Il parco giochi di Sant'Elia come un campo di battaglia: pericoli per i bimbi
Rottami e ruggine, sono queste le “giostre speciali” che accolgono chi osa avvicinarsi al parco giochi di viale Leonardo Da Vinci, nel quartiere S.Elia. Altalene trasformate in semplici rettangoli di legno, giochi a percorso degni di un allenamento da Navy Seals (forze speciali dell'esercito americano), ma certamente inadatti ai piccoli brindisini
BRINDISI - Rottami e ruggine, sono queste le “giostre speciali” che accolgono chi osa avvicinarsi al parco giochi di viale Leonardo Da Vinci, nel quartiere S.Elia. Altalene trasformate in semplici rettangoli di legno, giochi a percorso degni di un allenamento da Navy Seals (forze speciali dell'esercito americano), ma certamente inadatti ai piccoli brindisini, e ancora, strutture pericolanti e lontane da ogni parametro di sicurezza.
Insomma, più che un’area dedicata al divertimento dei più piccoli, il parco giochi, in mesi di abbandono, ha preso le sembianze di un’installazione artistica, un’opera che potrebbe benissimo avere come titolo “Requiem del divertimento”. Perché, come si può vedere dalle foto inviateci da una nostra lettrice, questo parco, o, per meglio dire, ciò che ne rimane, può trasmettere diverse sensazioni, ma senz’altro non quelle legate alla gioia e al piacere.
Purtroppo non è un caso isolato, la cronaca parla chiaro, sono tantissimi i casi di degrado che riguardano parco giochi, come quello del Casale, il più famoso, ma anche il più famigerato per via di piccoli infortunati e mancate manutenzioni, o aree verdi, su tutti il Cesare Braico e il parco del Cillarese.
Zone destinate al cittadino, ma trasformate, in moltissimi casi dagli stessi cittadini, in aree vandalizzate.
Tante le denunce raccolte nel corso degli anni, tanti i dibattiti venuti fuori da esse, ma pochissimi provvedimenti presi, ancora meno i cambiamenti, in positivo, registrati.
La distruzione del parco di viale Leonardo Da Vinci, una delle arterie più importanti e trafficate del quartiere, parla da sola, anzi, è il silenzio assordante che più colpisce; lì, dove dovrebbe regnare il rumore delle catene delle altalene in movimento e le risate chiassose dei bambini impegnati a dondolarsi, non si muove una foglia. Più simile a un monumento dell’abbandono che a un santuario del sorriso.