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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Impossibile garantire sicurezza dei pazienti": medici del Pronto soccorso chiamano i carabinieri

E' accaduto nella serata di ieri, mercoledì 16 novembre. C'erano solo due medici e oltre trenta pazienti, la maggior parte in "codice arancione"

BRINDISI - Impossibilità di garantire la sicurezza dei pazienti. Per questo motivo due medici in servizio nella serata di ieri, mercoledì 16 novembre, presso il Pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi hanno richiesto l’intervento dei carabinieri. E’ stato dapprima contattato telefonicamente il Pubblico ministero di turno e successivamente i militari dell’Arma. Per mettere nero su bianco quanto stava accadendo. 

Alle 21 circa c’erano 23/24 pazienti in codice “arancione”, da prendere in carico, quindi, nell’arco di 15 minuti (Linee guida del Ministero), altri 6/7 codici “azzurro” (urgenza differibile), e continuavano ad arrivare persone da tutta la provincia, nonostante la presenza sul territorio degli ospedali di Ostuni e Francavilla Fontana, sia attraverso le ambulanze del 118 che con mezzi privati. C’erano pazienti in attesa dalle 10 del mattino. Una situazione altamente rischiosa anche per le stesse persone che avevano bisogno di assistenza sanitaria. C’erano malati oncologici terminali. 

E una situazione insostenibile anche per lo stesso personale, i medici in primis. Erano in due a gestire circa 30 persone con varie patologie. I militari dell’Arma si sono recati sul posto raccogliendo la testimonianza dei sanitari, che per altro avevano anche informato la Direzione sanitaria chiedendo lumi su come agire. E poco dopo si è anche verificato un decesso, una donna giunta da Ostuni, sulla 70ina in ipoglicemia. Una morte che si sarebbe potuta evitare? Non è questa la sede per valutare questo aspetto, certo è che i medici non hanno nemmeno fatto in tempo a vedere la paziente. Era in attesa insieme ad altre decine di persone. 

L’intervento dei carabinieri è stato richiesto per una forma di tutela ma anche perché qualcuno prenda atto della situazione che si sta verificando puntualmente presso il Perrino di Brindisi dopo la chiusura di altri Punti di primo intervento del Brindisino e le dimissioni recenti di due medici dal Pronto soccorso. 

Lavorare in Pronto soccorso a Brindisi con contratti poco convenienti e non all’altezza delle responsabilità, è un’impresa impossibile. Di mezzo c’è la salute dei cittadini, spesso minata dall’impossibilità di intervenire tempestivamente, ma anche la tutela dello stesso personale sanitario. Il piano di riordino ospedaliero avviato ormai da anni sta danneggiando seriamente l’assistenza sanitaria e non bastano più né le querele dei cittadini, tantomeno le denunce dei sindacati. Non bastano i medici di medicina generale in pensione richiamati alle armi. Chi deve intervenire allora per mettere fine a questa situazione?

I dati sugli accessi agli unici tre Pronto soccorso operativi nel territorio Brindisino possono essere consultati in tempo reale in qualunque momento. Alle 16.38 di oggi (foto in apertura) c’erano 8 codici “arancione” in attesa al Perrino, zero a Francavilla e zero a Ostuni. Un codice rosso in visita a Brindisi e uno a Francavilla, 6 arancioni in visita a Francavilla, 31 a Brindisi e 1 a Ostuni. 

Nota del commissario regionale di Forza Italia, l’on Mauro D’Attis

“Mercoledì sera i medici del pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi sono stati costretti a chiamare i carabinieri: c’erano solo due medici per assistere 30 pazienti, quasi tutti in codice arancione. Non era possibile garantire la sicurezza dell’utenza e gli operatori hanno contattato prima il pubblico ministero di turno e poi i militari dell’Arma. È solo l’ultimo episodio che fotografa la situazione gravissima della sanità brindisina e pugliese, con problemi ormai incancreniti che la Regione Puglia non affronta e non risolve. Perciò, poiché i fondi con cui la Regione organizza il sistema sanitario sul territorio sono trasferiti dallo Stato ed il quadro è degenerato, interrogherò il ministro per chiedere un suo intervento a tutela della salute dei pugliesi e delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari, costretti a turni massacranti per garantire l’assistenza”.

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