stato, in un certo senso, messo da parte. Francesco Campana era infatti rimasto fedele a lui ed era in buoni rapporti con Salvatore Buccarella e con ‘quelli della Torre’, cioè i fratelli Bruno. Francesco Campana ha sempre avuto un debole per loro…”. Affermazioni tutte da verificare che la difesa, a rigor di logica, non riteneva potessero trovare conferma alcuna nelle dichiarazioni di Campana. Così è stato. “Tutto falso signor presidente”, ha detto il 36enne mesagnese, coetaneo di Penna. “Ci siamo conosciuti di sfuggita nel maxi-processo, non ho mai parlato con lui, né mai avrei potuto riferirgli cose che non erano vere o che comunque non conoscevo”.

Dalle dichiarazioni-lampo di Campana all’esame del principale degli imputati, Andrea Bruno, secondo atto condotto dal legale Giuseppe Terragno. Bruno ha chiarito il più scottante degli elementi contenuti nell’impianto accusatorio imbastito a suo carico dal pubblico ministero Milto De Nozza: i rapporti con i politici. Nel passaggio cruciale in cui uno degli interlocutori di Andrea Bruno dice “li teniamo sotto”, riferendosi alla classe politico-istituzionale di Torre Santa Susanna, perno della accusa di associazione di stampo mafiosa attribuita al clan, il presunto capo del feudo in contrada Canali ha fornito tutt’altra interpretazione. “Questo signore aveva problemi con il figlio, e mi chiedeva se avessimo qualcuno sotto mano che lo potesse aiutare a trovargli un lavoro”, tutt’altra storia insomma, niente controllo del clan sull’apparato politico-istituzionale, né nulla del genere, solo “un modo di dire”.

Idem per la questione collaterale, sempre coperta da omissis, del presunto sostegno elettorale ad alcuni personaggi piuttosto che altri. “Durante la campagna elettorale nella nostra masseria sono venuti tutti, signor presidente”, ha risposto Bruno, “nessuno escluso, per chiederci il voto. A tutti abbiamo detto di sì per non far rimanere male nessuno. Alla fine, alle regionali, abbiamo votato un vecchio amico di famiglia, gli abbiamo garantito quattro-cinque voti, ma a Torre, in tutto, ne ha presi trenta”. Secondo questa versione dei fatti, l’ipotesi formulata dalla procura in termini di certezza, che i Bruno fossero pronti a garantire sostegno a quella parte politica che avrebbe garantito l’ok alla realizzazione di un parco eolico sui loro terreni, sarebbe ipotesi di fantasia. Tutto falso.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il clan Bruno e i politici: "Sono passati tutti dalla nostra masseria, ma nessun appoggio"

BrindisiReport è in caricamento