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Cronaca

Il mistero del rimorchiatore albanese. Avviata indagine anche in Grecia

Sarà uno dei temi dell’indagine sul disastro del traghetto italiano Norman Spirit, il tentativo effettuato stamani da un rimorchiatore albanese di portare a Valona il relitto della nave, che era sorvegliata a vista da tre rimorchiatori italiani dell’impresa brindisina Fratelli Barretta per ragioni di sicurezza della navigazione, visto che era alla deriva

BRINDISI – Sarà uno dei temi dell’indagine sul disastro del traghetto italiano Norman Spirit, il tentativo effettuato stamani da un rimorchiatore albanese di portare a Valona il relitto della nave, che era sorvegliata a vista da tre rimorchiatori italiani dell’impresa brindisina Fratelli Barretta per ragioni di sicurezza della navigazione, visto che era alla deriva. Tentativo, lo ricordiamo, costato la vita a due marinai del rimorchiatore e il ferimento di un terzo, colpiti dalla violentissima frustata del cavo di traino spezzato.

Per conto di chi agiva il rimorchiatore? Giuseppe Barretta dichiara di non avere certezze in merito ma lega a questo episodio la decisione del magistrato inquirente di nominare custodi giudiziali della nave i titolari della società di rimorchio di Brindisi. Ad ogni buon conto, la marina Militare ha lasciato in zona il cacciatorpediniere lanciamissili Durand de La Penne a scoraggiare nuove azioni dello stesso tipo.

Intanto l’armatore della Norman Atlantic difende la propria scelta di rivolgersi ad una impresa privata per partecipare alle operazioni di salvataggio: "In merito ai dubbi espressi circa la scelta operata nell'affidare le operazioni di recupero e salvataggio della nave ad una società privata, nonché circa la possibilità che tale scelta possa essere finalizzata a sottrarre la nave alle indagini da parte dell'Autorità giudiziaria”, la Visemar di Navigazione desidera evidenziare “che come suo preciso e improcrastinabile dovere, non appena informata del tragico incidente, ha provveduto ad incaricare delle operazioni di salvataggio la Smit Salvage, primaria compagnia specializzata nel soccorso delle navi in difficoltà”.

La Visemar rileva che di tale incarico “è stata informata anche l'autorità marittima intervenuta nell'espletamento delle proprie funzioni istituzionali. La compagnia armatrice - prosegue la nota di Visemar - non ha altro interesse che l'accertamento della verità e pertanto si atterrà ad ogni indicazione che verrà data dall'autorità giudiziaria, anche in merito al porto di destino della nave, una volta che sarà stata recuperata, richiedendo analogamente alla società Smit Salvage di attenersi a tali indicazioni”.

Ma a sul teatro del gravissimo incidente navale che è costato la vita probabilmente a molte decine di persone e membri dell’equipaggio, superando il bilancio del naufragio di Costa Concordia, l’unica unità estranea al dispositivo dei soccorsi ad apparire è stato il rimorchiatore albanese, che ha solo aggravato il conto dei morti perdendo due membri dell’equipaggio. Sarà il pm ad accertare la verità.

Intanto anche in Grecia si sta muovendo la magistratura. Un'inchiesta giudiziaria è stata ordinata oggi dal pubblico ministero della Corte suprema ellenica per determinare le cause dell'incendio sul traghetto Norman Atlantic. Il ministro greco per la Marina mercantile, Miltiadis Varvitsiotis, ha chiesto "l'accelerazione di questa indagine per chiarire le condizioni" dell'incidente. Numerose testimonianze dei sopravvissuti, tornati in Grecia questa notte, hanno fatto stato di alcuni guasti sul traghetto e della scarsa organizzazione dopo l'annuncio dell'incendio a bordo, al largo dell'isola di Corfù tra la Grecia e l'Italia.  



 

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