In carcere da gennaio: Flore a casa
OSTUNI – Ha lasciato il carcere di Lecce, dove era detenuto dal 9 gennaio scorso, l’imprenditore edile Antonio Flore (45 anni, ostunese), finito all’epoca in manette, insieme ad altre 12 persone, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. In attesa che sia fissata l’udienza preliminare, il Gup del tribunale di Lecce, Ines Casciaro, ha accolto l’istanza di attenuazione della misura cautelare avanzata dalla Difesa (avvocato Milena Cellie), concedendo al costruttore ostunese il beneficio dei domiciliari.
OSTUNI ? Ha lasciato il carcere di Lecce, dove era detenuto dal 9 gennaio scorso, l?imprenditore edile Antonio Flore (45 anni, ostunese), finito all?epoca in manette, insieme ad altre 12 persone, con l?accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. In attesa che sia fissata l?udienza preliminare, il Gup del tribunale di Lecce, Ines Casciaro, ha accolto l?istanza di attenuazione della misura cautelare avanzata dalla Difesa (avvocato Milena Cellie), concedendo al costruttore ostunese il beneficio dei domiciliari.
Le misure restrittive furono a suo tempo emesse dal Gip di Lecce, Carlo Cazzella sulla scorta di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e sfociate nell?operazione ?Animal House?: nome in codice che i carabinieri del Comando Provinciale del capoluogo salentino presero a prestito dall?omonimo negozio di articoli per animali di Merine di Lizzanello, utilizzato per organizzare e coprire il presunto traffico di droga. In cella, insieme a Flore, finirono i presunti componenti l?organizzazione criminale: quattro ostunesi e nove leccesi.
L?accusa. Fiumi di cocaina e marijuana provenienti dall?Albania sarebbero stati gestiti in solido, tra il Salento e la Calabria. Questo il patto di ferro siglato tra quelli che l?accusa definisce ?due rami contigui alla Sacra corona unita?, collegati tra loro, operanti nelle province di Lecce e Brindisi, con ramificazioni in Albania e nella Repubblica di San Marino. Il gruppo di Merine avrebbe fato capo a Roberto Mirko De Matteis. Antonio Flore, invece, sempre secondo l?accusa, sarebbe stato il coordinatore su Ostuni. Ma l?insospettabile imprenditore, sin dal primo giorno, si è proclamato innocente ed estraneo ai fatti.
Per la Procura l?elemento di collegamento tra il clan di Merine e i fornitori ostunesi per gli inquirenti sarebbe stato Luciano Perfetto: classe 1964, già noto, domiciliato nella Repubblica di San Marino, deceduto il 23 agosto 2010 in seguito ad un incidente. Chiari i ruoli. Il gruppo di Ostuni avrebbe avuto il compito di procacciarsi la droga all?estero (San Marino e Albania), introducendola sul territorio nazionale, per poi smistarla e cederla al ramo di Mirko De Matteis, ?titolare? di una capillare rete di spaccio nel salento.
Tra le prove prodotte dall?accusa, anche un sequestro di droga. La sera del 12 maggio 2010 i merinesi avrebbero contrattato una partita di marijuana con il gruppo di Ostuni, facendo arrivare un carico di marijuana nel Salento (poi finito nella rete delle forze dell?ordine). Circostanza che secondo gli inquirenti emergerebbe da una conversazione intercettata tra Antonio Flore e un suo uomo di fiducia. Una breve telefonata nella quale l?imprenditore avrebbe comunicato al suo braccio destro l?avvenuta cessione della droga in favore dei leccesi e della disponibilità di denaro. Un passaggio chiave dell?attività di indagine, che di seguito avrebbe consentito di appurare e documentare i viaggi all?estero, i contatti con il ramo salentino e persino, stando sempre all?accusa, gli interessi stretti tra Flore e Francesco Zoccoli (40 anni, di Locri, appartenente ad una cosca della n?drangheta).