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Cronaca

Il solito Piliego, complice latitante

BRINDISI – Hanno poco 19 e 21 anni i due giovani al centro di una operazione di questa mattina condotta dalla Squadra mobile di Brindisi perchè ritenuti collegati alla rapina messa a segno il quattro novembre scorso ai danni della gioielleria Arte Orafa di Nardò (in provincia di Lecce). Uno di essi è già in carcere per aver tentato la rapina di mercoledì 23 novembre a Ostuni (sempre ai danni di una gioielleria) con Piero Nani e Cosimo Leone, e l'altro leggeva libri sulla mafia (nella sua camera da letto gli investigatori hanno trovato i testi:“Così parlò la Camorra” “Sacra Corona Unita. Storia struttura rituali”). Si tratta, rispettivamente del 19enne Davide Piliego e del 21enne Tiziano Cannalire. Quest'ultimo si è già reso latitante, ma risponde solo della ricettazione dei gioielli, mentre manca all'appello il secondo autore materiale del colpo assieme a Piliego, ufficialmente da identificare.

BRINDISI – Hanno poco 19 e 21 anni i due giovani al centro di una operazione di questa mattina condotta dalla Squadra mobile di Brindisi perchè ritenuti collegati alla rapina messa a segno il quattro novembre scorso ai danni della gioielleria Arte Orafa di Nardò (in provincia di Lecce). Uno di essi è già in carcere per aver tentato la rapina di mercoledì 23 novembre a Ostuni (sempre ai danni di una gioielleria) con Piero Nani e Cosimo Leone, e l'altro leggeva libri sulla mafia (nella sua camera da letto gli investigatori hanno trovato i testi:“Così parlò la Camorra” “Sacra Corona Unita. Storia struttura rituali”). Si tratta, rispettivamente del 19enne Davide Piliego e del 21enne Tiziano Cannalire. Quest'ultimo si è già reso latitante, ma risponde solo della ricettazione dei gioielli, mentre manca all'appello il secondo autore materiale del colpo assieme a Piliego, ufficialmente da identificare.

Quando all'alba di oggi gli uomini del capo della squadra mobile, Francesco Barnaba, hanno bussato al civico 5 di piazza Tiepolo al quartiere Sant'Elia (dove Cannalire risiede insieme alla famiglia), con in mano un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 19enne non era in casa e non si è fatto trovare. Si è reso “irreperibile”. Piliego è accusato di rapina aggravata in concorso, sequestro di persona, furto di autovettura e porto di arma da fuoco. Cannalire, invece, deve rispondere di ricettazione aggravata. L'operazione che ha incastrato i due brindisini si chiama “Everywhere 3” ed è stata condotta dalla squadra mobile di Brindisi unitamente a quella di Lecce e al commissariato di polizia di Nardò.

I fatti. Il quattro novembre scorso intorno alle 18 e 30 due giovani sulla ventina entrarono nella gioielleria “Arte Orafa” di Nardò, oltrepassando indisturbati le due porte di sicurezza. Chiesero informazioni circa l'acquisto di una collana. All'interno del negozio c'era il titolare, Davide Ronzino e la sua dipendente Lucia Marzano che non esitarono a servire i loro presunti clienti. Quando il titolare si diresse verso la cassaforte, però, i due compratori balzarono dietro al bancone: uno di essi immobilizzò la commessa puntandole contro una pistola, l'altro ingaggiò una colluttazione con Ronzino, che fu anche colpito al capo col calcio dell'arma. In pochi minuti i due gioiellieri furono bloccati, i loro polsi furono legati con fascette ed entrambi furono fatti stendere per terra dietro al laboratorio. Successivamente i due furono rinchiusi in bagno.

Mentre uno dei due banditi minacciava le sue vittime con la pistola l'altro svuotava la cassaforte. Si impossessarono di monili in oro per un valore di oltre duecentomila euro. Prima di andare via sradicarono il sistema di videosorveglianza presente all'interno della gioielleria, compreso di telecamere e hard disk. Ad attenderli, fuori, c'era un terzo complice (ancora da identificare) a bordo di una Fiat Panda. I tre fuggirono via senza lasciare traccia.

Le indagini. I poliziotti raccolsero immediatamente la testimonianza delle due vittime. Ad agevolare le indagini fu il fatto che i due rapinatori agirono a volto scoperto. La descrizione del loro volto permise di tracciare subito un identikit. Un uomo presente fuori alla gioielleria, inoltre, dichiarò di aver visto due ragazzi con grossi sacchi in mano entrare in una Fiat Panda targata “To”. Ulteriori controlli permisero di accertare che quella stessa sera del 4 novembre a Brindisi, poco dopo le 17 e 30 era stata asportata proprio una Fiat Panda la cui targa iniziava con la sigla “To”. Due giorni dopo quella stessa vettura fu trovata bruciata in via Fratelli Cervi a Brindisi.

Per queste ragioni le indagini si diressero a Brindisi. Seguirono una serie di perquisizioni a carico di volti noti alle forze dell'ordine e proprio una di queste portò al rinvenimento di una grossa quantità di gioielli in un garage attiguo all'abitazione di Tiziano Cannalire. Lo stesso fu trovato in possesso di orecchini e collane. All'epoca, il 9 novembre scorso, fu denunciato per ricettazione. I monili furono mostrati al gioielliere di Nardò che ne riconobbe la proprietà portando relativa documentazione a riprova delle sue affermazioni.

Sia il gioielliere che la sua dipendente, inoltre, quattro giorni dopo la rapina furono invitati a visionare 92 foto di personaggi brindisini che nel corso degli ultimi anni sono stati accusati di rapine. Tra essi Ronzino riconobbe “senza ombra di dubbio” Davide Piliego. Era lui che aveva puntato la pistola alla sua commessa. Piliego era nell'album dei poliziotti perché l'11 marzo di quest'anno è stato arrestato, in flagranza di reato, mentre perpetrava una rapina (insieme a un altro complice), alla gioielleria “Epoca Gioielli” di corso Roma a Brindisi. Il modus operandi è stato lo stesso di quello adottato per il colpo di Nardò. I gip Giuseppe Licci del tribunale di Brindisi e Ines Casciaro di Lecce, nei giorni scorsi hanno firmato le ordinanze di custodia cautelare a carico di Davide Piliego  (la Casciaro) e Tiziano Cannalire (Licci).

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