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Cronaca Francavilla Fontana

In carcere emergente della criminalità

FRANCAVILLA FONTANA – Un ordine di esecuzione pena ha tolto dalla circolazione oggi a Francavilla Fontana un personaggio che negli ultimi anni era stato costantemente al centro del vortice di vicende a affari malavitosi che hanno segnato le cronache cittadine. Cosimo Rochira, 35 anni, ne ha ancora 8 da scontare per una storia in cui è stato condannato per omicidio, tentato omicidio e porto e detenzione illegale di armi, svoltasi il 29 gennaio del 2005 nei pressi di San Giorgio Jonico. In quella circostanza Rochira uccise a colpi di pistola il commerciante Angelo Putignano e ferì gravemente un accompagnatore della vittima, Cesareo Liuzzi. Per difendersi, sostenne Rochira.

FRANCAVILLA FONTANA – Un ordine di esecuzione pena ha tolto dalla circolazione oggi a Francavilla Fontana un personaggio che negli ultimi anni era stato costantemente al centro del vortice di vicende a affari malavitosi che hanno segnato le cronache cittadine. Cosimo Rochira, 35 anni, ne ha ancora 8 da scontare per una storia in cui è stato condannato per omicidio, tentato omicidio e porto e detenzione illegale di armi, svoltasi il 29 gennaio del 2005 nei pressi di San Giorgio Jonico. In quella circostanza Rochira uccise a colpi di pistola il commerciante Angelo Putignano  e ferì gravemente un accompagnatore della vittima, Cesareo Liuzzi. Per difendersi, sostenne Rochira.

Ad arrestare Rochira, oggi come allora, sono stati i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana. Il personaggio è considerato dagli investigatori vicino al nucleo locale connesso alla Scu, e non è ufficialmente chiara la sua presenza la sera dell’8 ottobre 2010 nel negozio in allestimento a San Michele Salentino, dove due killer entrarono e uccisero con alcune scariche di pallettoni il commerciante Vincenzo Della Corte. Sembra che i due fossero soci nell’avvio della nuova attività, un negozio della catena “Biocasa” intestato ad una prestanome incensurata. Ai carabinieri, quando fu rintracciato, Cosimo Rochira disse di essersi allontanato da Francavilla Fontana il giorno successivo perché il vero bersaglio del commando era lui, e non Della Corte.

Nei mesi successivi, compresi tra gli agguati mortali di Francavilla Fontana (inaugurati da quello dell’8 ottobre) e le operazioni dei carabinieri e della polizia contro i due gruppi superstiti della Scu mesagnese, quello di Daniele Vicientino ed Ercole Penna, e quello di Francesco Campana, a Francavilla affiorano gli affari della Sacra corona unita: la polizia, con l’Operazione Last Minute e le rivelazioni di Penna, ottiene informazioni sui canali di finanziamento e riciclaggio attraverso imprese edili e reti di negozi, orchestrati da Giancarlo Capobianco, “Zio Carlone”. Ma sono i carabinieri a battere la pista dei negozi e dei prestanome.

Fioccano i sequestri di esercizi commerciali, vengono scoperti i depositi dove venivano accumulate, fuori provincia, le merci frutto di truffe ai fornitori. Gli investigatori della compagnia di Francavilla Fontana passano anche dallo “store” gestito dal fratello minore di Cosimo Rochira, Giancarlo (che allora aveva 26 anni): è il 17 dicembre del 2011, i carabinieri trovano tutti e undici i dipendenti  in nero e condizioni igieniche e di stoccaggio della merce oltre ogni limite di legge. Il negozio viene chiuso, la licenza sospesa.

Il 3 aprile 2012 scatta il sequestro anticipato dei beni di Cosimo Rochira: i carabinieri mettono i sigilli a beni mobili, immobili oltre ad una società riconducibili a Cosimo Rochira ed al suo nucleo famigliare composto da 8 persone tra moglie, cognati e familiari stretti, in applicazione della normativa antimafia. A una persona che dichiarava un reddito di 30mila euro all’anno, vengono bloccati due appartamenti, un compendio aziendale costituito da 2 supermercati “Ipercasa” di proprietà della società Plurimarket Srl, quote sociali e magazzini della stessa società, 5 autovetture di media e grossa cilindrata e 2 autocarri. Valore stimato, due milioni di euro.

Ma non è finita: il giorno successivo, il 4 aprile, i carabinieri sequestrano a Cosimo Rochira beni per un altro milione di euro: un’altra abitazione, due magazzini con ingenti quantitativi di merce (prodotti per la casa e l’igiene, in uno dei locali c’erano prodotti per almeno 700mila euro); due conti correnti bancari della società Plurimarket Srl e un’auto. Rochira non è un elemento di secondo piano della malavita locale. Aveva due spine nel fianco, però.

Una era quella del rischio di finire ancora nel mirino, perché non solo era scampato all’agguato dell’8 ottobre 2010, ma aveva ricevuto anche un avvertimento (colpi di pistola contro la porta di una delle sue abitazioni) poco dopo l’imboscata dell’11 novembre 2010 sulla statale 7 a Nicola Canovari, in cui rimase ucciso un 18enne innocente e il pregiudicato riportò gravi ferite. L’altra la condanna definitiva per l’omicidio Putignano. E di quella non si è potuto liberare.

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