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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Morto dopo ore di lavoro nei campi: si muove la Procura di Brindisi

Approfondimenti sul tipo di lavoro svolto dal 27enne Camara Fantamandi, il migrante stroncato da un malore nelle campagne. Lanciata una raccolta fondi per il rimpatrio della salma tramite Gofundme.com

BRINDISI – La Procura della Repubblica di Brindisi ha avviato degli approfondimenti sul decesso di Camara Fantamadi, il 27enne originario del Mali stroncato da un malore nel pomeriggio di giovedì (24 giugno) dopo aver lavorato per ore nelle campagne, provato da un caldo insopportabile. E’ da appurare se possano esserci dei collegamenti fra la morte e l’attività lavorativa. In particolare si sta cercando di far luce sul tipo di lavoro svolto nei campi. Al momento la salma non è ancora sotto sequestro, ma non è escluso che nelle prossime ore si possano prendere provvedimenti in tal senso, ai fini di un eventuale esame autoptico. La Polizia Locale di Brindisi, intervenuta due giorni fa per i rilievi del caso, produrrà una relazione sull’accaduto.

Camara Fantamadi migrante morto caldo-2

Fatamandi, residente a Eboli, era ospitato dal fratello in un’abitazione presso la frazione di Tuturano. Il 27enne era venuto a Brindisi per faticare nei campi, a quanto pare per 6 euro all’ora, stando alle informazioni acquisite dalla locale Comunità Africana. Intorno alle ore 17 di giovedì, dopo aver accusato dei giramenti di testa, ha lasciato i campi per tornare a casa, in bici. La temperatura sfiorava i 40 gradi. Un’afa opprimente toglieva il respiro. Nelle campagne fra Brindisi e Tuturano, distante ancora chilometri da casa, dove il fratello lo aspettava, il ragazzo si è accasciato, senza riprendere più i sensi. Va appurato, dunque, se il migrante stesse lavorando per conto di un privato o di un’azienda e se siano state rispettate le norme in materia di sicurezza sul lavoro. 

La raccolta fondi per il rimpatrio

La salma si trova intanto nell’obitorio della camera mortuaria di Brindisi. Il fratello, compatibilmente con eventuali provvedimenti della magistratura, vorrebbe procedere con il rimpatrio il prima possibile. Servono circa 4mila euro per le spese di trasporto. Il presidente della Comunità Africana di Brindisi, Drissa Kone, anch’egli del Mali, da ieri è vicino al fratello di Camara, per fornirgli supporto nel disbrigo delle pratiche burocratiche. Lo stesso ha inoltre lanciato una raccolta fondi che ha già avuto i primi riscontri. I concreti gesti di solidarietà, fortunatamente, non mancano. Osea Mascia, una ragazza di Brindisi che da anni risiede a Londra, ha lanciato una colletta tramite la piattaforma Gofundme.com. “L’ho fatto con piacere – spiega a BrindisiReport - o cosa vuol dire stare in un paese che non è il tuo. Tutti insieme, possiamo raggiungere questo obiettivo”. 

Le reazioni dalla politica e dal mondo sindacale 

Teresa Bellanova, viceministra delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, da sempre vicina alle problematiche dei braccianti agricoli, scrive sul suo profilo Facebook: “Ma vorrei cogliere questo momento per ribadire a tutti noi che troppo spesso nel dibattito pubblico-politico, Camara, come tanti altri suoi connazionali, sono additati come portatori di problemi per il Paese, per i cittadini.  Spesso strumentalizzati da politicanti miopi, faziosi e di parte, che scaricano su queste persone le contraddizioni più feroci di una società complessa. Individuando capri espiatori funzionali al non esercizio della riflessione.  E invece queste persone, oltre ad arricchirci dal punto di vista civile ed umano, svolgono anche lavori utili per tutti noi. Dalle campagne ai cantieri edili, dalle famiglie alla logistica, il loro lavoro che deve essere regolare, sicuro, a dimensione umana è di supporto alla nostra comunità. Commuoversi pubblicamente dopo un’altra vita spezzata non è utile a nessuno se non all’ipocrisia delle coscienze.  Una legge l’abbiamo, va fatta rispettare. I controlli devono essere sempre più stringenti”.

“Ma tutto ciò ancora non basta se non è accompagnato dal rafforzarsi di una coscienza collettiva che integri a tutto campo queste persone, che le sostenga come vanno sostenuti tutti coloro che sono soli e lontani dai loro paesi e affetti. Che prenda in carico la persona, il migrante, il lavoratore spezzando le catene delle solitudini che rischiano di essere maggiormente aggredibili dall’illecito e dall’irregolare”.

Peppe Provenzano, vicesegretario del Pd, ringrazia il sindaco Riccardo Rossi  per l'ordinanza anti caldo, "come segno di una politica attenta all’umano. Serve altro, certo, molto altro, come sempre". "Il Partito Democratico si è battutto per la dignità del lavoro nelle campagne. Lo abbiamo fatto con le norme contro il caporalato, per la regolarizzazione dei braccianti agricoli. Ancora molto resta da fare per avere ritmi di lavoro umani e salari giusti. Per la qualità del prodotto e del lavoro nella filiera agricole. Per lotta alle agromafie. Soprattutto, bisogna esserci in quei posti. Ci siamo stati e ci torneremo. Con Susanna Cenni, abbiamo incontrato le associazioni e i sindacati per condividere una strategia comune d’azione. E nei prossimi giorni partiremo per portare il Partito democratico tra i lavoratori dei campi, nei luoghi martoriati dalla piaga dello sfruttamento e del caporalato. Dove non si può lavorare così, vivere così, morire così".

Il deputato Giovanni Luca Aresta (Movimento 5 stelle) esprime l’auspicio che l’ordinanza anti caldo emessa dal sindaco di Brindisi Riccardo Rossi, che prevede il divieto di svolgere attività lavorativa nei campi dalle ore 12 alle 16, nelle giornate considerate ad alto rischio dall’Inail, venga estesa a tutta la provincia di Brindisi.  “La drammatica vicenda di Camara Fantamadi – afferma aAresta- accende i riflettori sulle condizioni di lavoro di molti braccianti, in un periodo in cui il caldo mette a dura prova la resistenza fisica di questi lavoratori, impegnati in questi giorni nella raccolta del pomodoro. Il lavoro non dovrebbe mai essere sinonimo di sfruttamento e questo riguarda sia le condizioni in cui lo si esercita, sia l’adeguatezza dei salari percepiti da chi lavora nei campi.” 

“Lo sfruttamento nelle campagne – afferma il segretario provinciale del sindacato Cobas, Roberto Aprile - quello della pubblicità, il trasporto delle merci, le condizioni di lavoro, hanno la stessa matrice. Lo scontro ad esempio nella grande distribuzione è la guerra per abbassare i prezzi più degli altri. Ma questo è solo possibile pagando male i lavoratori sia nelle campagne, nei supermercati, nella logistica come la morte di Adil ha ben rappresentato. Comprimere i prezzi significa dall’altra parte costringere la popolazione a correre da un supermercato all’altro per trovare i prezzi più bassi perché di soldi in giro ce ne sono sempre meno. Il Cobas pensa che per onorare i morti di questa guerra bisogna passare alla lotta senza quartiere contro i padroni della grande distribuzione. Hanno messo in ginocchio milioni di contadini costringendoli a vendere per quattro soldi i loro prodotti, affamandoli sempre più. E’ una vergogna”. 

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