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Cronaca

Cocaina ordinata via Sms: “Portami un pollo. E due prosecchi per stasera”

Il gip: “Indagati spregiudicati”. L’inchiesta prosegue per identificare il custode della droga, l’intermediario tra brindisini e albanesi e il ruolo di alcune donne. Ricostruite minacce per i mancati pagamenti

BRINDISI – “Amico mio non mi sono dimenticato e (neanche ti ho) tradito, aspettavo di fare di più ma in giro solo ciarlatani. Se puoi portami un pollo interno, ti do un acconto”. E ancora: “Due o tre prosecchi per stasera”.

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Le intercettazioni

Le richieste di cocaina sarebbero state consegnate via Sms, messaggi di testo brevi, scritti facendo affidamento a parole in codice nella speranza di non essere intercettati. Speranza andata in fumo, perché i carabinieri hanno letto ogni cosa e seguito a distanza gli indagati, sino ad arrivare ai primi arresti in flagranza di reato e a ricostruire la ragnatela di contatti.

Quei messaggi sono stati riportati, a stralcio, nel provvedimento di arresto firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, su richiesta del sostituto procuratore Luca Miceli. E pesano come gravi indizi di colpevolezza sul conto dei sei arrestati in esecuzione dell’ordinanza di custodia in carcere.

Il pollo

LASALVIA Maurizio, classe 1985-3Tra questi, di rilievo è stato ritenuto l’Sms partito dall’utenza telefonica in uso a Maurizio Lasalvia (nella foto accanto), il 3 febbraio scorso, attorno alle 19.19: “Chiedeva al suo interlocutore”, identificato in Cesare Iaia, “l’approvvigionamento in conto vendita di un chilo di droga, del tipo cocaina convenzionalmente definito un pollo intero, per il quale avrebbe corrisposto un anticipo di denaro”.

“Trascorsi due minuti – è scritto nel provvedimento di arresto – Iaia avendo intuito la natura della richiesta, comunicava la disponibilità dello stupefacente”. La risposta intercettata è stata la seguente: “Ok, ok, quando vuoi, sempre per te disponibile”. Secondo la lettura data ai quei messaggi dall’accusa, “Lasalvia e Iaia definivano giorno e luogo dello scambio che avveniva il giorno successivo”. Salvo rinvio dell’ultimo minuto. Il 3 febbraio scorso, attorno alle 19,26, nuovo messaggio: “Stasera non mi sembra buono ok? Ci sentiamo domattina”.

Il precedente: l’inchiesta della Dda

Lasalvia, originario di Venaria Reale, ma residente da diverso tempo a Torchiarolo finì già sotto inchiesta per droga due anni fa, con conseguente  condanna in primo grado a 14 anni di reclusione con rito abbreviato. Il blitz, sempre dei carabinieri, risale al 25 maggio 2016: Last Act della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. Quel filone d’indagine venne imbastito alla figura di Giuseppe Perrone, alias Barabba, condannato sempre in primo grado e con rito abbreviato, alla pena di venti anni di reclusione.

Prosecchi e birra

MAIORANO Pierpaolo, classe 1992-2Sono stati intercettati anche i messaggi tra Lasalvia e Pierpaolo Maiorano, residente pure lui a Torchiarolo, titolare assieme ai fratelli di un’officina meccanica. I fratelli furono coinvolti nell’inchiesta Last Act. “L’attività di intercettazione a suo carico ha permesso di acclarare la sua quotidiana attività di spaccio di cocaina a numerosi acquirenti che lo contattavano con squilli o Sms per concordare i dettagli della consegna”, ha scritto il gip. I riferimenti erano a: “Due o tre prosecchi, i soliti”. In alcuni casi a “birra”. La terminologia variava a seconda della qualità della sostanza stupefacente.

“L’attività di cessione effettuata a livello professionale e senza soluzione di continuità, consente di condividere quanto argomentato dalla pubblica accusa in merito al fatto che lo spaccio di droga fosse per Maiorano un secondo lavoro”, ha scritto il gip.

Le minacce

Le indagini, come hanno evidenziato i carabinieri nel corso della conferenza stampa di oggi, hanno accertato anche una serie di minacce via telefono per sollecitare il pagamento della droga dopo il rifornimento.

“Entro sabato stai qua, io sennò domenica ti vengo a prendere a San Vito, ti mando in ospedale e ti tolgo la macchia”: ancora una volta, il messaggio è partito dall’utenza intestata a Lasalvia. “Con questo abbiamo chiuso, io non sono venuto perché rispetto tuo cugino, io sono uomo d’onore, non vengo a fare casino nel tuo paese”.

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La marijuana

Quanto all’approvvigionamento della cocaina, sono ancora in corso accertamenti per risalire ai fornitori. Così come sono in atto verifiche sui fornitori della marijuana proveniente dall’Albania. In questo caso, l’arresto in flagranza di reato di Massimo Ferrero e Fulvio Lonero, lo scorso 4 luglio, ha permesso di svelare le modalità di trasporto della droga dal Paese delle Aquile al Brindisino. Ci sarebbe stata una staffetta in mezzo al mare (off shore) ricostruita partendo dall’intercettazione di alcuni messaggi durante la navigazione. Mancano all’appello alcune figure: il brindisino al quale era stato affidato il compito di reperire un nascondiglio per la droga e che, di conseguenza, avrebbe dovuto custodirla; un altro brindisino che avrebbe fatto da intermediario con gli albanesi e infine alcune donne, i cui nomi compaiono nei messaggi intercettati.

Le esigenze cautelari

Tenuto conto della “gravità dei fatti” e della “spregiudicatezza dimostrata da tutti gli indagati” il gip ha ritenuto che l’unica misura idonea a salvaguardare le “specifiche, concrete e attuali esigenze cautelari” sia quella della custodia in carcere. I domiciliari “potrebbero consentire di continuare a cedere droga o di mantenere contatti con fornitori e acquirenti”.

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