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Licenziamenti Santa Teresa: "Cronaca di una morte annunciata?"

Michela Almiento: "E’ difficile descrivere quanta sia l’amarezza e la rabbia che si prova quando si cerca di fare la propria parte come sindacato in una vertenza così complessa quale quella della società S.Teresa"

E’ difficile descrivere quanta sia l’amarezza e la rabbia che si prova quando si cerca di fare la propria parte come sindacato in una vertenza così complessa quale quella della società S.Teresa. Complessa perché in tutti questi ultimi due anni sembrava sempre che quanto si rivendicasse a tutela di tutti i lavoratori interessati fosse quasi una pretesa assurda: da un lato la legge Delrio, dall’altro lo scellerato taglio nella legge di stabilità del 2015 , e per il 2016 e per il 2017, che ha inciso in modo drammatico sulle risorse necessarie ad accompagnare le diverse fasi della riorganizzazione dei servizi e del personale, sia diretto sia indiretto.

E chi, come la CGIL, fin dall’inizio si è opposta a tale scempio prevedendone il danno,  supportando i lavoratori nella protesta che portò all’occupazione della sede provinciale nel Natale del 2014, è stata accusata di esagerazione. In quella fase cruciale tutta la parte politica locale di maggioranza governativa, a iniziare dallo stesso Presidente della Provincia che aveva motivi evidenti per farlo,  non  osò opporsi a quella operazione, perché non bisognava osteggiare Renzi,  grande riformatore di un sistema pubblico  sprecone.

La stessa sottomissione che,  in corso d’opera, ha permesso che si tagliassero alle province maggiori risorse  rispetto anche a quanto era stato preventivato! Eppure la Provincia di Brindisi e la stessa società S.Teresa, lo si sostiene tutt’oggi, sono state e sono realtà virtuose: conti in ordine e niente sprechi! Ancor di più diventa  complicato far valere le ragioni dei lavoratori interessati( persone non numeri!), quando chi come livello istituzionale e politico non ha alzato la testa evidenziando che non si stava accompagnando un processo di riforma, ma di fatto,  si stava decretando la perdita di servizi per i cittadini e la perdita di posti di lavoro!  Oltretutto in maniera becera: facendo anche passare il principio che ci fossero lavoratori privilegiati, quelli delle attività delle cosiddette funzioni fondamentali, e poi gli addetti alle funzioni non fondamentali! Creando nei momenti più caldi della vertenza gravi  conflitti sociali nell’ambito della stessa platea dei lavoratori.

Salvo poi considerare che le attività - tutte - ancora oggi nessuno sappia chi debba  continuare a svolgerle, con quali risorse e con quali modalità. Ed è quanto mai singolare che  si attribuisca il caos in cui ci ritroviamo all’esito del voto referendario del quattro dicembre: semmai l’irresponsabilità è stata proprio quella di non regolamentare, anche nel testo dell’ultima legge di stabilità, la copertura finanziaria complessiva per i servizi e il personale che devono essere  garantiti  in ogni singolo territorio ( chiamalo area vasta, provincia o come vuoi…) qualsiasi fosse stato il risultato del referendum costituzionale.    

E non siamo solo noi a sostenerlo, preso atto  che nella stessa  delibera del Consiglio Provinciale  n.26 del 25/11/2016, tra i tanti, puntuali,  passaggi giuridici e procedurali richiamati si afferma: 
“…la Provincia di Brindisi, in base alla vigente normativa, dovrebbe comunque continuare a svolgere sia le funzioni fondamentali e sia quelle non fondamentali che, allo stato, non risultano siano state concretamente assunte dalla Regione per quelle di sua competenza, oltre quelle di spettanza dei Comuni e non ancora trasferite sulla base del riordino delle funzioni delle Province/Enti di area vasta disciplinato dalle LL. RR n. 31/2015 e n. 9/2016…”

E allora: chi glielo spiega ai 120 dipendenti della S.Teresa che hanno ricevuto le lettere di licenziamento che, nonostante gli innumerevoli incontri in Prefettura e in Provincia nel corso dell’ultimo anno, nonostante tutto l’impegno profuso dal Prefetto, nonostante tutte le soluzioni individuate e caparbiamente sostenute dal sindacato pur di gestire al meglio una fase che speravamo fosse solo transitoria che, di fatto, siamo  solo riusciti a prolungare una lunga agonia ma che la morte della Società fosse già annunciata? Infatti è nella stessa delibera che si invita la S. Teresa a porre in essere tutte le azioni necessarie ad evitare danno erariale all’Ente! 

Quindi, 4 dicembre sì o quattro dicembre no, era già chiaro che  l’Ente non avesse le risorse economiche e che non è  stata creata alcuna soluzione possibile affinchè si continuino a manutenere le strade, le scuole, si controllino gli impianti termici, si garantiscano i servizi sociali, le pulizie, la portineria, la vigilanza, il supporto amministrativo  a tutte le attività in essere… e quant’altro queste 120 persone tuttora fanno. Oggi siamo convinti che non sia più il tempo di fare analisi, rifiutiamo di restare invischiati in stucchevoli denunce di sciacallaggio politico o nella strategia dello scaricabarile tra Enti: invitiamo i livelli istituzionali e politici competenti - Comuni, Provincia, Regione e nuovo Governo - a condividere fino in fondo la responsabilità di ridare dignità a tutti i lavoratori della Provincia, agli ex ormai transitati e che continuano ad affrontare mille problemi,  ai 175 diretti che continuano a lavorare nell’incertezza più totale, e ai 120 della Società in house che hanno il diritto di conservare il posto di lavoro, avendo una chiara  prospettiva.

Non si era detto, ministro Madia in testa, che nessuno sarebbe stato mandato a casa? E’ il momento di dimostrarlo a cominciare da un emendamento mirato nel decreto che vada a sanare le storture della legge di stabilità 2017, dal ruolo di riorganizzazione complessiva che deve svolgere la Regione e dalla responsabilità in capo ai Sindaci rispetto a ciò che va garantito ai cittadini di questa area. La CGIL, unitamente alle altre sigle impegnate in questa battaglia, non è disposta ad accettare che siano sempre i più deboli a pagare ed è pronta,  a lavorare per le soluzioni. Convinta che Brindisi non abbia proprio bisogno di 120 disoccupati in più!

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