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Cronaca

Nella città fantasma, tra morte, soccorritori, sopravvissuti e speranze

Mentre cerchi di arrivare ad Amatrice in auto ti accorgi subito che è successo qualcosa di molto grave. Incolonnati sulla strada trovi solo ambulanze, veicoli dei vigili del fuoco, protezione civile e forze dell' ordine

AMATRICE - Mentre cerchi di arrivare ad Amatrice in auto ti accorgi subito che è successo qualcosa di molto grave. Incolonnati sulla strada trovi solo ambulanze, veicoli dei vigili del fuoco, protezione civile e forze dell’ ordine. La storica ridente cittadina laziale è stata duramente colpita la notte scorsa da una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 6 che ha devastato anche altri paesi dell’ Italia centrale quali Accumuli, Arcata del Tronto. Una frazione di quest’ultima, Pescara del Tronto, è letteralmente distrutta.

Il bilancio delle vittime ( provvisorio) è davvero pesante: ormai più di 130 morti accertati (tra cui molti bambini) ed oltre 350 feriti. Entrare ad Amatrice è difficilissimo. Dinanzi all’entrata che sbocca sulla Salaria trovi solo vigili urbani che ti urlano “se non è necessario non entrare con l’auto”. Appena riesci ad arrivarci a piedi (o se sei fortunato a prendere un bus del servizio Cotral che fa la spola gratuitamente su e giù  con il paese) puoi trovare sulla tua destra quello che resta del suo vecchio ospedale “ Grifoni”.

Proprio davanti alla sua entrata incontriamo il dott. Pasquale Cerulli, medico primario. Sul suo viso sono chiari il dispiacere e l’angoscia per avere sotto gli occhi il suo ospedale pieno di crepe e macerie. Chissà quando potrà essere di nuovo funzionante. Ci informa che l’ospedale sino a ieri aveva in tutto 15 pazienti, tutti fortunatamente salvi, che sono stati trasferiti a Rieti. E’ gentile, risponde alle domande dei giornalisti con serietà e professionalità , riuscendo a trattenere lacrime ed amarezza. Dopo avergli augurato buon lavoro, saliamo lungo la tortuosa via che, sino a ieri, portava al centro di Amatrice.

Le macerie di Amatrice

Un centro dove potevi incontrare tanti turisti e gustare la famosa “amatriciana” in deliziose trattorie. Ora, invece, mentre ti avvicini lo spettro di un paese fantasma si presenta davanti ai tuoi occhi. Non è Aleppo, non è Gaza o il Donbass. Case sventrate  e crollate sono le uniche cose che puoi vedere con inquietudine.  Mentre cammini ai tuoi lati vedi la gente sfollata dalle proprie case con i volti pieni di lacrime. C’è chi impreca guardando il cielo, chi riesce a portarsi dietro un borsone con qualche vestito, chi invece riesce a tenere solo lo sguardo perso nel vuoto.

Quello che ti sconcerta di più sono gli occhi dei soccorritori, con  i visi coperti dalla polvere mentre cercano di salvare qualche vita umana. Ma sai benissimo che sono anche gli sguardi di chi ha visto per primo i cadaveri delle vittime. Dimenticare quell’ orrore non è certo facile. Nel centro cittadino non resta più nulla dello storico Hotel Roma, dove ancora adesso ci  sono persone intrappolate che mancano all’appello. Forse domani sapremo quante di loro sono riuscite ad uscire vive da quell’ inferno.

Una delle cartoline più belle di Amatrice era quello raffigurante corso Umberto I, con i suoi fiori ed il suo bellissimo campanile. Da oggi quelle cartoline non potranno essere più stampate, perché corso Umberto I ormai è solo un pallido ricordo nella mente di chi lo aveva visitato negli anni. Anche il convento delle suore piange le sue morti. In tutto ci sono ancora adesso all’interno dei suoi ruderi tre suore e altre quattro donne che erano loro ospiti. I cani della unità cinofile non si fermano nel cercarle, ma le possibilità che siano ancora vive sono quasi inesistenti.

Tutta la città sembra essere stata oggetto di un feroce bombardamento ed i colleghi giornalisti che sono di fianco a te non possono fare a meno di comportarsi come dei veri e propri reporter di guerra. Ogni tanto vedi qualcuno tirato fuori vivo dalle macerie, che stenta un sorriso mentre ti guarda disteso su una barella. E’ di sicuro la sua gioia per aver avuto salva la vita nel giorno più brutto della storia del suo paese. Puoi anche scorgere qualche gattino, che si aggira quasi sperduto tra quei sassi e quel disordine, forse a cercare tra di noi il volto della persona cara che lo teneva in casa fino a questa notte.

In serata arriva il presidente del Consiglio , Matteo Renzi , che loda il lavoro di chi sta soccorrendo i cittadini , aggiungendo che “ L’Italia è come una grande famiglia che si stringe sempre”. Poi si reca a Rieti, per un vertice tecnico straordinario con i prefetti per mettere in piedi un piano di interventi per tutta la zona colpita dal sisma. In mattinata l’aveva preceduto con le sue dichiarazioni il sindaco Sergio Pirozzi, che aveva chiesto aiuto per la sua cittadina che ha giustamente definito completamente “distrutta”.

La solidarietà, comunque, non è mancata. I feriti prendono la strada di Ascoli Piceno o di Rieti, dove tantissime persone hanno fatto la fila per donare il sangue. Domani è un altro giorno. Forse la speranza di trovare qualche parente  che esca con gli occhi ancora aperti da queste orrende rovine,  dopo questa drammatica giornata, è ancora viva in tutti i cittadini dei Paesi colpiti dal sisma. Questa notte  molti di loro la passeranno in alcune tende  allestite dalla protezione civile. Ma attenzione, l’autunno è alle porte. I terribili ricordi di quanto successe a L’Aquila sono ancora forti.

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