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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Il debito di Consales doveva essere saldato in 72 rate

Credibile la testimonianza al processo di Leonardo Cofano: "Una cavolata quell'assegno per il sindaco ma c'erano contatti pressanti". L'altro teste Bartolotti: "Spada di Damocle sulla testa".Ascoltato in udienza il 12 giugno 2015, il sindaco era assente perché partito per la regata Brindisi Corfu

BRINDISI – Esposizione debitoria notevole, pari a 315.354 euro nei confronti di Equitalia, già iscritta a  ruolo e per questo immediatamente esigibile, da saldare in 72 tranche stando a una richiesta di rateizzazione presentato da Mimmo Consales e accordata da chi, nell’estate 2012, era a capo dell’agenzia di Brindisi.

Consales evidenzia la propria situazione, in veste di persona fisica, il 17 luglio 2012 vale a dire due mesi dopo essere stato eletto e proclamato sindaco del capoluogo, e tre giorni prima della firma del contratto con Nubile per la gestione dell’impianto di Cdr. Lo spacchettamento del debito era possibile  in base alle intese raggiunte con il direttore della sede di Brindisi di Equitalia, Giuseppe Puzzovio, il primo versamento utile per il saldo doveva avvenire entro il 24 agosto, per un ammontare di 6.600 euro.

Le successive rate dovevano essere pagate entro il 24 di ogni mese, per un importo pari a circa 4.500 euro. Ma dagli accertamenti svolti dagli La sede di Equitalia a Brindisi-2agenti della Digos sui conti correnti intestati al nuovo sindaco, emergeva che Consales non poteva essere nelle condizioni di saldare la somma complessiva. I contri a lui intestati erano tre: uno accesso presso la banca popolare pugliese, un altro presso il banco di Napoli e l’ultimo presso la banca Sella, cessato al 20 novembre 2012. Di conseguenza ci si è chiesti come avrebbe fatto. E poi ancora quale provenienza potesse avere il denaro.

La prima chiave di lettura emerge nel momento in cui i pm Giuseppe De Nozza e Savina Toscani chiedono una perquisizione negli uffici della sede di Brindisi di Equitalia e qui viene trovata una copia di un assegno pari a 6.600 euro, con data parzialmente illeggibile, emesso dal Banco di Napoli all’ordine della società di riscossione dei tributi, versato in cassa per conto di Consales, ma non da questi. L’operazione, si scoprirà, viene eseguita da Angelo Bartolotti, dipendente della sede brindisina di Equitalia.

Emergeva che il primo pagamento delle rate avveniva il 26 settembre 2012 e che al 23 novembre successivo erano stati versati 9.250 euro, pagati sempre facendo ricorso a un assegno circolare, previo versamento del contante nella cassa della Banca popolare pugliese di cui era cliente. La scadenza del 24 novembre, invece, veniva pagata il primo marzo 2013 versato nelle casse di Equitalia un assegno circolare richiesto alla stessa banca non già dal sindaco, ma da Alfredo Longo, dipendente anche lui della filiale di Brindisi della società di riscossione.

Si arriva al 4 giugno 2013, quando viene pagato un’altra rata del debito, quella relativa alla scadenza del 24 dicembre 2012, ancora una volta con assegno circolare emesso il 29 maggio 2013 in favore di Equitalia e intestato a Giuseppe Puzzovio che lo aveva richiesto. Sino al 21 novembre 2013 sarebbero state pagate sei rate di quelle previste, per un totale di circa 30mila euro. Per la precisione 29.223.

La svolta nell’inchiesta sarebbe arrivata con l’ascolto di Leonardo Cofano, ex assessore della Provincia per il centrodestra, funzionario di Equitalia, in servizio negli uffici di Brindisi, prima come persona informata sui fatti e poi in qualità di teste citato dai pm nel processo in cui Consales è imputato assieme a Puzzovio. L’udienza è quella del 12 giugno 2015, quando viene citato anche Angelo Bortolotti, assente invece Consales perché era partito per la regata Brindisi Corfu.

“Facemmo una cavolata con l’assegno al sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, ma agimmo in assoluta buona fede, per cortesia istituzionale, mai pensando di fare qualcosa di male”, hanno detto i due. “Anche perché ce lo aveva chiesto il direttore di Equitalia, persona integerrima, che mai ci avrebbe messo in difficoltà. Successe una sola volta, poi basta: sbagliare è umano, perseverare diabolico. Vero è che ci furono contatti pressanti in quel periodo”.

L’udienza, in effetti, è stata alquanto complessa, con schermaglie tra i difensori degli imputati e i rappresentanti della pubblica accusa, complice anche i ricordi non proprio recenti dei due testi, tanto è vero che spesso i pm sono intervenuti a “sostegno della memoria”, rileggendo alcuni passaggi dei verbali resi all’epoca in cui Cofano e Bartolotti sono stati ascoltati a sommarie informazioni. Il contenuto è stato confermato sì, ma con una precisazione legata allo stato d’animo, non sereno sia perché mai prima i due si sono trovati in una situazione del genere, sia perché di base c’era una richiesta precisa del direttore di Equitalia, sede di Brindisi. Almeno stando a quanto hanno riferito prima ai pm e oggi ai giudici.

Cofano ha spiegato di aver vissuto allora come ora con un po’ di ansia. Sempre in quel periodo venne invitato “al piano superiore”: “Mi trovai con il commercialista del sindaco che doveva fare un altro versamento”. Il professionista è Massimo Vergara, stando all’identificazione finita agli atti del processo: la foto anche questa mattina è stata mostrata a Cofano che lo ha riconosciuto. Non ci fu seguito alla richiesta: “Quello che è stato fatto una volta per cortesia istituzionale, non poteva essere ripetuto”. Cofano ha poi precisato di aver chiesto lui di essere sentito dopo il primo interrogatorio del pm: “Ne parlai con il mio avvocato, per ricostruire la vicenda anche perché mai prima sono stato sentito in un’indagine penale. Quel giorno gli agenti della Digos mi portano dal pm senza che io sapessi niente, ero all’oscuro di tutto, in stato ansioso e iperteso”. L’ipotesi che potesse trattarsi di Consales venne presa in considerazione assieme ad altre, come le lite fra colleghi, sfociate in un’occasione in aggressione fisica. “Eravamo talmente in buona fede che quando il mio collega venne chiamato, io lo accompagnai in Procura per chiedere di cosa si trattava, come due imbecilli”.

Cofano, infine, ha escluso che mai prima siano stati usati conti correnti personali dei dipendenti per saldare debiti di contribuenti e ha precisato che il nuovo direttore della filiale d Brindisi ha cambiato modus operandi.

Il livello di tensione di quel periodo è stato riferito da Angelo Bartolotti, all’epoca responsabile incassi al contribuente, residente a Lecce, dove è stato trasferito: “Su questa rateazione i contatti erano pressanti e pesanti. Ricordo di essere stato chiamato dal direttore e di essere andato nel suo ufficio a portare il modulo per il pagamento rateale, ma l’istanza del sindaco non fu lavorata quella stessa giornata. Era una pratica arrivata brevi manu”, ha detto rispondendo al pm Toscani. “C’era un monitoraggio costante”. Ci furono, stando agli atti, telefonate e mail come il messaggio via posta delle tre e mezza di notte partito dall’allora direttore regionale e destinato a Bartolotti per chiedere di “lavorare just in time”.

“ Io già avevo accumulato una tensione non indifferente nell’ultimo anno di lavoro, tanto che a giugno mi feci accompagnare a case che mi sentii svenire e feci sette giorni di malattia. Furono mesi angoscianti: sentivo la pressione di su di me, non sapevo come districarmi, era come se avessi una spada di damocle sulla testa”.

“Quando vidi i soldi contanti, mi sono gelato. Lui disse che erano di Consales e gli risposi che non si poteva fare niente senza assegno, circolare o bancario. Erano seimila e 600 euro. Puzzovio disse ‘provo a contattare Consales’ e io andai dal collega per avvertirlo della possibile quietanza. Puzzovio mi richiamò dicendomi che non c’era possibilità di assegno, il nervosismo cresceva visto che da Bari chiedevano. Serviva un conto corrente. Andai con un collega alla Unicredit e mi dissero che non si poteva fare niente, quindi rientrai in ufficio e la situazione degenerò: sembrava che bisognasse fare tutto quel giorno e non riuscivo a trovare una soluzione. Puzzovio lo ripeteva all’infinito: ‘Dobbiamo trovare qualcuno che abbia un conto corrente’. Disse qualcuno ma era implicito che doveva essere un dipendente di Equitalia. Io avevo perso la rotta, a quel punto piuttosto che coinvolgere un collega, decisi di farlo io. E infatti presi il contante, andai al Bando di Napoli, feci l’assegno circolare e andai allo sportello, poi diedi la quietanza al direttore che avrebbe dovuto consegnarla a Consales”.

“Andai in pausa pranzo e ne parlai con i colleghi, ma non mi capacitavo di quello che avevo fatto: mi dissero non ti preoccupare, hai agito in buona fede. Ma io crollai totalmente e a casa ne parlai con mia moglie  (che è avvocato). Da quel momento l’atteggiamento, il mio, cambiò. Continuarono le telefonare per sapere di Consales, il direttore mi contattò ancora ma dissi di no. Ed ebbi contatto con Cofano il quale mi riferì di aver avuto analoga richiesta, per cui gli dissi di non fare niente che l’errore l’avevo già fatto io”.

Quanto al commercialista Vergara, Bartolotti ha ricordato di averlo visto perché aveva fatto “transazioni con Equitalia”. “Per quale società?”, ha chiesto il pm. “Per la Nubile?” Risposta: “Sì forse era la Nubile, lo conobbi in quella occasione, poi Puzzovio mi disse che si occupava anche della rateizzazione del debito di Consales. Mi sembrava che il rapporto tra i due, Vergara e Puzzovio, fosse libero nel senso che si vedevano quasi quotidianamente.

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