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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

“Incidenti stradali e truffe: perverso intreccio tra avvocato e medico"

Scuteri e Monfregola condannati anche per corruzione a due anni nove mesi: "Il primo pagava la dottoressa in cambio dei certificati". Depositate le motivazioni del Tribunale di Brindisi, la difesa in Appello. Le indagini dopo investigazioni private chieste da alcune compagnie di assicurazioni

BRINDISI – “Esisteva un perverso intreccio tra l’avvocato e il medico che è alla base del sistema di perpetrazione delle cosiddette truffe alle assicurazioni”: il Tribunale di Brindisi ha riconosciuto l’esistenza di un rapporto corruttivo tra il civilista Giuseppe Scuteri e la dottoressa Mariangela Monfregola e per questo ha condannato entrambi a due anni e nove mesi di reclusione, a conclusione del processo conseguente all’inchiesta tenuta a battesimo con il termine di “Ponci”, su incidenti stradali falsi o perché mai avvenuti o perché non corrispondenti alla reale dinamica e alle conseguenze per i feriti.

Il pm Milto De NozzaCon quella parola, Ponci, uno dei clienti di Scuteri definì l’incidente stradale per il quale aveva chiesto l’indennizzo alla compagnia di assicurazione in attesa di parlare al telefono con il legale. L’imputato, allora indagato, aveva inviato la chiamata e venne intercettato, consegnando agli inquirenti un indizio che poi è diventato prova, stando alle motivazioni poste alla base della sentenza del Tribunale, presieduto da Domenico Cucchiara (a latere Giuseppe Biondi e Simone Orazio). Sono state depositate a distanza di un mese dalla lettura del dispositivo e costituiscono la base per la presentazione dell’Appello da parte dei difensori Riccardo Mele del foro di Brindisi per Scuteri e Luigi Corvaglia del foro di Lecce per Monfregola. Il pubblico ministero, Milto Stefano De Nozza (nella foto accanto), aveva chiesto la condanna a tre anni e dieci mesi per il legale e a quattro per il medico. Sono stati condannati altri undici imputati con l’accusa di truffa, per 40 è stata riconosciuta la prescrizione tenuto conto dei fatti reati contestati negli anni 2007, 2008 e 2009. Una sola assoluzione, incassata da Raffaele Reho, difeso dall’avvocato Marianna Laguercia.

Per il Tribunale, il sistema delle truffe “si regge necessariamente sul rapporto medico-legale in quanto il primo è fondamentale per istruire e gestire la pratica presso le compagnie di assicurazione, il secondo è altrettanto fondamentale per gonfiare le conseguenze dannose dei sinistri, attraverso la predisposizione di falsi certificati medici”. Come nasce l’inchiesta? Dalla segnalazione di un società di assicurazione di fronte alle istanze per indennizzo presentate dallo studio legale Scuteri perché c’è ripetizione dei nomi dei richiedenti. Coincidenza o altro? Per ottenere una prima risposta la compagnia si affida a una società di investigazione privata e poi sporge denuncia avendo ottenuto elementi tali da alimentare il sospetto che potesse esserci una truffa.

I giudici, a conclusione dell’istruttoria dibattimentale, hanno considerato ulteriore fonte di prova, in aggiunta alle intercettazioni telefoniche e ambientali, il contenuto dell’agenda dell’avvocato Scuteri, trovata nel suo studio e sequestrata, le cui annotazioni sono state spiegate dal legale. Ma mentre per il difensore di Scuteri, si evince la buona fede e comunque l’insussistenza di qualsiasi elemento rilevante sul piano penale, il collegio è arrivato a conclusioni coincidenti con quelle del pm: “Dimostrano – si legge – il rapporto instauratosi con Monfregola di dare-avere, dove in cambio del certificato medico, Scuteri pagava la dottoressa”.“Il punto è che il pagamento aveva ad oggetto il rilascio dei certificati medici ideologici falsi. Certificati cioè nei quali si attestava di avere visitato un determinato paziente. Volendo riassumere, deve evidenziarsi la ripetitività delle diagnosi, delle terapie e dei giorni di prognosi indicati nei vari referti medici”.

In particolare, “in un caso, Monfregola attestava dolori e tumefazioni al ginocchio destro di una paziente mentre sia pronto soccorso che in sede di visita medico legale, la signora lamentava dolori al ginocchio sinistro”. Sono stati accertati anche “doppi referti medici in originale” che secondo il Tribunale sono “segni evidenti che Monfregola si era dimenticata di averne già emesso uno quando firmava il secondo”. Ancora, in altri referti si indicavano lesioni causate da un incidente, mentre il sinistro di era verificato in un atro giorno. Tre pazienti, inoltre, indicati come pazienti della dottoressa “non sono stati in grado neppure di riconoscerla fotograficamente, a dimostrazione della totale falsità dei certificati loro rilasciati”.

“Quanto emerso dalla intercettazioni telefoniche, dimostra una vera e propria costruzione a tavolino in molti casi degli incidenti stradali ovvero delle conseguenze dannose”, si legge nelle motivazioni. La conclusione del Tribunale: “L’imputata agiva in pieno accordo con Scuteri, il quale aveva assunto l’impegno di girarle i presunti danneggiati di sinistri per il rilascio del certificato medico, con l’accordo che il pagamento sarebbe avvenuto a chiusura della pratica assicurativa. Questa attività è senza dubbio contraria ai doveri d’ufficio, ciò integra il reato di cui all’articolo 319 del Codice penale di cui è chiamato a rispondere Scuteri come corruttore al di là di ogni ragionevole dubbio”.

In appello anche i difensori degli altri imputati: Albino Quarta, Emilia Marinosci, Simona De Rocco, Fabio Di Bello, Massimo Carluccio, Marco Flore, Marcello Marasco, Gianvito Lillo, Alessandro Gueli, Cosimo Deleonardis, Alessandro Longo,  Carmela Gentile, Vincenzo Romano, Angelo Di Mitri, Vito Birgitta, Laura Beltrami, Giuseppe Guastella, Chiara Dadamo, Rosario Almiento, Serafino De Bonis, Giampaola Gambino, Cinzia Cavallo, Anna Maria Caracciolo e Gerardo Giorgione.

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