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Cronaca

Incidente a Cerano, il lavoratore ferito rischia di essere indagato

Il Tribunale trasmette gli atti al pm per falsa testimonianza a conclusione del processo in cui sono stati condannati l'imprenditore Cannone e il capocantiere. Il giovane che perse la gamba, secondo i consulenti, si mise alla guida del carrello fuori dall'orario di lavoro, senza cintura e nel piazzale retrostante

BRINDISI – Chiuso il processo di primo grado sull’incidente nella centrale Enel di Cerano, il lavoratore che in quella circostanza perse la gamba sinistra, rischia di finire sotto inchiesta per falsa testimonianza resa in udienza: il Tribunale ha trasmesso gli atti alla Procura per le valutazioni di competenza, in relazione alla ricostruzione consegnata dai consulenti.

La centrale Enel di CeranoIl pubblico ministero dovrà verificare se effettivamente le dichiarazioni rese da Alessandro P, il giovane lavoratore interinale, schiacciato dal carrello che stava guidando, siano state tali da integrare una condotta rilevante sul piano penale. Condotta sulla quale ha espresso dubbi il giudice che ieri sera si è pronunciato sull’accusa di lesioni personali gravissime riconoscendo la colpevolezza del titolare dell’impresa che aveva vinto l’appalto, Aldo Cannone e del capo cantiere Franco Saponaro.

Il primo è stato condannato alla pena di un anno e due mesi, l’altro alla pena di un mese e dieci giorni, con il riconoscimento del beneficio della sospensione. E l’impresa Cannone alla sanzione pecuniaria di novanta quote. Sono stati assolti, come già riportato nell’articolo di ieri, i dirigenti della centrale Enel di Cerano, per “non aver commesso il fatto”, anche se il sostituto procuratore Antonio Costantini aveva chiesto la condanna di tutti, con la medesima accusa di lesioni personali gravissime.

vincenzo farina-2La testimonianza resa nel corso del dibattimento dal ragazzo e quelle messe a verbale, sempre durante il processo, dai consulenti sono state ritenute con sovrapponibili. I difensori Vincenzo Farina, Daria Palminteri e Franco Fanuzzi, sulla base delle informazioni consegnate da questi ultimi e sulla ricostruzione fornita dagli agenti della Scientifica e dai funzionari dello Spesal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro)  durante le arringhe, hanno sottolineato  il comportamento tenuto dal giovane quel giorno, il 12 maggio 2009, prima che si verificasse l’incidente.

“E’ emerso che il lavoratore si era messo alla guida del mezzo, alla fine del turno”, hanno detto. “La velocità era elevata, non aveva la cintura di sicurezza e stava manovrando il carrello al fuori dell’area di lavoro, in una zona retrostante e non nei punti di carico e scarico. Ha sterzato all’improvviso, il mezzo si è ribaltato e lui è finito sull’asfalto, con la gamba tranciata”, hanno evidenziato.

Il Tribunale ne ha preso atto e nella sentenza se da un lato non ha escluso la responsabilità del datore di lavoro, ossia del titolare della ditta Cannone, dall’altra ha ritenuto di trasmettere gli atti alla Procura sulla testimonianza della stessa parte offesa nel procedimento.

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