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Cronaca

Imprenditore che denunciò i dirigenti Enel sale sulla torre della Federico II

L'imprenditore di Monteroni che già lo scorso marzo minacciò il suicidio è salito sulla torre 8 della centrale Enel "Federico II" di Cerano. Dopo circa un'ora, assistito dai pompieri, è sceso

BRINDISI - Un imprenditore è salito sulla torre 8 della centrale Enel "Federico II" di Cerano, lungo il perimetro esterno dello stabilimento, minacciando di lanciarsi nel vuoto. Si tratta dello stesso imprenditore di Monteroni che già lo scorso 7 marzo salì su un traliccio del nastro trasportatore con intenti suicidi e dalla cui denuncia, oltre a quella sporta dall'Enel Spa subito dopo aver appreso di alcune anomalie nella gestione degli appalti, è partita l'inchiesta sulle tangenti all'interno della Federico II. 

Sul posto si sono recati i carabinieri, i vigili del fuoco e il personale del 118. Le vie d'accesso all'impianto sono state chiuse. Soccorritori e forze dell'ordine sono stati allertati dai responsabili della centrale intorno alle ore 13,30 di oggi (18 luglio). Dopo un lungo confronto con i carabinieri, l'imprenditore, assistito dai pompieri, è tornato a terra.

Nel corso dell’interrogatorio davanti ai pm titolari dell’inchiesta, Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio, l'imprenditore confessò di aver consegnato al direttore dello stabilimento la somma di 10mila ero nel periodo del Natale 2015 e altre 30mila euro in tranche da 10mila ciascuna fra giugno e agosto 2016. 

L’imprenditore, lo scorzo marzo, tentò il suicidio nella disperazione conseguente al dissesto in cui piombò la sua impresa. “Tengo a precisare – si legge nel verbale dell’interrogatorio reso dall’imprenditore - che questo sistema mi portò a denunciare tutto alla direzione centrale dell’Enel di Roma, alla quale inviai mail, ma l’azione non ebbe alcuna conseguenza se non quella di incrinare definitivamente i rapporti tra me e l’azienda, già critici in virtù delle assunzioni obbligate e delle modalità d gestione degli appalti”. 

Enel, a sua volta, come detto, sporse denuncia e adottò dei provvedimenti disciplinari (fra cui il licenziamento di Domenico Iaboni, che lo scorso 28 giugno, interrogato per oltre un'ora con la formula dell'incidente probatorio,  fece ammissione di colpevolezza e accusò i dirigenti di Cerano) nei confronti dei dipendenti coinvolti nell’inchiesta. Gli arresti scattarono lo scorso 5 maggio. L'imprenditore continua a rivendicare dei crediti con l'Enel per dei lavori svolti all'interno della centrale. Per questo oggi ha minacciato nuovamente il suicidio. 

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