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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta “Pacucci”: Monteco sospende i netturbini finiti sul registro degli indagati

BRINDISI - Sospesi dal servizio i sette operai raggiunti ieri da avviso di garanzia. Il provvedimento era nell’aria. Piuttosto scontato, alla luce delle accuse a loro carico, costate l’iscrizione sul registro degli indagati per inquinamento ambientale e del sottosuolo.

BRINDISI - Sospesi dal servizio i sette operai raggiunti ieri da avviso di garanzia. Il provvedimento era nell’aria. Piuttosto scontato, alla luce delle accuse a loro carico, costate l’iscrizione sul registro degli indagati per inquinamento ambientale e del sottosuolo.

Per gli investigatori avrebbero  scaricato illecitamente nella discarica di Autigno, solventi, filtri e i resti di vecchie bare (preventivamente incenerite). Rifiuti speciali prelevati su commissione dagli stabilimenti dell’impresa “Pacucci srl”. Loro, gli operatori finiti sotto inchiesta, si difendono. Ma i vertici della Monteco (azienda appaltatrice del Servizio di Igiene urbana a Brindisi), nella giornata di oggi, prendendo atto degli sviluppi delle indagini, ha provveduto a notificare a carico dei lavoratori indagati l’ordine di sospensione dal servizio: “Un atto dovuto, firmato già nella giornata di ieri e notificato agli interessati nella giornata odierna”, spiega a nome dell’azienda, Mario Montinaro.

“L’augurio è che gli operai in questione possano dimostrare la loro estraneità ai fatti e la loro innocenza. Allo stato, però, è necessario - aggiunge il numero uno di Monteco - che la Magistratura faccia con serenità chiarezza sulla vicenda, accertando fatti e responsabilità”. I carabinieri del Noe, stamane, sono tornati presso gli uffici della Monteco, per raccogliere ulteriore materiale utile ai fini delle indagini. Il blitz era scattato all’alba di ieri: 40 uomini dell’Arma, insieme al personale dello Spesal, a parziale conclusione di indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Brindisi, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal Gip Paola Liaci su richiesta del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Giuseppe De Nozza.

Nel mirino l’intero complesso aziendale della Pacucci srl: società produttrice di feretri, che stando alle accuse avrebbe, con la complicità dei netturbini indagati,  gestito illecitamente rifiuti speciali, pericolosi e non, costituiti da imballaggi di cartone, carta abrasiva, filtri di abbattimento polveri, ceneri derivanti dalla combustione di legno, residui di vernici e solventi, generati dal processo produttivo.

Rifiuti che venivano conferiti negli automezzi compattatori della società ”Monteco” (assolutamente estranea ai fatti contestati ai dipendenti) e successivamente altrettanto illecitamente trasportati e smaltiti nella discarica per rifiuti solidi urbani di Brindisi. Un sistema di smaltimento che i militari avrebbero appurato sia sulla scorta di una verifica incrociata presso la “Pacucci” srl dei registri di carico e scarico dei rifiuti sia attraverso documentazione fotografica, nonché mediante la tecnologia satellitare: “Tutti i mezzi Monteco - spiega Montinaro - sono dotati di impianto Gps per ragioni assicurative, non certo per favorire indagini interne o un controllo capillare del personale. L’aspetto investigativo attiene l’attività da parte dell’Autorità giudiziaria, che ha fatto degli strumenti in dotazione ai mezzi l’uso che riteneva più opportuno”.

Fatta la precisazione, Montinaro si augura che la stessa Autorità giudiziaria  accolga in tempi rapidi l’istanza di dissequestro degli otto compattatori posti sottosequestro: “Sono mezzi necessari - spiega - per l’effettuazione della raccolta di rifiuti solidi urbani nella città di Brindisi.

Nella mattinata di oggi, i lavoratori si sono difesi pubblicamente, davanti ai cancelli degli stabilimenti della Monteco. Proclamano la loro innocenza e smentiscono di aver mai messo piede con i mezzi compattatori all’interno dell’azienda Pacucci: “Siamo stati individuati attraverso il Gps nei paraggi, in quanto diretti a svuotare alcuni cassonetti in prossimità dell’impresa finita sott’inchiesta”. Questa la giustificazione. Siamo innocenti e abbiamo il diritto di affermarlo”. Ma pare che nella zona non ci siano batteria di cassonetti.

Inoltre, nel corso della conferenza stampa, uno dei lavoratori indagati ha dichiarato che l'andazzo dei rifiuti speciali sepolti nelle discariche ordinarie usate dal Comune di Brindisi è pluridecennale. "Andate a vedere cosa c'è nella ex discarica di contrada Gonella", ha detto. A sottolineare che i fatti più gravi non sono certo quelli a loro contestati in questi giorni. Indubbiamente un elemento di interesse ulteriore per gli investigatori che da molti mesi ormai si stanno occupando della gestione dei rifiuti nel capoluogo.

Alla “Pacucci” (il cui legale rappresentante è stato anch’egli raggiunto da una informazione di garanzia) gli inquirenti contestano anche altri reati. Tra questi: aver scaricato al di fuori del perimetro aziendale le acque di dilavamento dei piazzali di pertinenza dell’impianto (in assenza di autorizzazioni e senza sottoporre le stesse ad alcun trattamento depurativo) ed aver attivato diverse cabine di verniciatura e rifinitura di cofani funebri in legno ed una caldaia nella quale venivano combusti polveri e trucioli in legno, in assenza delle previste autorizzazioni al rilascio di emissioni in atmosfera. Quanto basta, dunque, per porre i sigilli all’intera struttura e sospenderne l’attività.

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