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Cronaca

Il Comune ingiunge, Antonino tace

BRINDISI – Mani legate contro l’Enel, ma non contro l‘ex sindaco più discusso degli ultimi decenni. La giunta Consales ha approvato una delibera, esattamente l’8 agosto scorso, in cui si dà mandato agli avvocati di procedere per le vie legali con ogni azione necessaria al recupero dei crediti che l’Ente municipale vanta nei confronti di colui che fu sindaco dal 1997 al 2003 e che fresco di riconferma fu arrestato per tangenti.

BRINDISI – Mani legate contro l’Enel, ma non contro l‘ex sindaco più discusso degli ultimi decenni. La giunta Consales ha approvato una delibera, esattamente l’8 agosto scorso, in cui si dà mandato agli avvocati di procedere per le vie legali con ogni azione necessaria al recupero dei crediti che l’Ente municipale vanta nei confronti di colui che fu sindaco dal 1997 al 2003  e che fresco di riconferma fu arrestato per tangenti.

Al Comune di Brindisi, Giovanni Antonino, per danno di immagine, deve esattamente 2.111.988 euro, somma che andrà rivalutata e maggiorata degli interessi, più 836 euro per le spese legali.

La delibera è stata proposta dal settore Affari Legali, porta quindi la firma dell’assessore Carmela Lo Martire, e ha ottenuto il sigillo della giunta. Si passa quindi alle carte bollate, con un provvedimento formale si palesa l’intenzione di procedere con decreti ingiuntivi e pignoramenti, se sarà il caso. Tutto ciò in esecuzione di una sentenza definitiva della Corte dei Conti che condanna Antonino al risarcimento dei danni provocati per la sua partecipazione a un giro di tangenti su cui si sono scritti fiumi di parole e atti processuali.

Tangentopoli, la chiamarono. Esplose nell’ottobre del 2003, proprio quando l’ex sindaco fu arrestato per la prima volta. Se ne uscì con un patteggiamento a 3 anni e 6 mesi, lui che, al fianco dell’avvocato Massimo Manfreda, ha deciso di affrontare udienza per udienza solo il dibattimento in cui accusa e difesa si sono confrontati sugli iter autorizzativi per il rigassificatore griffato British Gas e sulle presunte mazzette che sarebbero circolate a margine dell’impresa che non è stata mai portata a termine e che forse non lo sarà, visto e considerato che la colmata di Capobianco è stata sottoposta a confisca.

Da Palazzo di città, quello stesso che Giovanni Antonino ha frequentato quotidianamente in veste di primo cittadino dal 1997 al 2003, era partita qualche settimana fa una intimazione di pagamento che, si legge, “non ha avuto buon fine”. “Così come la restante parte dei crediti dell’Ente – spiega l’assessore al ramo, l’avv. Carmela Lo Martire – abbiamo quindi deciso di procedere per le vie legali anche nei confronti di Antonino, per tentare di recuperare ciò che ci è dovuto”.

Poco prima della pausa estiva era stato l’attuale sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, a convocare una conferenza stampa per annunciare un “buco” da 60milioni di euro, tutti crediti mai recuperati negli anni precedenti, di cui in gran parte derivanti da imposte non versate. Anche per i 2 milioni che deve ai brindisini l’ex sindaco, protagonista di diverse vicende giudiziarie, la più rilevante senz’altro la ‘tangentopoli brindisina’ con cui Antonino chiuse i conti patteggiando una pena pari a tre anni e sei mesi.

“Si propone – si legge nella delibera di giunta – di promuovere tramite gli avvocati interni dell’Ente, ogni azione finalizzata al recupero delle somme dovute e debende”. Sindaco in carica e assessori (due soli assenti) hanno approvato: dalle diffide, quindi si passa alle ingiunzioni. Col rischio di finire, in caso di ulteriori difficoltà nella riscossione, dinanzi al giudice dell’esecuzione.

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