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Cronaca

Il fratello del pentito: "Non c'entro con lui"

BRINDISI – “Non abbiamo mai fatto del male a nessuno. Non so dove vogliono arrivare”. Vito Passaseo, fratello del pentito Giuseppe Passaseo, ha subito la scorsa notte il secondo attentato ai danni del suo bar, il Café Monik di via Sant’Angelo, dopo quello avvenuto la notte fra il 10 e l’11 ottobre 2012.

BRINDISI – “Non abbiamo mai fatto del male a nessuno. Non so dove vogliono arrivare”. Vito Passaseo, fratello del pentito Giuseppe Passaseo, ha subito la scorsa notte il secondo attentato ai danni del suo bar, il Café Monik di via Sant’Angelo, dopo quello avvenuto la notte fra il 10 e l’11 ottobre 2012. Due individui a bordo di un motociclo hanno esploso due fucilate verso la saracinesca del locale che affaccia in via Antonio Rosmini.

A giudicare dai segni lasciati sulla lamiera (una scarica di pallini e un foro) si presume che gli attentatori impugnassero un fucile da caccia calibro dodici, con canne sovrapposte o affiancate, caricato con una cartuccia a colpo singolo e una cartuccia a pallini. E’ stato lo stesso Passaseo, residente in uno stabile situato a ridosso del bar, a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

“Ho sentito i colpi – dichiara il commerciante – intorno all’una. Sono sceso subito in strada e ho visto il buco sulla saracinesca”. Lo scorso anno, nel mirino degli attentatori finì la parte inferiore della porta vetrata del bar, mandata in frantumi da un pallettone. Oggi come allora, Passaseo non riesce a spiegarsi il motivo del gesto. Ma appare evidente il collegamento con l’incendio di origine dolosa che la notte fra domenica e lunedì, in via Gerolamo Aleandro, ha danneggiato il Suv Kyron Ssangyong di proprietà di Vincenza Passaseo, sorella di Vito e Giuseppe.

“E’ possibile – ammette Vito Passaseo – che ci sia un legame fra questi episodi, ma non sono in grado di individuarne il movente. Si possono fare tante supposizioni. Certezze non ve ne sono. Nessuno ha mai rivendicato l’attentato che ho subito lo scorso anno e nessuno ha ancora rivendicato quest’ultimo attentato. Né ho mai ricevuto richieste particolari”.

Il pensiero va inevitabilmente al processo nei confronti del clan Brandi, frangia brindisina della Scu, che vede coinvolto Giuseppe Passaseo nel ruolo di collaboratore di giustizia. “Non ho nulla a che fare – dichiara Vito – con le vicende giudiziarie di mio fratello. Io e i miei famigliari siamo onesti lavoratori. Abbiamo aperto 10 anni fa questo bar e lo mandiamo avanti con grandi sacrifici”.

Vito parla con tono di voce sereno. I due attentati non scalfiscono la sua determinazione. “Paura? Non ho paura – dichiara Vito – per quale ragione dovrei avere paura, se non ho mai fatto del male a nessuno? Intendo andare avanti per la mia strada. Faccio questo mestiere da 10 anni e non saprei cos’altro fare”.

Sull’episodio, intanto, indagano i carabinieri della compagnia di Brindisi. Le immagini riprese dalle telecamere di cui è dotato il locale sono già state acquisite. In mattinata, le forze dell’ordine sono tornate sul posto per un ulteriore sopralluogo. La pista battuta, anche se non vi sono ancora elementi oggettivi che lo dimostrino, è quella di una correlazione fra i due attentati subiti da Vito e Anna Passaseo e le vicende giudiziarie del fratello, che spiegò di aver lasciato la Scu “perché mi volevano far commettere omicidi”.

 

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