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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

“Chi denuncia continua a restare solo: ascoltateci”. Minacce all'antiracket

"C'è chi è rimasto solo dopo aver denunciato e aver subito l'ennesima intimidazione a stare zitto. Solo senza alcuna tutela da parte delle forze dell'ordine. Anche questo è silenzio. E il silenzio è dolo: bisogna dire basta e avviare un cammino di legalità organizzata per stanare quelli della mala".

BRINDISI – “C’è chi è rimasto solo dopo aver denunciato e aver subito l’ennesima intimidazione a stare zitto. Solo senza alcuna tutela da parte delle forze dell’ordine. Anche questo è silenzio. E il silenzio è dolo: bisogna dire basta e avviare un cammino di legalità organizzata per stanare quelli della mala”.

Il grido di aiuto a sostegno di chi con coraggio decide di rompere il muro di gomma dell’omertà è partito da Brindisi, per mano di Paride Margheriti, assicuratore originario di Erchie, presidente dell’associazione antiracket che riunisce il suo comune e quelli di Torre Santa Susanna e San Pancrazio Salentino, bersagliato più volte dalla mala perché restasse in silenzio dopo la prima denuncia sporta due anni fa. L’ultima in ordine di tempo è arrivata tre giorni fa, quando Margheriti era a cena con un gruppo di amici, molti dei quali hanno scelto di stare con lui e sostenere il progetto chiamato “Il silenzio è dolo”, in cui crede anche Marco Ligabue, fratello di Luciano, cantante pure lui e autore del brano che dà il nome all’iniziativa.

“Purtroppo sono costretto a dire che non più tardi qualche giorno fa, siamo stati destinatari di un messaggio che abbiamo denunciato ai carabinieri di Francavilla Fontana, gli unici che hanno dimostrato sensibilità e che ci sono al fianco. La cosa grave è proprio questa: che non ci sia tutela per quanti denunciano”, ha detto Margheriti in apertura della conferenza stampa a Palazzo Nervegna. L’imprenditore si è trovato a vivere in un calvario nel 2013, quando qualcuno gli spedì via posta un po’ di cartucce. Di denunce ne ha sporte nove. L’ultima è legate all’episodio riportato anche sul sito www.antimafiaduemila.com: “Marco Ligabue, Ismaele La Vardera, Othelloman, Letizia Giancola, componente dell'associazione cittadini contro le mafie e la corruzione referente per il Molise, insieme a Paride Margheriti presidente dell’Associazione antiracket antimafia di Brindisi venerdì 1 maggio, stavano pranzando presso un ristorante  di Oria (è indicato anche il nome del locale, ndr), quando ad un tratto due soggetti si avvicinano a Paride informandolo che avevano rubato la sua auto”, si legge sul sito.

Margheriti, stando alla ricostruzione consegnata anche ai carabinieri della Città degli Imperiali, li ha seguiti verso l'uscita: i due gli avrebbero detto di “stare tranquillo perché avrebbe ritrovato la stessa pochi minuti dopo, là dove l'aveva lasciata in precedenza”. On line, si legge ancora: “Nessuno vetro rotto,  nessun segno di scassinamento, nessun oggetto rubato”. I due si sarebbero allontanati velocemente a “bordo di una Volkswagen grigia”. ”Aprendo il baule sono stati trovati  i bagagli di Ismaele La Vardera aperti con i vestiti rovistati e la borsa pc aperta e con gli oggetti riversi”.
Lo scorso 30 aprile Paride Margheriti, che coordina sei associazioni antiracket operanti nel Brindisino, aveva diramato un comunicato nel quale si complimentava con le forze dell'ordine per l'operazione denominata "Man in black" che ha portato all'arresto sei persone ritenute vicine alla criminalità organizzata e in quella occasione aveva  invitato i commercianti a non abbassare la guardia.

Lo staff vicino a Margheriti ha scritto che “non ci saranno annullamenti nel programma e che anzi la squadra si amplierà vedendo congiungersi al gruppo, nella giornata di domenica 3 maggio, la testimone di giustizia Valeria Grasso e il cantautore Lello Analfino”. Questa mattina, infatti, sono stati a Brindisi. “Cogliamo l'occasione per esprimere solidarietà a Paride Margheriti, ritenendo davvero incredibile che lo stesso non abbia una scorta viste le sue pesanti denunce e i susseguenti atti intimidatori. (Due auto bruciate, proiettili ricevuti, lettere minatorie, cassonetti bruciati davanti casa). Anche in questo caso il silenzio è dolo, e noi non resteremo in silenzio davanti a gesti simili”.

Sul fronte delle indagini, i carabinieri di Francavilla, hanno acquisito le immagini registrate dalle telecamere presenti nella zona, allo scopo di riuscire a “vedere” i due tipi che hanno agito a volto scoperto. Oggi Margheriti e gli altri sono andati in Prefettura. Nonostante la storia personale difficile, la fiducia e la speranza che insieme si può e si deve cambiare la situazione spinge Margheriti ad andare avanti, con un invito che va in due direzioni, da un lato alle forze dell’ordine e allo Stato perché non abbandonino i cittadini, all’altro la gente perché non sia complice con il silenzio: “La denuncia è un dovere, tutti abbiamo il dovere di dare coraggio agli altri, ma è altrettanto vero che se il diritto alla tutela viene a mancare, la situazione diventa difficile se non drammatica. E di casi da elencare, anche con riferimento a questa realtà geografica, ce ne sono diversi”, ha detto per poi ricordare che Brindisi e provincia a dispetto del numero di attentati contati dall’inizio dell’anno, ha registrato una sola denuncia. “Il nostro obiettivo è creare una rete tra le diverse associazioni per essere vicini alla gente e stiamo procedendo attraverso una serie di protocolli d’intesa: stare accanto ai cittadini è fondamentale, ricordiamoci che i testimoni di giustizia sono sentinelle del territorio che hanno messo da parte la loro paura per il nostro riscatto”.

Cosa fare, allora, quando si finisce nel mirino della mala, di chi pretende denaro e minaccia ritorsioni? “Il primo passo è non isolarsi, ma fare squadra”, ha spiegato Letizia Giancola. “Dobbiamo essere quelli del giorno prima e non del giorno dopo in Italia, Paese che sin qui ha dimostrato di essere abituato a passerelle e commemorazioni che certamente sono importanti, ma non aiutano. Dobbiamo ricordarci quel che sosteneva il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, secondo cui il miglior modo per aiutare i morti è stare con vivi. Con questo, l’invito è a fare gruppo e a tutelare chi rompe il silenzio”.maco ligabue antiraket-2

Tra gli artisti che hanno aderito al progetto, c’è Marco Ligabue, fratello di Luciano, arrivato a questa realtà dopo aver conosciuto un giovane giornalista siciliano di 21 anni: “Lo scorso ottobre, al Politeama di Palermo, ho avuto modo di parlare con questo ragazzo originario di una paese di 25mila abitanti, Villa Abate, autore di un’inchiesta su presunti brogli elettorali”, raccontato il cantante. “Per cinque mesi è stato considerato uno sfigato, non è stato ascoltato da nessuno sino a quando sono arrivate Le Iene (quelle di Italia Uno, ndr) il che già lascia intendere che tipo di Paese siamo e dal giorno in cui è stato mandato in onda il servizio, quello stesso ragazzo è stato ritenuto un eroe. Pensiero inquietante, sicuramente, fatto sta che la Giunta si è dimessa. Quell’incontro mi ha fatto riflettere parecchio: è stato il motivo che ha spinto a proporre un progetto musicale, una canzone per denunciare e al tempo stesso esprimere la voglia di riscatto, per cui alla fine è nato il Silenzio è dolo”.

Quella registrazione è stata realizzata con il telefonino e mandata a Ismaele La Vardera: da qui sono arrivate poi le adesioni di diversi artisti, tra cui il rapper Otello che il pubblico che segue Rosario Fiorello conosce, essendo stato ospite nell’edicola dello show-man. “Siamo stati a Montecitorio e in quel periodo è scoppiata Mafia Capitale, a seguire in Emilia sono state arrestate 120 persone: quel che posso dire è che la musica in due-tre minuti dice molto di più di quanto si racconta in ore. Il rapper ha concluso ribadendo l’invito alla denuncia: “Non dobbiamo crescere facendo i fatti nostri perché se parli rischi di avere problemi seri, come ci dicono. Non è questa la strada da seguire. Anzi. E’ esattamente questa realtà che ha sguazzare la mala”, ha detto Othelloman. “Il silenzio fa molte più vittime del piombo e dei proiettili. Non lasciamoci intimorire. Non ha fatto alcun passo indietro il pm Nino Di Matteo di fronte alle minacce di morte. Ora la strada è quella della legalità organizzata per salvarci da quelle persone, poche in verità, che fanno male agli altri. Sono questi i veri infami. Noi siamo molti di più, i nostri studenti, i giovani, lo sanno. Abbiamo bisogno di ognuno per moltiplicare il messaggio”. Il silenzio è il nemico da annientare.

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