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Cronaca

“Con lo scherzo degli scafi, dieci milioni di euro a stagione”

Teodoro Vindice, arrestato, si difende: "Vendo auto". Alessandro De Giorgi, a piede libero. Il primo accusato anche di ricettazione di gioielli

BRINDISI – “Vedi cosa si sono inventati a Brindisi: si stanno organizzando con quattro o cinque scafisti albanesi, con un quarto d’ora di distacco così male che vada se ne prendono uno, gli altri passano. Chissà quanto gli frutta questo scherzo, qualche decina di milioni di euro, puliti. Otto, sicuro che li prendono”.

Il ruolo dei brindisini

vindice teodoro 66-2Nel Leccese i brindisini Teodoro Vindice, in carcere da lunedì, e Alessandro De Giorgi, rimasto a piede libero, erano chiamati padre e figli. Non sono neppure parenti. Sono ritenuti fornitori di droga per il gruppo salentino ricostruito nell’inchiesta della Dda su un presunto traffico di sostanze stupefacenti, in arrivo dall’Albania, con l’intermediazione dei due residenti a Brindisi. In 41 sono finiti in carcere in esecuzione di ordinanze di custodia cautelari eseguiti dal gip del tribunale salentino, su 55 indagati.

L’interrogatorio di Vindice

Vindice ha affrontato l’interrogatorio di garanzia, per rogatoria nel carcere di Brindisi, e ha respinto le accuse, alla presenza del suo difensore di fiducia, l’avvocato Daniela D’Amuri. Anche quella legata alla ricettazione di preziosi, ulteriore aspetto emerso nel periodo delle indagini delegate ai carabinieri: "Non traffico droga, qualche volta compro e vendo auto", avrebbe detto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di  Brindisi, Stefania De Angelis. "Solo per questo motivo ho avuto contatti con Panarese". L'indagato, inoltre, ha respinto l'accusa di ricettazione di gioielli: "Li ho comprati, non sono rubati".

La posizione di De Giorgi

De Giorgi lo scorso 15 ottobre è stato condannato, con rito abbreviato, alla pena di nove anni, dopo la scoperta di droga del valore di centomila euro in un garage nel rione Paradiso. Venne arrestato lo scorso mese di aprile dagli agenti della Mobile di Brindisi, dopo la scoperta a ottobre 2017 di  più di duemila grammi di hashish, oltre mille di cocaina e di marijuana. Tutto nascosto in un box di pertinenza di un alloggio in una palazzina popolare che, secondo l’accusa, sarebbe diventato centrale per il confezionamento della droga, oltre che nascondiglio per una pistola. La Procura ottenne anche  gli arresti di Francesco Palma, 40 anni, e Teodoro Carone, 24, oltre che di De Giorgi, il quale si costituì appena tornato a Brindisi dalla Grecia.

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I profitti e lo stratagemma

Nell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, tenuta a battesimo come Short Message, fonti di prova sono una serie di intercettazioni ambientali. Diverse sono state ascoltate nell’auto in uso a Sergio Panarese, uno dei leccesi che spesso arrivava a Brindisi per incontrare Vindice.

panarese sergio 84-2I brindisi avrebbero avuto il compito di “rifornire di eroina, cocaina, marijuana e hashish Panarese e Stefano Schirinzi, i quali si servivano di Simone Martella per il trasporto”, nel periodo di tempo compreso fra il 19 luglio e il 27 ottobre 2016. Secondo l’accusa, i traffici di droga sarebbero stati tali da garantire agli indagati 14-15mila euro ogni due settimane. A Panarese (nella foto accanto) è stato contestato il ruolo di promotore dell’associazione.

Accanto al canale di rifornimento di Brindisi, ci sarebbe stato quello gestito a Terlizzi. I brindisini, a loro volta, stando a  quanto emerso nel corso delle indagini, avrebbero preso contatti con alcuni albanesi, per organizzare viaggi con gli scafi, avendo l’accortezza di farli partire a distanza di 15 minuti uno dall’altro. In tal modo, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, “si limitavano le perdite in casi di intercettazione delle imbarcazioni da parte delle forze dell’ordine”.

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