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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Strada per Pandi

Impianto Cdr, sopralluogo dei carabinieri del Noe: relazione in Procura

Visita dei carabinieri del Noe nell’impianto del Cdr: gli uomini del Nucleo operativo ecologico hanno ispezionato il sito di via per Pandi, nella zona industriale di Brindisi, gestito dalla società Nubile e di proprietà del Comune capoluogo, al servizio delle Amministrazioni che fanno parte dell’Oga, l’organo di governo d’ambito

BRINDISI – Visita dei carabinieri del Noe nell’impianto del Cdr: gli uomini del Nucleo operativo ecologico hanno ispezionato il sito di via per Pandi, nella zona industriale di Brindisi, gestito dalla società Nubile e di proprietà del Comune capoluogo, al servizio delle Amministrazioni che fanno parte dell’Oga, l’organo di governo d’ambito.

Il sopralluogo è stato eseguito nella mattinata di ieri e arriva a distanza di poco più di due settimane dalle verifiche dei funzionari della Asl di Brindisi, tra Ufficio di igiene e sanità pubblica e Servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, e dai vigili del fuoco, dalle quali è emersa la necessità di sospendere il certificato di prevenzione e incendio poiché sono state accertate una serie di “criticità” legate soprattutto alla quantità di rifiuti abbancati, ritenuta eccessiva, tale da essere stata trovata anche davanti alle vie di fuga, con la conseguenza che è stato contestato un aumento del rischio di combustione, schizzato al di sopra del limite massimo consentito e previsto dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto.
Non è affatto escluso, quindi, che l’arrivo dei carabinieri del Noe, sia una conseguenza dei sopralluoghi dei funzionari della Asl. D’altro canto, è possibile che i militari abbiano deciso di affacciarsi nell’impianto gestito dalla Nubile motu proprio, ossia d’iniziativa, probabilmente come appendice dell’inchiesta che ha già portato al sequestro preventivo della discarica di Autigno, lo scorso 5 maggio, sempre di proprietà del Comune di Brindisi e affidata alla stessa società. 

Fatto sta che i controlli sono andati avanti per almeno un paio d’ore nella mattinata di ieri, lunedì 31 agosto: i carabinieri sono arrivati attorno alle 12 e sono andati via poco dopo le 14. Cosa abbiano rilevato, sempre se di rilievi si può parlare, resta coperto dal segreto istruttorio: la relazione sarà trasmessa al magistrato competente per le valutazioni sul piano penale, esattamente come è già avvenuto per la discarica finita sotto chiave e costata all’amministratore unico, Luca Screti, un avviso di garanzia, perché “non osservava le prescrizioni contenute e richiamate nell’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale).

Nel decreto di sequestro, firmato dal giudice delle indagini preliminari Paola Liaci, nell’ambito delle indagini dirette dal sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, sono state contestate otto violazioni: “l’assenza di idonea copertura giornaliera dei rifiuti, l’inadeguatezza dello stoccaggio e dell’abbancamento, la presenza di percolato su lotti in esercizio e su quelli non operativi, inadeguatezza delle protezioni dei rifiuti, presenza di rifiuti non omogenei, inadeguatezza del sistema di canalizzazione e raccolta delle acque meteoriche e ancora assenza delle previste garanzie finanziarie e realizzazione di nuove opere in assenza della preventiva autorizzazione”.

L’attività della discarica, in gestione all’impresa Nubile, era stata già sospesa dalla Regione Puglia per 30 giorni, dopo una relazione dell’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione del’ambiente, in cui si evidenziava una serie di difformità rispetto all’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata a suo tempo. Non solo l’Arpa ha svolto analisi su “campioni prelevati dai pozzi spia di monitoraggio relativi agli anni 2010-2014, dalle quali emergono superamenti di alcuni valori rispetto ai limiti tabellari relativi alle acque sotterranee” che sono state acquisite dalla polizia giudiziaria”.
Il 16 aprile scorso il Noe di Lecce ha trasmesso in Procura una relazione con i risultati finali dei “rapporti di prova relativi ai controlli effettuati sulle acque di falda prelevate dai pozzi spia nel periodo dal 16 al 19 marzo, dalla cui lettura si evidenza il siperamento e quindi la difformità dei parametri di ferro, manganese e nichel, su quasi tutti i pozzi.

Circostanza, questa, che conferma l’inquinamento della falda in atto”. Da qui la necessità del sequestro, essendo “quanto mai evidente la sussistenza del pericolo che la libera disponibilità della discarica in questione, da considerarsi corpo del reato contestato, possa aggravare e protrarre le conseguenze dello stesso reato”.  Secondo il gip che ha condiviso la tesi del pm inquirente, “l’ulteriore esercizio dell’impianto determinerebbe con certezza l’immissione di percolato in falda” e potrebbe anche essere “agevolata la commissione di altri reati, come ad esempio il superamento delle concentrazioni di soglia di rischio”.

Quanto all’impianto di Cdr, resta in esercizio, dal momento che la Asl – nella giornata di ieri – ha accertato il superamento delle criticità, fermo restando la posizione di contrarietà all’apertura del sito, ritenuto non adeguato sin dall’inizio. Non sembra che il parere sia stato modificato nel frattempo. Si attendono le conclusioni dello Spesal e, in ultimo, quelle dei vigili del fuoco. Se e solo dovessero essere superate tutte le obiezioni, il certificato di prevenzione e incendio potrà essere confermato: restano i 45 giorni di tempo riconosciuti alla società Nubile.

La Prefettura, intanto, fa sapere di non aver assegnato alcun termine ulteriore alla ditta brindisina. Che, in ogni caso, resta titolare della gestione del sito e continua a operare dichiarando la propria disponibilità a superare tutte le obiezioni sollevate. E’ stato aggiornato e consegnato il piano di evacuazione, obbligatorio per legge, per i casi di incendi o incidenti, da sottoporre ai lavoratori e da simulare.

Tutti i verbali sono stati acquisiti dalla Digos di Brindisi che da tempo ha avviato un’indagine sulla gestione dell’impianto di Cdr, partendo dall’esecuzione di lavori di adeguamento affidati ad alcune ditte locali, tra le quali quella che fa capo a Mimmo Convertino, per arrivare agli aspetti ambientali dopo aver fermato un camion proveniente da Ostuni.

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