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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Da Restinco a Berlino per progettare e compiere attentati, arrestato 22enne congolese

Erano pronti al martirio e all'azione, a compiere attentati e atti violenti, anche con il sacrificio personale, in diversi scenari operativi.Nkanga Lutumba, 27enne congolese, e il 22enne marocchino Amri Soufiane, facevano parte di una cellula terroristica salafita con base nella città di Berlino

BRINDISI – (da LeccePrima) “Fate scorrere fiumi di loro sangue, rendete le loro città cenere e macerie…”. Erano pronti al martirio e all’azione, a compiere attentati e atti violenti, anche con il sacrificio personale, in diversi scenari operativi. Nkanga Lutumba, 27enne congolese, e il 22enne marocchino Amri Soufiane, facevano parte di una cellula terroristica salafita con base nella città di Berlino, composta da undici persone. Il 2 dicembre i due terroristi partono in treno da Monaco e raggiungono Roma, dove alloggiano in bed and breakfast. Il giorno dopo raggiungono Ancona, pronti a imbarcarsi per Patrasso, per poi raggiungere la Turchia e da lì la Siria, pronti a combattere con lo Stato islamico.

Ad Ancona, però, l’imprevisto che fa saltare i loro piani e li porterà alla cattura. Uno sciopero, infatti, li costringe a soggiornare nel capoluogo delle Marche. Qui commettono un errore: Soufiane, infatti, si registra in un hotel con il suo documento, che è inviato (secondo prassi) in questura. Emerge così che il 22enne marocchino è in possesso di un permesso di soggiorno in scadenza e che su di lui grava un divieto di espatrio dalla Germania. Amri viene quindi espulso dal territorio italiano e fa ritorno in Germania, mentre per Lutumba si aprono le porte del Cpr di Restinco, a Brindisi.

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Il 24 dicembre (dopo il fermo del terrorista Anis Amri, ucciso durante una sparatoria con la polizia) giunge alla questura di Brindisi una segnalazione sulla presenza di un terrorista nel cento di Restinco. Si tratta proprio del 27enne congolese, su cui immediatamente si concentrano le indagini degli investigatori della Digos di Brindisi, che accertano la totale adesione all’ideologia dello Stato islamico di Lutumba e di Soufiane.

In otto giorni, lavorando giorno e notte a cavallo delle festività natalizie, la Digos riesce a documentare, grazie a sofisticate attività tecniche, il loro percorso di radicalizzazione religiosa. Le indagini, sviluppate con il coordinamento del Servizio centrale antiterrorismo della Dcpp/Ucigos e il supporto del Servizio cooperazione internazionale di polizia, che ha in particolare assicurato il raccordo con le Autorità tedesche, hanno consentito di individuare e neutralizzare le progettualità della cellula, composta detto da ben undici membri.

Un lavoro certosino quello degli investigatori, che riescono a ricostruire un puzzle di comunicazioni composto da centinaia di messaggi frammentati sui vari social e le varie piattaforme di messaggistica. I terroristi sfruttano le connessioni Internet libere, cambiano continuamente sim card e diversificano il tipo di messaggistica. Un escamotage che non serve a eludere i controlli, supportati da intercettazioni telefoniche (anche internazionali) e ambientali. Sui cellulari di Lutumba ci sono decine di foto e filmati cruenti (di uccisioni e decapitazioni) criptati con il metodo steganografico (una tecnica che consente di nascondere un file all’interno di un altro), diffusi dall’Amaq News Agency, una pseudo agenzia giornalistica direttamente collegata  con il mondo del Califfato.

Amaq attraverso Telegram, app per smartphone coperta da codici di crittografia, agisce come le principali agenzie di stampa del mondo, focalizzandosi sulle azioni dello Stato islamico. Il 2 gennaio il blitz a Restinco della Digos di Brindisi che porta all’arresto di Lutumba, accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Il 27enne è in possesso di un coltello (del tipo in dotazione alle forze speciali) e di uno sfollagente telescopico.

A fine gennaio, il 31, il secondo blitz, che porta all’arresto in Germania di Soufiane di altri due membri della cellula salafita. Le indagini condotte dalla Digos della questura di Brindisi, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia di Lecce e della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, in collaborazione con le autorità tedesche, hanno permesso di ricostruire i contatti con il tunisino Anis Amri, l’autore della strage compiuta il 20 gennaio a Berlino in un mercatino di Natale. Oltre ai dialoghi gli inquirenti hanno accertato la provenienza dei terroristi dello stesso quartiere della capitale tedesca e la frequentazione dell’associazione-moschea “Fussilet 33”, nel quartiere di Moabit (poi chiusa dalle autorità tedesche).

Nel corso delle indagini non sono emersi elementi in grado di lasciare supporre la possibilità di attentati, da parte della cellula, in Italia, in cui i terroristi sarebbero semplicemente transitati (da qui il nome dell’operazione: “Traffico silente”), così come già accertato per Amri, ucciso in un conflitto a fuco con la polizia italiana il 23 dicembre a Sesto San Giovanni. 

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