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Venerdì, 29 Marzo 2024
Incidenti stradali

Omicidio stradale, la mamma di Giorgia: "Passo avanti, ma anche limiti"

"Si tratta di un piccolo passo in avanti verso l'introduzione del reato di omicidio stradale nel codice penale, ma il cammino che porta all'approvazione della legge e soprattutto al rispetto di essa è ancora molto lungo. Certo, per lo meno, adesso, si comincia a parlare di responsabilità vere e proprie e non più di semplice fatalità e questa indubbiamente è una risposta importante alle numerose stragi che si consumano sulla strada."

BRINDISI - “Si tratta di un piccolo passo in avanti verso l’introduzione del reato di omicidio stradale nel codice penale, ma il cammino che porta all’approvazione della legge e soprattutto al rispetto di essa è ancora molto lungo. Certo, per lo meno, adesso, si comincia a parlare di responsabilità vere e proprie e non più di semplice fatalità e questa indubbiamente è una risposta importante alle numerose stragi che si consumano sulla strada.”

Così, Anna Donateo, mamma di Giorgia Zuccaro, la giovane brindisina che quattro anni fa, all’età di 29 anni, perse la vita in un tragico episodio avvenuto lungo via Cappuccini a Brindisi all’incrocio di via Adamello, ha commentato l’approvazione del Senato con 163 voti favorevoli, 2 astenuti e 65 contrari del disegno di legge sull’omicidio stradale. Un provvedimento con il quale vengono introdotti i reati di omicidio stradale, nautico e di lesioni personali stradali.

Anna Donateo, mamma di Giorgia ZuccaroIl testo che ora passerà alla Camera, prevede che, la pena del carcere da un minimo di otto ad un massimo di 12 anni (che salgono a 18 in caso di omicidio plurimo) scatti nei confronti di chi “ponendosi alla guida – si legge – di un veicolo a motore, di un natante, di un’imbarcazione o di una moto d’acqua, in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, cagioni la morte per colpa di una persona”.

Nel caso di omicidio con fuga la condanna potrà arrivare ad un massimo di 18 o 27 anni se a perdere la vita dovessero essere rispettivamente una o più persone. E questo, così come  molti altri passaggi, secondo Anna Donateo, andrebbero rivisti prima dell’approvazione della legge. “Non condivido per esempio – prosegue – la differenza di pena rispetto a chi uccide una o più persone. In entrambi i casi stiamo parlando di vite spezzate e non importa quante siano. Deve essere unico il modo di pagare, severamente. Punto”.

Eccesso di velocità  - A ciò va aggiunto che, nel disegno di legge vengono distinti i diversi casi di guida in stato di ebbrezza. Se il tasso alcolemico è superiore a 0,8 g/l, ma inferiore a 1,5 g/l, infatti, le pene sono leggermente più basse, da sette a dieci anni (e fino a un massimo di 18 anni in caso di omicidio plurimo), fatta esclusione dei neopatentati o i conducenti professionali. Le stesse pene sono previste per chi, pur sobrio, provoca la morte di una persona viaggiando a velocità doppia del consentito in centro urbano (comunque non inferiore a 70 km/h) oppure su strade extraurbane a una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima.

Passaggio con il rosso – Nel testo, inoltre, non ci sono riferimenti alla morte provocata da chi passa con il semaforo rosso o circola contromano o fa inversione del senso di marcia in prossimità di intersezioni, curve o dossi o sorpassa un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua. In tutte queste circostanze, dunque, non scatterà l’accusa di omicidio stradale bensì quella, già prevista dal nostro ordinamento, di omicidio colposo.

“Altra cosa assurda – dice ancora la signora Donateo - . Un modo, questo, per dire alla gente che ognuno praticamente può guidare come meglio gli pare e piace, secondo il ‘suo’ codice della strada. Non è possibile anche perché si presuppone che chi passa con il rosso, chi circola contromano o fa inversione, sappia che quel modo di fare potrebbe provocare incidenti e stragi di qualsiasi tipo. Non comprendo allora il motivo che in tal caso porti a non parlare di responsabilità.”

Una immagine di Giorgia ZuccaroRevoca della patente - Come già spiegato in precedenza se il conducente si dà alla fuga le pene sono aumentate da un terzo alla metà. Il testo prevede anche la pena accessoria della revoca della patente, che può andare da un minimo di cinque a un massimo di trent’anni a seconda delle circostanze (già la commissione Giustizia aveva nelle settimane scorse eliminato il cosiddetto ergastolo della patente).

“Stando a ciò che leggo – spiega Anna Donateo – devo dissentire anche su questo. Il conducente dell’auto che uccide, non è in grado di guidare anche perché, che sia in stato di ebrezza alcolica o di alterazione psico-fiscica, dopo aver assunto sostanze stupefacenti, oppure non sia rispettoso di altre norme non cambia, vuol dire che non è responsabile. Ed è proprio su questo che bisogna riflettere, pensando all’ergastolo della patente e non alla revoca per un tot di anni. L’automobile è un’arma che uccide vittime innocenti e che distrugge l’esistenza di chi resta qui, sulla terra e continua a vivere per inerzia, destinato, invece, per forza di cose all’ergastolo del dolore.”

Lesioni. Altra storia è, poi, quella delle lesioni personali stradali per le quali la reclusione va da 2 a 4 anni. Se il conducente che ha provocato feriti si dà alla fuga la pena potrà essere aumentata fino alla metà. Se invece non ci sono responsabilità dirette la pena potrà essere diminuita fino alla metà.

“Il testo insomma -  conclude Anna Donateo -  a mio parere prima che diventi legge dovrebbe essere ancora rivisto, altrimenti rischiamo che venga fuori qualcosa di incompleto. Lo dico in prospettiva di un futuro migliore, dove ci sia maggiore giustizia, quella che non hanno avuto tanti ragazzi, tra cui mia figlia che nessuno mai potrà restituirmi.”

Giorgia che, amante dell’arte, del teatro, passione ereditata dal padre Franco che affiancava nelle commedia che rappresentava, sempre solare e pronta a godersi appieno la sua vita,  oggi sarebbe anche lei in prima linea in questa battaglia targata omicidio stradale. Proprio come lo è la sua famiglia, schierata accanto di tutti gli altri componenti dell’associazione “Flavio Arconzo – Vittime della strada e della giustizia”.

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