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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Oria

Ilva, operaio morto: domani autopsia

TARANTO – Domani, sul corpo del giovane operaio di Oria, Claudio Marsella, morto stamane nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto nel reparto Mof (Movimento Ferroviario), verrà eseguito l’esame autoptico. L’ha deciso il pm della Procura della Repubblica di Taranto che sta indagando sulla morte di Marsella, per conoscere la causa del decesso. Tanti gli amici del 29enne che nel pomeriggio di oggi si sono recati a Taranto per dare ancora un saluto all’amico scomparso.

TARANTODomani, sul corpo del giovane operaio di Oria, Claudio Marsella, morto stamane nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto nel reparto Mof (Movimento Ferroviario), verrà eseguito l’esame autoptico. L’ha deciso il pm della Procura della Repubblica di Taranto che sta indagando sulla morte di Marsella, per conoscere la causa del decesso. Tanti gli amici del 29enne che nel pomeriggio di oggi si sono recati a Taranto per dare ancora un saluto all’amico scomparso.

L’incidente mortale è avvenuto alle 8.45 di questa mattina. Claudio Marsella si trovava nell’area portuale del colosso di Taranto e stava effettuando la manovra di aggancio tra due vagoni, quando per cause in corso di accertamento, il ragazzo è stato schiacciato. Queste manovre, di solito, vengono effettuate dall'operatore attraverso un dispositivo "joystick". Claudio sicuramente stava eseguendo proprio questa prassi. Al capo del convoglio, ad aspettare il segnale di avvenuto aggancio tra i vagoni, c'è un altro operaio, che aspetta conferma via radio.

Spesso, le operazioni di aggancio, vengono anche effettuate in due. Una volta che l'operazione di aggancio è avvenuta, e dopo aver comunicato l'ok via radio, l'operaio sale anche lui sul convoglio. Gli inquirenti non stanno escludendo nulla, nemmeno che Claudio Marsella abbia accusato un malore e che sia stata questa la causa che abbia portato il giovane a cadere tra i due vagoni e quindi a quel punto essere schiacciato. I primi referti medici, dell'ospedale, parlano di schiacciamento del torace e fratture del femore. Claudio Marsella è l’ennesima vittima di incidenti nell’acciaieria tarantina.

Intanto, oggi, sul social network Facebook,  non sono mancati i messaggi dei conoscenti e amici: “Un collega straordinario una persona straordinaria ci mancherai. Ricorderò le pause caffè e sigaretta, io tu e Mario e poi  ricorderò quando qualche giorno fa mi mostravi la foto del tuo serpente, due chiacchiere e via. Me lo tengo stretto come ricordo mi mancherai amico mio” scrive Giuseppe Viapiana.

“Evidentemente dio aveva bisogno di un altro Angelo ed ha scelto te” scrive Beatrice. “Sono qui in ospedale per una grande persona uno dei pochi che reputavo amico e non solo un collega. Ciao grande! Ciao Claudio”, gli scrive Davide Iacca. Carmelo Lodeserto scrive: “Non eri solo un collega oltre che essere un grande amico, per me eri come un fratello con cui mi confidavo con cui condividevo gioie e dolori. Grande eri e grande rimarrai nel mio cuore. Ti voglio un mondo di bene, un abbraccio grande amico mio”.

I messaggi di cordoglio sono arrivati anche da parte del governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola: “Una vita spezzata a 29 anni. L’ennesimo tributo di sangue versato in una Italia in cui il lavoro e i lavoratori sono marginalizzati. La tragedia capitata a Claudio Marsella, morto di lavoro all’Ilva, mi addolora e pone una volta di più in evidenza l’urgenza di coniugare il diritto alla salute e il diritto al lavoro, che sono parte di un unico inviolabile diritto, quello alla vita.  Non mi sono mai rassegnato allo stillicidio di incidenti e di morti dentro e fuori la fabbrica e per questo continuo con intransigenza a pretendere che l’azienda attivi tutti i meccanismi e le procedure possibili e necessarie per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori dentro l’Ilva e dei cittadini che vivono fuori, a Taranto e in provincia”.

“La Regione Puglia – continua Vendola - fa la sua parte e continua a farla, attraverso leggi, monitoraggi, l’elaborazione di dati epidemiologici, tutti a disposizione oggi dell’attività degli inquirenti. Io mi auguro che la proprietà dell’azienda non abbia bisogno di ulteriori eventi traumatici, che sia l’intervento della magistratura, o una legge regionale, o un altro incidente, per comprendere che è arrivato il momento di rispettare le prescrizioni e consentire così ai suoi lavoratori e alla città di Taranto di vivere in condizioni degne di un paese moderno. Mi unisco al dolore della famiglia di Claudio e dei suoi compagni di lavoro, in rappresentanza del governo regionale e di tutta la comunità pugliese”.

Anche il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, esprime “cordoglio e vicinanza ai familiari dell'operaio. Ogni vittima del lavoro - sottolinea in una nota - è un lutto inaccettabile. In questo caso lo è di più perché aggiunge una tragedia umana ad una situazione di tensione che coinvolge tutte le maestranze e la comunità tarantina, che avrebbe invece bisogno di sicurezza sul lavoro e la certezza di vivere in una ambiente sano”.

Il sindacato di Base Cobas ha scritto su Facebook: “Quello che succede d'entro l'Ilva sulla sicurezza del lavoratori D.lgs. 81/08 non lo sa né la magistratura né i sindacati esterni di Cgil, Cisl e Uil, lo sanno solo quelli che operano all'interno dello stabilimento, noi chiederemo all'Ilva di inviare tutta la documentazione che ha firmato Claudio Marsella sulla sicurezza sul lavoro alla Procura della Repubblica (conoscendo bene stabilimento e come si lavora) per verificare le responsabilità del Sil (dipendenti Ilva), il preposto di Claudio, l'accesso impianti dove il capo turno ha autorizzato Claudio Marsella ad operare in quelle condizione in cui ha trovato la morte”.

Un operaio di Brindisi, Domenico Sciscio, invece, sempre sul social netwoork ha scritto: “Premetto che espleto la stessa tipologia di lavoro della vittima, da 18 anni oramai, quindi mi è già chiara la motivazione dell'incidente, non sono state palesemente rispettate le norme che regolamentano l'aggancio di due vagoni e/o locomotori, perchè ciò deve avvenire nel momento in cui i respingenti siano attaccati, morire schiacciati significa che i suddetti non lo erano. Ora tanti possono essere le variabili per cui l'operatore non ha aspettato che si poggiassero per entrare nel mezzo, la fretta, il ritardo del treno e del servizio da rendere al cliente, la troppa fiducia nei propri mezzi, nessuno di questi è un buon motivo però per trasgredire e perdere la vita. Sono dispiaciuto ma è la cruda realtà”.

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