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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Intervento/ I morti di Parigi, quelli di Baga, e noi passionari su ordinazione

Lo sguardo assonnato fissa la tazzina dolciastra di caffellatte, le immagini scorrono lentamente sullo schermo a cristalli liquidi illuminato dai primi raggi di sole: liturgie mattutine di noi italiani. Mentre dosiamo lo zucchero e la marmellata, ascoltiamo distrattamente la voce neutrale proveniente da quell’aldilà chiamato televisore

Lo sguardo assonnato fissa la tazzina dolciastra di caffellatte, le immagini scorrono lentamente sullo schermo a cristalli liquidi illuminato dai primi raggi di sole: liturgie mattutine di noi italiani. Mentre dosiamo lo zucchero e la marmellata, ascoltiamo distrattamente la voce neutrale proveniente da quell’aldilà chiamato televisore: “a Parigi due uomini incappucciati hanno fatto irruzione nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, sparando all’impazzata, almeno 12 morti in un attentato di matrice islamica”.

Al seguire di quell’annuncio il nostro corpo ha già acquisito motu proprio la sua abituale compostezza mentre il pollice destro sta già premendo con vigore sul tasto del volume: le sequenze riappaiono allora a ritmo stroboscopico, i due incappucciati freddano un poliziotto e salgono sull’utilitaria calda, gli orizzonti parigini attorno sono desolati. Proviamo a individuare il luogo esatto dell’attentato nella speranza di riconoscerne angoli di strada già battuti durante il nostro viaggio di nozze, piu o meno vent’anni fà: “no amore, non era quella la via del nostro albergo, starai facendo confusione con Montmartre”, esclama la solita moglie rivolta al marito.

Inizia così un sette gennaio qualsiasi a forma di matita spezzata. Il tubo catodico è rimasto acceso a singhiozzare tutto il giorno nelle case vuote, nei bar, negli uffici la storia di Hara Kiri, poi divenuto Charlie Hebdo, la satira pornografica su qualsiasi allestimento di Dio, le continue censure. E’ andata a finire che noi, “piccoli passionari su ordinazione”, abbiamo preso la causa della satira (nota bene: lo sapevate che in Italia esiste una rivista libertaria dello stesso tipo chiamata “ Il vernacoliere”?), Bruno Vespa ci ha propinato un finto kalashnikov al posto del plastico illustrativo e l’onorevole Santanchè ha promesso la pubblicazione in Italia dell’ultimo numero di Charlie Hebdo.  

Qualche piromane nel frattempo si diverte a lanciare allarmi cancerogeni come l’eternit del tipo “lo scontro di civiltà è iniziato, chiudiamo le frontiere per non perdere di vista i nostri valori sacri”. E pensare che le frontiere dell’Oriente sono fin troppo aperte per noi: sono dieci anni che attacchiamo il mondo musulmano con le nostre lezioni di democrazia fasulle. Prendiamo un po’ di fiato, scorre in sovrimpressione Giorgio Gaber: “il conformista è uno che sta sempre dalla parte giusta, il conformista ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa, è un concentrato di opinioni che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire”.

Lontano dalle luci il testo di riforma della legge sulla stampa e sulla diffamazione è stato licenziato al Senato: doveva eliminare la pena del carcere per i giornalisti a tutela dei diritti fondamentali di cronaca e di critica, dico, doveva. “L’essenza della democrazia è la critica di se stessi”, abbiamo letto da qualche parte. Passano i giorni, nel frattempo le matite non sventolano più fresche come prima.

E’ un’altra mattina di gennaio e ci ritroviamo a fare colazione mentre una voce echeggia dalla tv: “non si riescono a contare le vittime della carneficina nella città di Baga, nord est della Nigeria, dove dei circa diecimila abitanti almeno 2.000 sarebbero stati uccisi dagli integralisti islamici Boko Haram in meno di una settimana”. Restiamo per un attimo interdetti, ci siamo riempiti la vestaglia di briciole di biscotto mentre ascoltavamo il notiziario. Allora ci siamo alzati e abbiamo scosso le briciole dal vestito, come se nulla fosse accaduto.

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