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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Il perito manca due volte, e viene indagato. Il test del Dna per Maglie affidato al Ris

BRINDISI - Perché la giustizia italiana si muove a passi tardi e lenti? Una delle risposte è quella arrivata nel pomeriggio nel gelo dell’aula bunker del tribunale di Brindisi, dove otto imputati alla sbarra hanno ingollato tre mesi in surplus di custodia cautelare, attendendo invano il deposito della perizia che dovrebbe stabilire l’identità del cadavere ritrovato in Montenegro su indicazione del pentito Vito Di Emidio.

BRINDISI - Perché la giustizia italiana si muove a passi tardi e lenti? Una delle risposte è quella arrivata nel pomeriggio nel gelo dell’aula bunker del tribunale di Brindisi, dove otto imputati alla sbarra hanno ingollato tre mesi in surplus di custodia cautelare, attendendo invano il deposito della perizia che dovrebbe stabilire l’identità del cadavere ritrovato in Montenegro su indicazione del pentito Vito Di Emidio.

Scadevano ieri i termini per la consegna delle analisi comparate del Dna fra i resti scheletrici e i campioni di sangue dei parenti della presunta vittima, Giuliano Maglie, scomparso da Brindisi nel lontano giugno 1999 proprio dopo essere partito verso l’altra sponda dell’Adriatico. Il consulente del tribunale, il professore Alessandro Dell’Erba, dopo l’ennesima ricerca da parte della corte d’assise chiamata a giudicare, ha fatto sapere che non solo la perizia non sarebbe stata consegnata, ma che le indagini genetiche non sono mai nemmeno iniziate.

La notizia ha fatto infuriare il presidente della corte, il giudice Gabriele Perna, che ha trasmesso gli atti alla procura per l’eventuale apertura di un fascicolo d’inchiesta per omissione di atti d’ufficio a carico del professore universitario barese, segnalando l’increscioso episodio al presidente dell’ordine dei medici di Bari nonché al presidente del tribunale di Bari, dove Dell’Erba risulta iscritto all’albo dei consulenti tecnici d’ufficio, “notifica necessaria per eventuale sospensione dall’albo”, ha detto Perna.

Il magistrato, censurando il ritardo arrecato ai tempi del processo, ha fissato per la prossima settimana la camera di consiglio per decidere l’eventuale ammenda da comminare a Dell’Erba, entro i limiti previsti dalla legge che oscillano da un minino di 154 a un massimo di 1549 euro.

Sempre nella udienza di oggi, l’incarico è stato affidato al maresciallo dei Ris di Roma Cristiano Franchi, biologo romano dal curriculum blasonato a dispetto della giovane età, 39 anni. Lo specialista in genetica applicata, provvederà alla estrazione del Dna osseo, attraverso il prelievo di una parte del femore e dei denti, che sarà comparato al Dna delle parti offese, i parenti di Maglie che hanno da sempre rifiutato la costituzione di parte civile: “I soldi di Bullone non li vogliamo”, hanno detto fin dal primo istante di questa tragedia lunga undici anni.

Il maresciallo dei Ris sarà affiancato da un medico legale, al quale toccherà rispondere a ulteriori domande: quale età aveva l’uomo i cui resti sono stati trovati ormai otto anni fa, come fu ucciso, e interrogativi affini, che porteranno alla identificazione esatta del cadavere ancora senza volto e senza nome, e soprattutto senza sepoltura.

Per il perito montenegrino incaricato che esguì l'autopsia sui resti ritrovati a Bar, nel punto esatto indicato dal pentito Vito Di Emidio agli inquirenti, i dubbi sono pochi circa la possibilità che si tratti di Maglie. Altezza, età, sesso, e soprattutto due dettagli, non lasciano dubbi sul fatto che si tratti della vittima predestinata da Bullone. Lo dimostrerebbero due dettagli su tutti, un canino di porcellana e un callo osseo alla clavicola, frutto di una frattura riportata in seguito ad un incidente. Gli stessi riscontrati sullo scheletro, oltre a un ulteriore particolare. Nessun dubbio che l’uomo trovato cadavere sia morto di morte violenta: sul cranio sono stati rilevati due fori, uno d’entrata sulla tempia destra e un altro d’uscita corrispondente. Larghezza del foro, nove millimetri. Di Emidio aveva avuto cura di indicare anche l’arma dalla quale era stato esploso il colpo mortale, una calibro nove.

L’empasse che ha preceduto la consegna dell’incarico al maresciallo dei Ris, ha creato un comprensibile nervosismo fra i detenuti in attesa di giudizio, molti dei quali rischiano l’ergastolo. Su tutti, Giuseppe Tedesco, accusato dal cognato Bullone di aver ucciso Maglie con un colpo di pistola alla testa. Dichiarazioni rese a verbale all’atto di pentimento, inghiottite nel vuoto della smemoratezza di Di Emidio, nella paradossale udienza di qualche mese addietro. Il collaboratore a intermittenza ha accusato, si è rimangiato tutto cambiando versione, salvo poi tornare ad accusare.

Giocando con la vita altrui, come ha già fatto con quella di “diciannove, forse venti, signor giudice non ricordo…” vittime, uccise per mano sua o per suo ordine. Tedesco, dal canto suo, non ha mai smesso di proclamare la propria innocenza. Negando risolutamente di aver ucciso Maglie, ma anche il duplice omicidio di cui, sempre Bullone lo accusa, quello di Leonzio Rosselli e Giacomo Casale. Questa mattina, chiedendo la parola per rendere dichiarazioni spontanee, ha chiesto rivolgendosi alla corte: “Com’è morto Maglie? Pistola come dice Bullone o zappa come dice Fabio Luperti?”. A sostegno di Tedesco, i parenti hanno inscenato una manifestazione discreta e pacifica, indossando una maglietta con la scritta “Giuseppe è innocente”. In testa al silenzioso corteo, come sempre, la moglie Angela Di Emidio.

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