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Cronaca

Incidente mortale in via Cappuccini: ricorso in Cassazione dopo l’assoluzione

Nello schianto perse la vita Giorgia Zuccaro. Per Giuseppe Lonoce sentenza ribaltata in Appello: “Manca la prova certa che quella notte alla guida ci fosse il giovane, il fatto non sussiste”. Diverse le conclusioni del procuratore generale

BRINDISI – Ricorso in Cassazione dopo l’assoluzione in Appello dell’unico imputato per l’incidente stradale in cui perse la vita Giorgia Zuccaro, quella maledetta notte del 5 giugno 2011.

Il ricorso

Giorgia ZuccaroIl procuratore generale ha impugnato la sentenza della corte salentina, secondo cui non c’è alcuna “prova certa in ordine alla responsabilità di Giuseppe Lonoce” nell’omicidio colposo, contestato dalla Procura di Brindisi dopo l’incidente in via Cappuccini, costato la vita alla ragazza. Giorgia Zuccaro aveva 29 anni.

Le motivazioni della Corte d’Appello

Difettano, stando alle motivazioni che sono state depositate nei giorni scorsi, elementi che, al di là di ogni ragionevole dubbio, siano tali da affermare che alla guida dell’auto ci fosse Lonoce, risultato positivo ai test per l’assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti. I reati di guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di cannabinoidi, invece, sono stati dichiarati prescritti dalla Corte d’Appello, sulla base del trascorrere del tempo come causa di estinzione dei reati.

L’imputato

Lonoce, 37 anni, attualmente detenuto per altra causa, nell’ambito cioè di diverso procedimento penale, venne condannato dal Tribunale di Brindisi, giudice Giuseppe Biondi, alla pena di quattro anni e tre mesi: un anno e tre mesi di arresto più seimila euro di ammenda per le violazioni al Codice della strada legate alla guida in stato di ebbrezza e dopo aver assunto droga, e tre mesi per omicidio colposo. Né nelle motivazioni di condanna della sentenza del Tribunale, né in quelle di assoluzione della Corte d'Appello, c'è un riferimento a eventuali dichiarazioni rese da Lonoce nell'immediatezza dei fatti. In aula, al dibattimento, scelse di non sottoporti all'esame dopo essere stato inizialmente dichiarato contumace essendo stato assente alla prima udienza.

La difesa

La difesa di Lonoce, affidata all’avvocato Cosimo Luca Leoci, presentò ricorso in Appello sostenendo – si legge – che “le risultanze istruttorie non avrebbero acclarato se effettivamente alla guida” di quell’auto, una Fiat Grande Punto, “al momento del fatto, ci fosse effettivamente l’imputato”. Motivo accolto dalla Corte presieduta da Nicola Lariccia, con sentenza pronunciata lo scorso 28 ottobre. Motivo per nulla condiviso dal procuratore generale Oliva, il quale a conclusione della requisitoria, chiese la conferma della condanna per l’omicidio colposo. Oggi, la notizia del deposito del suo ricorso in Cassazione, auspicato dai genitori della ragazza.

I genitori della ragazza

Anna Donateo, mamma di Giorgia ZuccaroLa mamma della giovane, Anna Donateo, all’indomani della sentenza d’Appello scrisse una lettera alla redazione di BrindisiReport, dicendo di essere stata condannata, assieme al marito, all’ergastolo del dolore. Un dolore senza fine. Non ci sarà mai consolazione. Ma c’è ed è forte il desiderio di conoscere la verità che solo la giustizia potrà accertare. Per questo la mamma e il papà di Giorgia Zuccaro, così come gli altri familiari e gli amici, aspettano di conoscere cosa succederà adesso, quale sarà la risposta dalla Cassazione.

L’incidente

Lo schianto avvenne all’altezza dell’intersezione tra via Cappuccini e via Adamello, attorno alle 2.40: la Fiat Grande Punto, di proprietà della ragazza, “proveniva da via Osanna e finì, in fase di sorpasso, contro una Ford Ka che la precedeva”, stando a quanto è scritto nel capo di imputazione. La Fiat finì contro il muretto e si capovolse. Per Giorgia Zuccaro non ci fu nulla da fare: morì a distanza di poche ore nel centro di rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi,  a causa della gravità delle ferite riportate. Lonoce rimase ferito.

I due ragazzi stavano rientrando a casa dopo essere stati a un battesimo. Gli agenti accertarono che Lonoce era privo della patente di guida perché gli era stata revocata con provvedimento del prefetto il primo settembre 2010. Le analisi svolte in ospedale, evidenziarono sia la positività al test alcolico che a quello per l’assunzione di droga.

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