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Cronaca

Il processo fondi antiracket resta a Lecce: anche il Comune parte civile

Il Tribunale ha rigettato le eccezioni della difesa sul luogo dei reati contestati. Per l’abbreviato udienza a giugno

BRINDISI – Resta a Lecce il processo ordinario scaturito dall’inchiesta sulla presunta truffa con i fondi riconosciuti all’associazione Antiracket del Salento. Con il Comune di Lecce parte civile.

Il processo ordinario

Il Tribunale, lo scorso 6 aprile 2018, ha respinto l’eccezione sollevata da alcuni difensori degli imputati, secondo i quali non sarebbe Lecce, ma Milano il luogo in cui sarebbero state consumate le condotte contestate nei capi di imputazione, in seguito al decreto di rinvio al giudizio. La decisione è stata assunta dai giudici della Seconda sezione penale. Il collegio ha disposto la prosecuzione dell’istruttoria dibattimentale, fissando al 20 aprile la prossima udienza, sempre nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola, alle porte del capoluogo salentino.

In questo troncone sono 23 gli imputati, a partire dall’ex presidente dell’Associazione, Maria Antonietta Gualteri, e da alcuni ex funzionari del Comune di Lecce. L’Amministrazione ha deciso di costituirsi parte civile, con richiesta di risarcimento danni, ammessa dal Tribunale su istanza dell’avvocato Stefano Maggio, nominato dalla Giunta.

Si erano già costituiti parte civile, in sede di udienza preliminare, il Ministero dell’Interno, l’Associazione Nazionale Antiracket, la Regione Puglia e ancora le due  associazioni Antiracket locali, quella di Lecce e quella di Taranto.

Il processo con rito abbreviato

E’ fissata al 12 giugno prossimo la discussione del processo con rito abbreviato scelto dai difensori di tre imputati, ossia  l’avvocato Cristian Colella, rinviato a giudizio in ordine ad un unico episodio di “falso ideologico aggravato”, stando al capo di imputazione; l’avvocato F. V., a processo quale “partecipe di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti contro il patrimonio, contro la Pubblica amministrazione e contro la fede pubblica”, oltre che per i reati satellite di truffa aggravata per conseguimento di erogazioni pubbliche, falso materiale ed ideologico, e Salvatore Laudisa, imputato per “falso materiale aggravato e peculato”.

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