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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Rigattiere e non ricettatore: assolto un brindisino che raccolse un cancello rubato

Il rigattiere G.C., 45 anni, di Brindisi, mai avrebbe pensato che per aver raccolto un vecchio cancello arrugginito da un'isola ecologica sarebbe finito sotto processo per il reato di ricettazione. Il malcapitato ignorava del tutto che quel ferro vecchio era stato rubato

BRINDISI – Il rigattiere G.C., 45 anni, di Brindisi, mai avrebbe pensato che per aver raccolto un vecchio cancello arrugginito da un’isola ecologica sarebbe finito sotto processo per il reato di ricettazione. Il malcapitato ignorava del tutto che quel ferro vecchio era stato rubato da un deposito. Ma per sua fortuna, il giudice del tribunale di Brindisi, Angelo Zizzari, con sentenza emessa lo scorso 24 febbraio ha riconosciuto la sua buona fede, assolvendolo: il fatto non costituisce reato.

L’avvocato difensore del 45enne, Paolo Valzano, è riuscito a dimostrare in sede dibattimentale che il suo assistito non aveva minimamente idea della provenienza illecita del cancello. Chi può pensare, del resto, che un rottame abbandonato accanto ad alcuni cassonetti dei rifiuti possa essere oggetto di furto? Tutto ha inizio una notte fra il 10 e il 13 febbraio del 2014, quando da un casolare situato nelle campagne di Brindisi viene rubato un cancello. La proprietaria dell’immobile sporge denuncia presso la caserma dei carabinieri del capoluogo. Un sottufficiale, qualche giorno dopo, ritrova la refurtiva all’interno di una rivendita di rottami.

Da lì è semplice risalire a G.C., perché il rivenditore fornisce ai militari i dati della patente della persona che gli aveva portato quell’ammasso di ferraglia pesante circa 20/30 chili, del valore non superiore ai 5 euro (0,13 euro al chilogrammo). Lo sfortunato rigattiere, una persona perbene che si guadagna da vivere onestamente, si becca così una denuncia per ricettazione. Il 3 aprile 2014, viene emesso a suo carico un decreto di citazione a giudizio. Nel corso del processo, vengono sentiti il fratello dell’imputato e un amico. Entrambi si trovavano insieme a lui nel momento in cui ha raccolto il cancello.

Questi hanno confermato che il ferro era stato prelevato da un’isola ecologica nell’ambito di un’attività di reperimento e raccolta di rottami ferrosi svolta quotidianamente per arrivare alla fine del mese. Tali testimonianze certificano senza alcun dubbio la buona fede di G.C. Il 45enne non sapeva che quel cancello fosse stato trafugato da un casolare. Ma del resto, se lo avesse saputo, sarebbe stato così ingenuo da consegnarlo a un rivenditore, mostrandogli il proprio documento identificativo? E inoltre ne sarebbe valsa la pena di mettersi nei guai per intascare la misera somma di 5 euro?

La buona fede dell’imputato è stato un elemento decisivo ai fini dell’assoluzione. Secondo l’orientamento giurisprudenziale, infatti, sono due gli elementi che permettono di configurare come tale il reato di ricettazione: “la omessa, o non attendibile, indicazione della provenienza della cosa ricevuta, la quale è sicuramente rivelatrice  - si legge nella sentenza del giudice Angelo Zizzari - della volontà di occultamento, logicamente spiegabile con un acquisto in malafede”; “la consapevolezza della provenienza illecita del bene ricevuto, senza che sia indispensabile che tale conoscenza – scrive ancora Zizzari – si estenda alla precisa e completa conoscenza delle circostanze di tempo, di modo e di luogo del reato presupposto”.

Nel caso del rigattiere brindisino, evidentemente, tali elementi non sussistevano. G.C. ha agito senza sapere che rischiava di incorrere in un reato. Per questo è stato assolto. 

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