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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Il grido di quel Papà manovale

BRINDISI - “Sono il papà di Melissa” ditemi come sta mia figlia. Ore 9.30, ospedale Perrino di Brindisi. Melissa Bassi di 16 anni non ce l’ha fatta. Un padre si è dovuto sentir dire questo dalla polizia del posto fisso del nosocomio brindisino. Melissa è morta tra urla e disperazione per mano di qualcuno che ha voluto fare del male a tutto il mondo, non solo a Mesagne, Brindisi o l’Italia. Altre cinque ragazze – Sabrina Ribezzi, Selene Greco, Vanessa Capodieci, Nicoletta Missere, Azzurra Camarda sono ricoverate a Brindisi mentre Veronica Capodieci, sorella di Vanessa, dopo un lungo intervento chirurgico è stata trasferita presso il Vito Fazzi di Lecce in prognosi riservata nel reparto di rianimazione.

BRINDISI - “Sono il papà di Melissa” ditemi come sta mia figlia. Ore 9.30, ospedale Perrino di Brindisi. Melissa Bassi di 16 anni non ce l’ha fatta. Un padre si è dovuto sentir dire questo dalla polizia del posto fisso del nosocomio brindisino. Melissa è morta tra urla e disperazione per mano di qualcuno che ha voluto fare del male a tutto il mondo, non solo a Mesagne, Brindisi o l’Italia. Altre cinque ragazze – Sabrina Ribezzi, Selene Greco, Vanessa Capodieci, Nicoletta Missere, Azzurra Camarda sono ricoverate a Brindisi mentre Veronica Capodieci, sorella di Vanessa, dopo un lungo intervento chirurgico è stata trasferita presso il Vito Fazzi di Lecce in prognosi riservata nel reparto di rianimazione. Tre bombole di gas davanti l’Istituto professionale femminile “Morvillo - Falcone” di Brindisi per uccidere, per ammazzare. Un tic tac che non si sentiva nello scorrere dei secondi ma sui passi e sorrisi delle ragazze che sotto il sole stavano arrivando nella loro scuola per una giornata come tutte le altre. Un passo accanto all’altro, perché loro non si staccavano mai. Compagne di scuola e di vita. Negli adolescenti non c’è rabbia, c’è solo volontà di trasformarsi, essere diversi, non essere più “piccoli”. Qualcuno però ha voluto che tante studentesse, insegnanti, persone, un mondo intero, ricordasse questo maledetto sabato di maggio 2012, il 19. Ore 7.10, il pullman Fse, passa da Mesagne, da via Torre per prendere gli studenti. Ore 7.40, si trova a Brindisi, in viale Aldo Moro, si ferma nei pressi dell’edicola che si trova proprio tra l’Istituto femminile e il tribunale e fa scendere i pendolari. Pochi metri e sette, gioiose ragazze, si sono trovate nell’esplosione, nell’attentato di stamane. “Mamma abbiamo fatto un incidente – a parlare è Vanessa Capodieci di 18 anni al telefono con la madre – non ti preoccupare stiamo bene io e Veronica”. La lucidità e la fermezza di una 18enne che non sa nemmeno cosa le è accaduto. Il coraggio, con la sorella fra le braccia in fin di vita, fa coraggio alla mamma, la donna più importante della vita di ognuno. Mentre i soccorsi arrivano, i primi genitori si muovono verso il Perrino di Brindisi. Vanessa è li, con le gambe escoriate dalle fiamme, a tamponare il torace della sorella più piccola e metterla in angolo “sicuro” , così l’ha descritto Vanessa agli investigatori. Veronica era sventrata. Si trovava davanti a Vanessa quando lo scoppio, l’ha fatta volare una decina di metri dietro di lei. Ore 8.30, ospedale Antonio Perrino di Brindisi, invaso da ambulanze, feriti, insegnanti, compagni di scuola, amici, genitori e parenti. Panico e lacrime che scendono dagli occhi senza arrestarsi. Ore 9, Veronica Capodieci, viene trasportata d’urgenza in sala operatoria. Ha ustioni di terzo grado su tutto il corpo e ferite profondissime e aperte soprattutto sul torace. Ore 9.30, Melissa, la piccola Melissa, di 16 anni, non lotta più. Il suo cuore si ferma, mentre il suo papà era dietro la porta del pronto soccorso ad aspettarla. Cappellino sul capo, il solito che porta quando è al lavoro, fa il manovale, mani grandi e sporche. “Sono il papà di Melissa, ditemi come sta”. Pochi istanti e le urla di quel papà, con una sola figlia, stringono il cuore a tutte le persone che si trovavano in quel momento in ospedale. La mamma di Melissa, quella madre che non l’ha mai lasciata un attimo perché figlia unica, alla notizia della morte, sviene nell’abitazione a Mesagne e i parenti sono costretti a chiamare il 118. Ore 10, in ospedale al quinto piano, dove si trova il blocco operatorio, c’è il papà delle sorelle Capodieci, insieme al nonno di Veronica e Vanessa che stringe in mano lo zaino della nipotina, in attesa di una risposta positiva. Al secondo piano in Chirurgia Plastica, invece, c’è la mamma insieme a Vanessa che continua a chiedere della sorella e ha chiesto di avere accanto a sé Antonio, il fidanzatino, per farle coraggio. Ogni tanto, il papà delle due scende per far coraggio alla moglie: “Non ti preoccupare. Andrà tutto bene. Tu stai con Vanessa. Io sono su con Veronica”. Lo strazio di due anime che hanno dato al mondo delle figlie, creature che non hanno mai fatto male a nessuno, sono stretti tra dolore e disperazione. Accanto al letto di Vanessa c’è Selene Greco, la compagna di banco di Melissa Bassi. “Ditemi come sta Melissa” ripete. Ma a lei, con ustioni di secondo e terzo grado sul volto e sulle mani e braccia, non le è stata detta la verità. “Non preoccuparti, Melissa sta bene, non preoccuparti, rilassati adesso”. Solo occhi bianchi e pieni di lacrime. A Selene, hanno rasato tutti i capelli, che avevano preso fuoco nello scoppio, insieme alla maggior parte del suo corpo. Il suo visino, dolcissimo, e quegli occhi castani che non riescono a fermare le lacrime, raccontano paura, tanta paura. Un incubo che non sembra essere successo realmente. Le ore passano. Passano le parole. Gli abbracci di conforto. I cuori che si fanno forza. Veronica finalmente esce dalla sala operatoria , è stata stabilizzata e viene trasportata verso il Vito Fazzi di Lecce, nel reparto di rianimazione pneumologica. Il papà, seduto nella macchina che ha seguito l’ambulanza mentre la mamma era da Vanessa, al quinto piano, questa volta in sala operatoria c’era la sorella coraggio. Un’ora dopo la 18enne era in stanza, nuovamente, e stava discretamente bene, le sono state ricostruiti lembi di entrambe le gambe. Azzurra Camarda, anche, finalmente anche lei uscita dalla sala operatoria, si trovava in stanza nel reparto Grandi ustionati. Lei ha ustioni di terzo grado su tutto il corpo. Ma per adesso risponde bene alle cure dei medici anche se la sua prognosi, come quella di Sabrina Ribezzi, accanto al letto di quest’ultima, e Veronica a Vanessa, rimangono riservate.

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