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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Il pentito: "I boss avevano amici anche tra albergatori e gestori di discoteche"

MESAGNE - Ancora Penna, ancora rivelazioni da parte del pentito che stavolta fa i nomi di due insospettabili imprenditori del Brindisino. Si tratta di un impresario attivo nel mondo della notte e delle discoteche, e del proprietario di un prestigioso hotel-ristorante a cinque stelle, entrambi legati al clan dei Mesagnesi e a Daniele Vicientino in particolare.

MESAGNE - Ancora Penna, ancora rivelazioni da parte del pentito che stavolta fa i nomi di due insospettabili imprenditori del Brindisino. Si tratta di un impresario attivo nel mondo della notte e delle discoteche, e del proprietario di un prestigioso hotel-ristorante a cinque stelle, entrambi legati al clan dei Mesagnesi e a Daniele Vicientino in particolare.

Il tramite fra il boss, con l’altisonante alias “il Professore”, e i due colletti bianchi è costituito secondo il collaboratore di giustizia – Penna ne parla nelle cinquanta pagine di verbali allegati all’avviso di conclusione delle indagini della operazione Calypso – da Giovanni Vicientino, 58 anni, cugino di Daniele e da Maurizio, 34 anni, fratello del boss scovato a marzo in una villa a Torre Santa Susanna, dopo tre mesi di latitanza.

Affiliati per nascita entrambi, secondo il collaboratore di giustizia, che parlando dei due presunti luogotenenti precisa: “Vicientino Giovanni, cugino di Daniele, era il suo factotum. Intendo dire che svolgeva una serie di compiti per suo conto”, spiega Penna, e prosegue: “Formalmente Giovanni Vicientino non è affiliato, cosa questa non necessaria, essendo parente di Daniele. Intendo dire che nel momento in cui una  persona è parente di un nostro affiliato, per noi poteva partecipare alle attività dell’associazione senza bisogno di certificarne formalmente l’appartenenza. Giovanni Vicientino quindi era al corrente e contribuiva a tutte le attività del cugino e noi non abbiamo mai sentito la necessità di affiliarlo formalmente”.

Ma di cosa si occupava il cugino del Professore, prima di finire in manette? “Ritirava i proventi del traffico di stupefacenti e soprattutto si occupava dei rapporti con le discoteche, delle quali curava la sicurezza”. Delle discoteche in questione Penna fa esplicitamente nome e nei verbali quasi completamente coperti da omissis quei nomi si leggono distintamente, tanto quanto quello dell’unico proprietario ad esse riconducibile. Il pentito insomma, dichiara altrettanto esplicitamente che le discoteche del Brindisino citate, arruolano fra addetti alla sicurezza gli uomini indicati dal clan. Una forma di tangente, come quella pagata dagli imprenditori edili per l’assunzione – obbligatoria – dei guardiani.

L’hotel-ristorante a cinque stelle, è invece quello che fa capo a un facoltoso imprenditore della provincia, socio in affari di Daniele Vicientino in persona. “So solo che per conto del fratello Daniele teneva i rapporti con gli affiliati non di Mesagne che lo volevano incontrare, nel senso che li accompagnava e concordava gli incontri, facendo sostanzialmente da portavoce di Daniele”. Segue la rivelazione che scotta: “Poco prima del mio arresto aveva costituito a suo nome una società unitamente a tale (segue nome e cognome, ndr), proprietario di (segue il nome dell’hotel a cinque stelle), nipote di… (uno degli affiliati finiti in manette il 29 settembre, ndr)”.

“In realtà – spiega il pentito – Maurizio ricopriva questo ruolo al posto di Daniele che non voleva comparire, e che gli aveva fornito capitali necessari all’avvio dell’attività, visto che Maurizio non mi risulta avesse sue disponibilità”. Nelle ricostruzioni che gli investigatori stanno effettuando, oltre a nomi di politici, ci saranno dunque anche quelli di imprenditori legati a vario titolo al clan, impegnato nel riciclaggio del denaro provento soprattutto dei traffici legati agli stupefacenti. Un’impresa efficiente, con ruoli e mansioni nettamente delineati, e persino specifiche competenze sulla droga da smerciare.

Questo appare il clan dei Mesagnesi nell’organigramma scandito da Ercole Penna. “Io personalmente negli ultimi anni ho avuto più modo di curare quello (il traffico, ndr) all’hascisc e alla marijuana, mentre demandavo a Daniele Vicientino quello inerente la cocaina. Ciò perché quest’ultimo era alquanto pratico nella manipolazione e quindi nel taglio e confezionamento della stessa”. Per il trattamento e lo smercio della coca “il professore” si avvaleva secondo il collaboratore di giustizia del mesagnese Tobia Parisi.

“Affiliato a Daniele Vicientino per conto del nostro gruppo commercializza lo stupefacente nella provincia di Brindisi. In modo particolare sulla sua figura aggiungo che si occupa della custodia della droga a disposizione del gruppo provvedendo a individuarne i posti di occultamento, si occupa anche della distribuzione dei quantitativi da destinare agli affiliati di altre aree, nonché del taglio e del confezionamento della droga”. Compito delicato per uno che, come Parisi, dopo mesi di latitanza si fa scovare dai carabinieri mentre esulta di fronte al video, in casa d’amici a Erchie, al gol di Rossi. Il match era quello Germania - Italia del 9 febbraio scorso.

A Zorro invece, alias di un sodale il cui nome non risulta al momento nel registro degli indagati, toccava invece il riciclo del denaro provento dei traffici di droga: “Lo stesso è principalmente dedito alla ripulitura del danaro di Daniele Vicientino attraverso la frequentazione di casinò all’estero”, e più in là, per meglio chiarire: “In alcune occasione Guarnieri ha ricevuto cocaina da Vicientino, che spacciava ad una serie di suoi clienti. Inoltre, in più occasioni, si recava in casinò anche all’estero, con 10-20mila euro che gli consegnava Vicientino, dei quali in tal modo intendeva poi dimostrare la lecita provenienza”.

I riferimenti per Ceglie Messapica invece erano due: “In detto comune vi è come referente Gennaro Solito persona già affiliata a Bruno Bembi, quindi riconducibile a Antonio Vitale. Vi è ancora Nicola Nigro, affiliato a Daniele Vicientino (…). Presso Solito e Nigro dovevamo spesso intervenire per sedare i loro contrasti”. Su Solito, ex agente della polizia di Stato convertito alle fila avverse, Penna aggiunge: “Sono a conoscenza che nel 2009 si è recato almeno una volta in Brasile per istaurare i contatti per il traffico internazionale di stupefacenti che, però, non ebbe ulteriore sviluppo”.

Sarà un caso, o forse no, ma la passione per i lidi d’oltreoceano il poliziotto smarrito non l’ha mai persa. Sfuggito alla cattura all’alba del blitz del 29 settembre scorso, fu arrestato a Malpensa, dove gli agenti lo aspettavano di rientro da un viaggio in Thailandia.

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